Quando si parla di Italian Poker Open, siamo abituati a maneggiare numeri da vertigini e ad avere a che fare con record che durano poco, perchè frantumati da altri record.
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IPO, UN FENOMENO IN CIFRE
Giunti alla ventesima edizione, i numeri totali che il format ideato da Andrea Bettelli e il suo Campione Poker Team può snocciolare hanno valori assoluti, che meritano paragoni con circuiti dal respiro internazionale. Con i 906 ingressi prodotti ieri nel day 1B, che sommati ai 567 del giorno precedente fanno 1473 iscrizioni a IPO 20, il montepremi totale distribuito in questo torneo supera i 10 milioni di euro, ottenuti grazie alle oltre 20mila iscrizioni registrate nelle varie edizioni che si sono susseguite.
Numeri eccezionali dovuti alla formula felice, che cercavamo di sintetizzare già qualche anno fa in questo articolo, e che oggi acquisisce una valenza ancora maggiore proprio perchè si è dimostrata anticipatrice dei tempi, se non proprio origine di una tendenza poi destinata a sfondare nel mercato italiano del poker live.
DA "CENERENTOLA"...
Alle sue origini, l'Italian Poker Open si faceva strada in un momento in cui i maggiori circuiti proponevano in Italia tornei con buy-in da 1.000€, 1.600€, 2.200€ con le punte degli EPT da 5.000€. IPO appariva dunque un po' come il prefisso di origine greca che il suo acronimo componeva, ovvero qualcosa di ridotto, che sta al di sotto della media, qualcosa magari da snobbare o guardare dall'alto in basso.
...A MODELLO DA IMITARE
Con il tempo, il resto del poker live italiano si ritrovava come la cicala della famosa favola di Esopo, costretta a fare retromarcia su un'offerta divenuta economicamente insostenibile per la maggior parte degli appassionati del Bel Paese. Dall'altra parte l'IPO cresceva e, da cenerentola del live diventava un fenomeno da ammirare e imitare, o almeno provare a farlo.
Due edizioni da 1 milione di euro garantito hanno impreziosito la storia di questo circuito, fatta di record che difficilmente qualsiasi altro live italiano potrà avvicinare per ragioni organizzative, logistiche ma anche "geografiche": fin dagli inizi l'IPO si appoggia su un bacino enorme come quello di Milano e province limitrofe, di giocatori da circolo, di pro che vogliono "shottare" una cifra importante, di semplici appassionati o sognatori.
"VIOLETTO" DI RIFERIMENTO
Così, il buy-in da 550€ lanciato dall'Italian Poker Open in epoca non sospetta si è fatto strada fino a diventare il nuovo standard di riferimento per i tornei live che vogliono ambire a un certo successo di affluenza, senza richiedere sacrifici eccessivi ai giocatori nè salti mortali organizzativi per far quadrare i conti.
Un buy-in che è diventato l'ago della bilancia per i tornei live, anche se ormai è molto più frequente vedere offerte a costi inferiori, piuttosto che superiori.
RECORD, DIFETTI E MARGINI
Paradossalmente, il clamoroso successo dell'IPO - inteso come singolo torneo - è anche il più grande limite per l'IPO inteso come festival, poichè non facilita una varietà di offerta come la larga affluenza farebbe immaginare. A volte i giocatori hanno lamentato l' esiguità del numero di eventi di contorno, ma un torneo che totalizza sempre intorno a 1500 giocatori fagocita fatalmente le risorse organizzative, che vengono concentrate su un field numericamente molto impegnativo come quello del main event.
Tuttavia, i molti giocatori che escono nei primi giorni di gara avranno questa volta a disposizione 7 side events, oltre al solito numero di tavoli cash aperti tutti i giorni.
Così oggi si festeggiano cifre tonde come 20mila iscrizioni e 10.000.000€ in montepremi distribuiti, ma la sensazione è che ci siano ancora dei margini di miglioramento e che anche queste siano soltanto tappe di un percorso, di un libro che potrebbe ancora avere dei capitoli importanti da scrivere.