La fiammata nella ultima notte delle World Series Of Poker: mentre Jonathan Tamayo era in procinto di mettere al polso il bracciale del Main Event WSOP, Mario Colavita arrivava a sfiorare il titolo al 1.500$ The Closer.
Per il romano è stato fatale un all-in a tre che ha portato alla conclusione del torneo senza giocare l'heads-up. Ma nonostante il braccialetto sfumato sul più bello, il premio incassato di 350 mila dollari è di quelli che non possono che lasciare il sorriso.
Da Las Vegas, giusto prima di prendere l'aereo di ritorno per l'Europa, Mario ci ha raccontato il torneo e il suo percorso pokeristico davvero singolare.
In questo Articolo:
Il background
Colavita inizia dicendo di essere prevalentemente un giocatore cash:
"Nei tornei non è che faccia delle cose spaziali, non avevo dei risultati clamorosi prima di questo che è il mio risultato più importante. Principalmente sono un giocatore di cash game. Ho piazzato delle bandierine a Rozvadov e a Cipro soprattutto. Ma ormai ho deciso di venire spesso a Las Vegas, tre mesi fa ho fatto quarto al WSOP Circuit e adesso fatto questo risultato qua... Ma resto soprattutto un giocatore cash game."
Scorrendo il suo Hendon Mob, che oggi grazie alla bella iniezione del runner-up WSOP di ieri riporta vincite complessive per 677.531$, vediamo il risultato WSOPC riferito da Mario, che il 29 marzo scorso a Las Vegas ha chiuso in quarta posizione il Main Event WSOP Circuit da 1.700$ di buy-in incassando 65.271$.
Un afflato internazionale
Quella di Colavita è una parabola atipica nella comunità di pokeristi italiani:
"Sono di Roma e sono cresciuto in Italia a Roma, come potrai forse intuire dal mio accento. Sono stato a Roma fino ai 18 anni poi ho studiato l'Università in Inghilterra, ho completato la Laurea in Ingegneria e poi sono andato in Olanda per un Master di marketing, che però non ho finito perché mi sono messo a giocare full time. Poi ho vissuto in Svizzera e in Germania, adesso invece la mia base è l'Estonia. Sto là da un anno e mezzo giocando soprattutto online, mi sto allenando per diventare un cash gamer sempre più forte"
Il rapporto con gli italiani
Anche se vive in Estonia e frequenta poco l'Italia, Colavita ha 'fatto comunella' coi vari gruppetti di pokeristi azzurri che si ritrovano per le trasferte live.
"Conosco personalmente gli altri italiani come Fausto (Tantillo, ndr), Filippo Ragone, Peluso, Andrian, Pichierri... Li conosco, siamo amici, non strettissimi ma siamo comunque amici. Però io sono un po' un lupo solitario e quindi niente, tendenzialmente mi faccio molto gli affari miei, poi se capita bene, sennò diciamo non sono quello che sempre in cerca del gruppone"
Il racconto del The Closer
Venendo al torneo WSOP che gli ha permesso di incassare 350.000$, Colavita rivela un curioso retroscena:
"Sono entrato al The Closer mezzo tiltato perché avevo sbagliato una mano contro Filippo Ragone al Lucky 7's, inutile la spieghi comunque uscito da quel torneo mi sono detto 'allora ora che faccio, vabbè entro a sto The Closer così finiamo in bellezza la trasferta".
In quel momento Mario non sapeva che davvero quel torneo gli avrebbe permesso di chiudere al meglio la trasferta a Las Vegas.
"Ho giocato il day 1B, l'ultimo che c'era, sono andato forte, ho giocato bene senza rischiare mai e sono entrato al day 2 con uno stack da top ten, in pratica ero uno dei chip leader. L'evento era un po' una turbina, ho giocato al mio solito, ho preso un po' di spot e senza rischiare più di tanto sono arrivato a 20 left, dove inizia la fase in cui devi iniziare a vincere i coinflip. Ne ho vinti due o tre e sono arrivato al tavolo finale da chipleader, chipleader sulla carta ma in realtà molto relativo visto che stavamo tutti corti, io avevo 25bb e il più corto ne aveva 15bb quindi di fatto stavamo tutti lì, nel gruppone".
I due all-in a tre fatali
Al tavolo finale poi Mario ha lavorato di pazienza fino a trovarsi coinvolto in due all-in tre, l'ultimo dei quali è stato quello che ha messo fine al torneo senza bisogno di giocare l'heads-up.
"Al tavolo finale ho perso subito una blind war e quindi sono finito sotto. Poi niente, c'era gente che si suicidava, gente che non sapeva giocare... Alla fine sono risalito e ho portato io il torneo a quattro left in cui c'è stata una mano che forse potevo evitare, visto che è molto high variance. Ho furbet/pushato AQo, però eravamo quattro left quindi ci stava, inoltre eravamo tutti corti, quell'altro aveva i re e vabbè (è l'all-in a tre 99 vs KK vs AQ in cui è stato eliminato John Racener con 99 dal futuro vincitore del torneo, ndr). Poi l'ultima mano alla fine secondo me l'ho giocata bene perché ATs è un'ottima mano per chiamare lo squeeze del big blind, che peraltro era un giocatore super aggressivo. Poi vabbè small blind aveva flattato gli assi in trapping..."
I progetti
Prima di salutarci, Colavita anticipa come sono cambiati i suoi progetti con questa bella iniezione al bankroll:
"Gioco sia tornei che cash ma resto un cash gamer. Con questa bella vincita, più che 'splashare' altri tornei, mi dedicherò a giocare cash magari alzando un po' il mio livello abituale, visto che attualmente gioco 5-10 e 10-20 magari shotterò qualche tavolo più alto. Dal punto di vista dei tornei penso di giocare eventi con tante entries, tanti fish e perciò tanto valore da prendere. Ma se devo giocare un high roller da cento partecipanti mi butto sul cash game tutta la vita".