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Cash game 1$/3$: le difficili contromisure verso un avversario tiltato

Prima o poi, nel poker, capita a tutti di trovarsi in tilt : è quello stato mentale, dovuto prevalentemente al difficile assorbimento di colpi negativi, che fa fare scelte sbagliate, completamente irrazionali e senza seguire le normali implicazioni strategico-matematiche che dovrebbero contraddistinguere ogni mano al tavolo. E’ del tutto normale.

Tuttavia, un aspetto un po’ meno dibattuto è su come sia il giusto atteggiamento davanti ad un avversario in questo stato: non è detto che le sue scelte, senz’altro azzardate, possano venire arginate con facilità. Come in questa mano, dove il nostro protagonista affronta non solo un avversario in tilt, ma anche un giocatore rinomatamente iper tight.

Che piatto al cash game 3-way!

Siamo al Casino Borgata di Atlantic City, nell’ estate 2020. Si sta disputando una partita di cash game a bui 1$-3$, ed è quasi l’alba. Il protagonista di questa mano è Paul, che al momento siede sullo small blind ed ha uno stack di circa 1.100$.

Dopo il fold di tutto il tavolo, sul bottone siede un giocatore anziano iper tight, che fa call (suo stack 1.000$). Paul, nel piccolo buio, alza 7 A e completa. Sul big blind, invece, siede un giocatore asiatico con uno stack di 500$, completamente tiltato dopo alcuni colpi negativi presi negli ultimi minuti, che sta rilanciando tutte le mani con l’ansia di dover recuperare prima che il tavolo chiuda. Anche in questa occasione, infatti, rilancia a 32$. L’anziano e Paul chiamano.

Si va al flop in tre (pot 96$)

K   Q 6

Paul floppa un progetto nuts di colore e fa check. Il giocatore asiatico fa check, è invece l’anziano sul bottone a puntare: scommette infatti 75$. Paul, a questo punto, forse temendo un rilancio dietro di lui fa solo call. L’asiatico chiama.

Turn (pot 321$)

A

Paul ora trova pure la top pair. Primo a parlare, fa check, così come il big blind. Il giocatore sul bottone, invece, spinge ancora: stavolta sale a 300$.

Ora la parola torna a Paul, che si rende conto di essersi infilato in uno spot tra i più difficili. Ha infatti un’ottima mano, con top pair e quattro quinti di colore nuts, ma da una parte ha un giocatore chiusissimo che continua a puntare forte, dall’altra ha un giocatore tiltato che sa che potrebbe giocarsi i resti in qualsiasi momento.

D’altro canto, però, ha investito circa 100$ in un piatto che si sta facendo sempre più pericoloso. Le odds sono difficili da conteggiare, proprio perchè servirebbero 300$ per un piatto da 821$ per vedere il river, senza però sapere cosa potrà fare il big blind.

Pertanto, si immerge in una serie di conteggi utili a capire cosa sia più appropriato, se il call, il fold o il raise.

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Voi che avreste fatto?

Che ha fatto Paul?

Dopo aver cambiato idea una dozzina di volte, pur non troppo convinto Paul sceglie di andare in all-in. L’azione che ne consegue in realtà è frenetica: l’orientale tiltato, che non vedeva l’ora di dare una svolta alla sua sessione al cash game, spinge anch’egli tutto al centro, e l’anziano sul bottone snappa, per un all-in a tre da quasi 3.000$.

Lo showdown è stupefacente:

Paul 7 A

Asiatico 10 A

Anziano K 10

Inaspettatamente, l’asiatico è addirittura davanti, pertanto a Paul serve un aiuto dal fato. Aiuto che in effetti arriva, dal momento che al river si concretizza un magico 3 che gli fa portare a casa tutto il malloppo.

La discussione, su questa mano, è andata avanti a lungo: il raise all-in di Paul al turn è stato corretto? O è stato fortunato a fronte di una mossa discutibile? Cosa avreste fatto al posto suo?

Editorialista, copywriter, appassionato di Comunicazione, Sport, Poker, Betting e Casino. Racconto storie di calcio e aneddoti sui motori. Al fantacalcio sono più forte di te.
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