Il badugi è certamente una delle varianti di poker che più recentemente ha fatto la sua comparsa a livello internazionale: di origini coreane e regole semplici, si impara in fretta ed è caratterizzato da una varianza minore di quella che in molti raccontano: ciò significa che un abile giocatore è in grado di ritagliarsi un edge sufficiente che lo metta al riparo dai capricci delle carte.
Parlando in generale, il badugi è un gioco triple draw in cui a ciascun giocatore vengono consegnate quattro carte personali e nessuna in comune: l'obiettivo, così come avviene nel 2-7 triple draw, è quello di formare la mano più bassa possibile.
Tuttavia, a differenza di questa variante, l'asso è la carta più bassa, ed inoltre è necessario che ciascuna carta presente nella vostra mano sia di un seme diverso dalle altre. Mettiamo cioè che la vostra mano di partenza sia 7 5 4 3 : questo è un badugi, la mano più forte che possiate avere e che può essere battuta solo da un badugi inferiore, in questo caso quindi che sia six high o inferiore. Il nuts è quindi ad esempio una mano come 4 3 2 a .
Giocato spesso nella variante fixed limit in assenza di ante, vi sono quattro distinti giri di puntate prima che si arrivi allo showdown: una prima che inizino i cambi delle carte e una dopo ogni cambio.
Come certo potrete intuire, riuscire a completare un badugi non è semplice: come riconoscere quindi chi ha vinto una mano qualora nessuno ci riesca? Facciamo un esempio: allo showdown giungono due giocatori, che mostrano 3 3 7 5 e 8 5 6 4 .
La prima mano ha una coppia, mentre la seconda due carte dello stesso seme, per cui entrambe le mani presentano una carta “bruciata”: perderebbero quindi contro un qualsiasi badugi, essendo delle three card hands, ed in particolare la seconda vince sulla prima.
Infatti, le due mani diventano rispettivamente 7-5-3-x e 6-5-4-x: entrambe perderebbero contro una mano come 5-3-A-x, ma vincerebbero su 2-A-x-x.
Adesso che vi sono più chiare le regole del badugi, torniamo ad un altro aspetto accennato in precedenza - ovvero la minore varianza - illustrandolo con un esempio.
Ammettiamo cioè che vi troviate in una mano heads-up, e che manchi un solo cambio allo showdown: il vostro avversario ha in mano un badugi, precisamente 9 7 6 3 , mentre voi avete una three card hand come 3 2 a . A differenza del vostro avversario, che avendo chiuso un punto molto forte non effettua alcun cambio, vi trovate a scartare q : quante carte possono darvi la vittoria? Poche, ovvero soltanto cinque su 41.
Infatti, vi sono utili solo il 9 , l' 8 , il 7 , il 5 ed il 4 . Questo significa che siete sfavoriti 41:5, ovvero con odds 8,2:1. In altri termini, la probabilità che possiate vincere questa mano è solo del 12%. Un badugi, contro una three card hand, è infatti favorito almeno al 75% con un solo cambio rimasto, ed ovviamente migliore è il badugi più questa percentuale aumenta.
Questo vi fa capire che, a differenza di un gioco come l'Omaha, il rapporto di forza fra una mano favorita ed una sfavorita è nettamente sbilanciato verso la prima, perciò se prima dei cambi avevate la mano migliore è molto probabile che l'abbiate ancora in uno scontro heads-up, indipendentemente che il cambio vi abbia aiutati o meno.
Così, proprio come avviene nel 2-7 triple draw, qualora vi rendiate conto di cambiare meno carte del vostro avversario dovreste sempre giocare aggressivamente la vostra mano, e non preoccupatevi troppo se non siete riusciti a chiudere il vostro badugi: spesso una three card hand bassa sarà la mano migliore contro un solo avversario, mentre in un tavolo full ring ovviamente le dinamiche sono diverse e avrete bisogno tendenzialmente di mani più forti per riuscire a prevalere.
Per quanto detto, non è difficile intuire quanto nel badugi una buona selezione delle mani di partenza vi metterà nelle condizioni di poter vincere spesso contro avversari ottimisti e peggiori di voi, capaci magari di riporre più fede nei cambi che non nella statistica, che invece al solito è la vostra migliore alleata.