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Erik Seidel

Erik Seidel, maestro umile: “Mi considerano esperto in qualcosa che mi disorienta ogni giorno”

Erik Seidel
Erik Seidel (Courtesy Hayley Hockstetler – Pokernews)

A novembre compirà 60 anni, da più di 30 è nel gotha del poker mondiale, è al terzo posto nella classifica dei più vincenti di sempre, ma Erik Seidel continua ad essere l’uomo che pubblica tweet come questo

Erik Seidel, il più “socratico” dei poker pro

“Strano venire considerato un esperto in qualcosa che mi manda ai matti ogni singolo giorno”, potrebbe essere una tradizione fedele del tweet del professionista newyorkese. Curiosamente, è stato postato proprio mentre Seidel si faceva strada nel 25k$ PLO, che questa notte lo vedrà al tavolo finale, a caccia del braccialetto WSOP numero 9 in carriera.

In verità questo approccio socratico, questo culto della “docta ignorantia”, è uno dei segreti della longevità di Erik Seidel. Non sarebbe stato possibile, altrimenti, assistere ad una simile carriera. Non sarebbe stato possibile superare indenne uno shock come questo

Da heads up a heads up, 27 anni dopo

Un allin al river da drawing dead nel momento più sbagliato possibile: al termine di un memorabile heads up del torneo più famoso al mondo, un momento destinato poi ad entrare nell’iconografia del poker grazie a “Rounders“, che gli ha conferito l’immortalità.

A dire il vero la carriera di Erik Seidel era iniziata diversi anni prima, al leggendario Mayfair Club di New York dove, insieme ad altri pionieri tra cui l’italiano Gherardo Crespi, aveva mosso i primi passi da professionista di backgammon prima, e poker poi.

Come si arriva, da quella top pair giocata in allin da drawing dead, a un hero call come questo effettuato  – sempre in un heads up decisivo – ben 27 anni dopo?

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No, questo hero call con J alta non sarebbe stato possibile senza lo spirito alla base di quel tweet della notte scorsa.

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Erik Seidel, IL giocatore

Erik Seidel incarna IL giocatore di poker per eccellenza, quello che non si addormenta su rassicuranti certezze, ma si mantiene sveglio ponendosi dubbi. Dove molti di noi si adagiano sull’abitudine gli Erik Seidel si pongono domande. Perché il poker è un gioco liquido, in cui pensare fuori dagli schemi è fondamentale. Ciò che è profittevole oggi, domani potrebbe non esserlo più. Viceversa, ciò che ieri appariva come una mossa senza senso, oggi quel senso potrebbe avercelo e, se ciò accade, è anche perché la maggioranza rimane convinta che non lo abbia.

Un’altra chiave di lettura di questo post di Erik Seidel fotografa un ulteriore aspetto del corretto approccio al poker. Questo non è un gioco in cui si raggiunge un livello massimo e si domina tutto il mondo per anni. Nel poker non esiste un livello massimo, o meglio, il poker è il regno del relativo contro l’utopia dell’assoluto. La ragione è una: per vincere a poker basta pensare un passo avanti rispetto al nostro avversario. Non dieci, non cento. Uno.

Questa notte, anche e soprattutto per l’assenza di italiani in lizza, nel PLO High Roller farò il tifo per lui. Lunga vita a Maestro Seidel.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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