Il tanto atteso incontro tra i rappresentanti dei grinder, Pokerstars e Daniel Negreanu (che, come vedremo più avanti, ci tiene a sottolineare il suo ruolo super partes) si è tenuto tre giorni fa ma solo oggi sono uscite le prime indiscrezioni. A parlare è stato proprio il canadese in un'intervista per Calvinayre.com, nella quale ha spiegato come si è svolto il meeting, a quali conclusioni si è arrivati e molto altro.
"È stato un incontro molto lungo. È iniziato intorno a mezzogiorno e quando me ne sono dovuto andare per prendere un volo che avevo alle 19:00 stavano ancora parlando", ha esordito il canadese, che era stato invitato dal suo sponsor per discutere della nuova politica sul VIP System online insieme a Dani Stern, Daniel Dvoress e Isaac Haxton. "Abbiamo toccato un gran numero di argomenti, tutti riguardanti il poker online, il suo stato attuale e quello futuro. Credo sia stato molto produttivo, i giocatori hanno esposto punti di vista interessanti e Pokerstars ha fatto una presentazione molto esaustiva".
Com'era prevedibile, però, nessuno dei presenti è stato autorizzato a parlare nel dettaglio dei numeri e dei dati che la società di proprietà di Amaya ha mostrato durante il meeting: "I giocatori hanno firmato un accordo di riservatezza, quindi non possono parlare nello specifico dei numeri e di come sta andando l'azienda, né dei dettagli sullo stato dell'ecosistema. Quindi non c'è molto da dire a riguardo, ma ciò che più importa è che i giocatori siano andati via dopo aver visto con i loro occhi che i cambiamenti erano necessari. Si può discutere su come Pokerstars abbia deciso di agire, ma nessuno tra coloro che hanno visto i numeri può dire che non fosse necessario cambiare".

Per quanto gli è possibile, Daniel parla di come si è svolto l'incontro: "Quando sono andato via mi sembravano tutti felici. Non c'era risentimento o rabbia. È stato molto positivo da entrambi i lati. Ci sono state opinioni contestate da entrambi i lati. Diciamo che è stato un dibattito molto produttivo. Se David Baazov (il CEO di Amaya, ndr) era presente? Certo, ma non sempre. È un uomo molto impegnato, andava e veniva. Ma, francamente, molti dei dettagli di cui abbiamo discusso non sono sua competenza. Di certe questioni tecniche hanno parlato solo coloro che lavorano quotidianamente in questi campi".
Negreanu ci tiene poi a precisare il suo ruolo in questo incontro: "Io non sono un rappresentante del poker online, ma non ero nemmeno lì a rappresentare Pokerstars. Io sono una specie di ambasciatore. Cerco soltanto di comprendere entrambi i punti di vista e mantenere un equilibrio. E voglio mettere in chiaro una cosa: quando Isaac Haxton e Alex Miller hanno lasciato Pokerstars per protesta, erano in scadenza di contratto e hanno deciso di non rinnovare. Qualcuno ha detto che avrei dovuto fare la stessa cosa ma la mia situazione è completamente differente, dato che io ho un contratto pluriennale".
La domanda che tutti gli interessati si fanno da tre giorni è se ora cambierà qualcosa, se Pokerstars tornerà sui suoi passi. Su questo argomento, Daniel è deciso: "Parliamoci chiaramente: questo incontro non era una negoziazione. Entrambe le parti coinvolte lo sapevano. Abbiamo discusso del fatto che Pokerstars ha infranto una promessa e ha tradito la fiducia di alcuni giocatori. Ciò che ha fatto più arrabbiare i giocatori è quando abbiamo detto (usa il plurale perché parla a nome di Pokerstars, ndr) che li avevamo avvertiti. Non credo sia stato un comportamento giusto e siamo dispiaciuti per questo".

"L'obbiettivo del meeting era di mostrare ai giocatori in che posizione si trova l'azienda", continua Negreanu. "È servito per mostrare che un cambiamento doveva avvenire subito piuttosto che tra un anno. Per la società farlo tra un anno sarebbe stato molto più rischioso che rinnegare una promessa promozionale biennale facendola diventare annuale (il riferimento è allo status di Supernova Elite, ndr)".
A Daniel viene poi chiesta un'opinione sulla vicenda alla luce di questo incontro. Questa è la sua risposta: "La verità è che non è la prima volta che non sono d'accordo con la società che rappresento. Ma non puoi essere sempre d'accordo con le loro scelte. Questa, però, era una faccenda importante per me. Ultimamente ho potuto parlare con il CEO come nessun giocatore aveva mai potuto fare prima di me. Non della necessità di effettuare i cambiamenti, ma di guardare ai piani futuri della società. Sono fortemente convinto che non solo la compagnia, ma l'intero ecosistema poker farà meglio nel 2016. Personalmente avrei fatto questi cambiamenti sette anni fa. Urlavo di cambiare perché avevamo problemi grossi. Non era chiaro quali fossero nel 2004, quando i depositi cominciavano a fioccare nelle casse delle poker room. Non sembrava un problema allora, ma con il passare del tempo per me è diventato sempre più chiaro che il sistema poker online fosse privo di senso".
Per spiegarsi meglio, Daniel ricorre a una metafora: "Immagina di avere una poker room con nove giocatori. Due sono davvero terribili, gli altri sette sono professionisti. Pagheresti i pro per giocare nella tua poker room oppure manderesti una limousine per andare a prendere i due giocatori scarsi e invogliarli a giocare? Perché mai dovresti incentivare a giocare altri player al posto di questi due?"
Solo alla fine dell'intervista Daniel si sbilancia un po' e parla della sua personale visione del poker online e delle proteste dei giocatori per l'innalzamento della rake: "Nella mia vita non mi sono mai lamentato una volta della struttura della rake. L'ho sempre vista in questo modo: il mercato definisce il prezzo; se non ti piace, puoi sempre andare altrove oppure non giocare. Se penso che la rake sia troppo alta, non ci gioco. Dal mio punto di vista, ci si deve concentrare sui milioni di giocatori che affollano i tavoli di 0.50$/1.00$. Questo è ciò che spinge i pro a giocare. Se invece ti concentri sui grinder che giocano su 24 tavoli, stai rendendo il poker un gioco meno divertente, che porterà i giocatori occasionali a divertirsi meno. Questo significa che ci saranno meno depositi da parte loro, il gioco calerà inesorabilmente e i professionisti non riusciranno più a sopravvivere".