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Joe "Shoeless" Jackson: il primo sportivo radiato a vita per le scommesse

Joe Jackson nasce nel 1887 da una famiglia poverissima e fin dai primi anni di età non può permettersi di frequentare la scuola ma deve per forza dedicarsi, fin da bambino, al lavoro. Nonostante l' infanzia rubata, Joe sogna di giocare a baseball. Siamo alle soglie del '900 e il baseball rappresenta di gran lunga il gioco più amato e più seguito negli USA. Un sogno che si trasforma in realtà quando nel 1908 ottiene il suo primo contratto da professionista.

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Joe "Shoeless" Jackson a destra

 

A 21 anni esordisce con la maglia dei  Philadelphia Athletics e ben presto molti osservatori mettono gli occhi su di lui. E' un battitore. La sua caratteristica principale è quella di essere mancino, una cosa abbastanza rara all'epoca in questo sport. Nel 1909 passa ai Cleveland Naps.

Nel 1916 il gran salto della sua carriera verso i Chicago White Sox. E' il coronamento di un sogno, ma Joe ancora non sa che sarà anche il suo capolinea sportivo.

Lo scandalo dei Black Sox

Siamo nel 1919 e i Chicago White Sox si stanno giocando il titolo di campioni nella finale delle World Series. Hanno appena vinto l'American League e di fronte si trovano i trionfatori della National League: i Cincinnati Reds. Serve quindi un successo per diventare super campioni. Ma è un progetto destinato a fallire, perché Joe Jackson viene avvicinato, pochi giorni prima della gara, da un clan che gestisce scommesse clandestine. Clan che dipende dal potente boss ebreo dell'epoca, Arnold Rothstein (in affari anche con Lucky Luciano).

Jackson e sette suoi compagni vengono corrotti e convinti, a suon di dollari, a perdere quella finale, ma di fatto non riuscirono mai a godersi quel denaro: dopo essere stati battuti sul campo per 5-3, il teatrino viene scoperto e scoppia lo scandalo dei Black Sox. Sul banco degli imputati finiscono, oltre a Joe Jackson, anche i vari Eddie Cicotte, Oscar "Happy" Felsch, Arnold "Chick" Gandil, Fred McMullin, Charles "Swede" Risberg, George "Buck" Weaver, Claude "Lefty" Williams.

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Joe Jackson e gli altri sette suoi compagni imputati nel processo

Un processo che dura oltre un anno, mentre gli stessi imputati continuano con alterne fortune a giocare. Per Joe Jackson l'ultima gara arriva il 27 settembre del 1920. Pochi giorni dopo verrà pronunciata la sentenza di colpevolezza per gli otto giocatori che saranno tutti radiati a vita dalla federazione.

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Il "mito" rimane

Ma nonostante questa pagina davvero oscura, il mito di Joe Jackson - in modo paradossale - continua anche ai giorni nostri. Non tanto per le qualità del giocatore, ma per quell'alone di leggenda che ha saputo crearsi prima del fattaccio. Jackson è passato alla storia per aver giocato scalzo oltre tre quarti di una gara. Da qui nacque il soprannome di "Shoeless" (lo scalzo).

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Le cronache dell'epoca riportano infatti, che Joe in quella gara aveva male ai piedi a causa delle nuove scarpe da gioco. Decise così di cambiarle a partita in corso, ma le vesciche che si erano formate sui piedi impedirono al battitore di indossare anche le vecchie. Così, fra lo stupore generale, continuò a giocare scalzo, portando la sua squadra alla vittoria. Ma al suo nome è legato anche uno degli autografi più rari e più costosi al mondo.

Una firma da un milione di dollari

Come è noto negli USA esiste un fiorente mercato di collezionisti di autografi dei giocatori di Baseball.

Essendo analfabeta, Jackson riusciva a malapena a scrivere il suo nome. Per questo motivo evitava quasi sempre di rilasciare autografi, per non sentirsi in imbarazzo. Non poteva immaginare però che oltre 100 anni dopo, la sua rara firma fosse una delle più ambite e costose al mondo (fonti non confermate parlano addirittura di 1 milione di dollari).

"Shoeless" muore nel 1951 a soli 64 anni per colpa di un cuore ballerino.

Il suo mito però prosegue, e nel 1999 la rivista "The Sporting News‍" lo inserisce al 35° posto nei cento migliori giocatori di tutti i tempi. Nonostante lo scandalo e nonostante una radiazione che macchiò la sua carriera, i media hanno voluto celebrare la forza di questo giocatore che amava giocare scalzo, che preferiva non rilasciare autografi e che un bel giorno decise di vendersi la gara dell'anno e l'anima al diavolo. Questo giocatore era Joe "Shoeless" Jackson, il battitore scalzo.

Nel mondo del giornalismo sportivo da quando avevo 16 anni, ho all'attivo quasi 800 radiocronache di eventi sportivi e quasi 10 mila articoli sportivi. Da 15 anni nel mondo del poker, del betting e del gaming. Cavallo di battaglia: "Amici Miei".
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