Insieme al coach di Pokermagia - e moderatore storico del nostro Forum - Simone "Holy455" Paoli, ci addentriamo nell'analisi sulla variabilità della nostra propensione al rischio in relazione al contesto vissuto o - nel caso del poker - all'andamento di una sessione. Tutto ciò è illustrato nella cosiddetta "Teoria del Prospetto".
"Ci sono veramente pochi players che riescono a mantenere sempre il loro A-game o un buon B-game nelle sessioni dove sono sotto di diversi stack. Anche se sembra strano, riusciamo a esprimere un gioco migliore quando si è in vincita rispetto ai momenti dove siamo “a recuperare”.
Parlando di mindset, spesso si riesce a trovare buoni consigli per evitare di peggiorare situazioni difficili, mentre risulta difficile trovare le motivazioni psicologiche che stanno dietro a queste dinamiche.
Grazie a una teoria psicologica, vedremo di spiegare come mai un giocatore in perdita tende a perdere ancora di più. Questa teoria si applica a tutte le situazioni di valutazioni del rischio quindi risulta applicabile al poker come ai giochi da casinò come alle infinite situazioni quotidiane dove siamo chiamati a effettuare delle valutazioni connesse a rischi.
La teoria in questione si chiama “Prospect Theory” ovvero la teoria del prospetto, formulata da Daniel Kahneman (Nobel per l'economia 2002, ndr) e Amos Tversky.
Le ricerche che hanno portato a questa teoria indagavano sulle motivazioni che portano gli umani a violare sistematicamente i principi della razionalità economica. Secondo la razionalità economica l’ homo oeconomicus è un individuo razionale che ha un interesse esclusivo per i suoi interessi e agisce massimizzando la propria utilità (grossolanamente potremmo paragonarla alle scelte eseguite in base all’EV del poker). Questo concetto risulta chiaro a chiunque abbia mai affrontato un corso di economia.

Solitamente si assume che manteniamo costanti le nostre avversioni o propensioni al rischio nelle varie scelte che ci vengono presentate. Secondo la Prospect theory invece, gioca un ruolo fondamentale il contesto in cui l’individuo si trova (status quo) e l’avversione alle perdite di quest’ultimo.
Se ci troviamo in una situazione neutrale (non abbiamo vinto nulla e perso nulla) un guadagno o una perdita dello stesso importo non hanno lo stesso peso in una scelta, e le perdite hanno un impatto maggiore sulla decisione finale. Gli individui potrebbero evitare situazioni con un valore atteso leggermente positivo poiché le possibili perdite assumono un peso eccessivo.
Se invece ci trovassimo in una situazione di perdita l’individuo si mostrerebbe propenso al rischio, accettando quindi situazioni più rischiose nella speranza di tornare in positivo. Scelte che non avrebbe fatto se si fosse trovato in vincita o even.
Continuando l’analisi delle propensione al rischio dobbiamo specificare che essa differisce nelle code. Per code si intendono i valori estremi della distribuzione. Per vincite o perdite estremamente alte la tendenza si inverte, diventiamo propensi al rischio per i guadagni e avversi al rischio per le perdite.
Con questo pattern si giustificano comportamenti come l’acquisto di biglietti di lotterie o l’investimenti di denaro il giochi palesemente -EV nella speranza della “grande vincita”. Nel senso opposto vengono giustificate le assicurazioni per eventi molto remoti o l’impossibilità di giocare cifre molto significative in contesti vantaggiosi. Se vi dicessero di scommettere tutti i vostri beni in una situazione leggermente +EV, cosa rispondereste? Secondo la teoria economica classica sarebbe uno snap-call. In pratica, come evidenziato dalla teoria del prospetto, non lo è."
Simone 'Holy455' Paoli