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Phil Galfond: "Oggi il poker online può sopravvivere solo se i più forti vincono meno"

La notizia del lancio della poker room di Phil Galfond ha tenuto banco per tutta la scorsa settimana e dopo l'annuncio ufficiale sono stati in molti a chiedersi perché non ne avesse già parlato nel podcast di Joe Ingram a cui aveva partecipato poche settimane prima. Anche se non ha menzionato questo ambizioso progetto, nel corso delle oltre tre ore di chiacchierata con ChicagoJoey1", Galfond ha trattato molti argomenti con la sua solita grande capacità di analisi e la consueta lucidità.

Phil ha parlato a lungo dello stato del poker online al giorno d'oggi. Da un giocatore che sta per lanciare una poker room rivoluzionaria ci si sarebbe aspettato qualche frecciata gratuita a Pokerstars, ma quando gli viene chiesto dei cambiamenti al VIP System che tanto hanno fatto discutere, Galfond esprime un'opinione molto ragionata ma al tempo stesso realista: "Credo che molti abbiano reagito in maniera eccessiva ai cambiamenti di Pokerstars. La verità è che nel poker non ci sono più i soldi che c'erano una volta".

Questo aspetto sarebbe alla base di tutte le decisioni prese dalle varie poker room, Pokerstars in primis. Phil non è contento della piega che sta prendendo il poker online, ma ha capito che molti di questi cambiamenti sono necessari per fare in modo che lo stesso poker online sopravviva: "Penso che molte delle novità che ai professionisti non piacciono, come certe cose che ha fatto Bovada, siano necessarie. Quando i soldi in gioco iniziano a diminuire non puoi fare altro che limitare i giocatori più forti dal vincerli tutti. Altrimenti l'economia collassa su se stessa".

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Si tratta di un concetto nuovo, che mai ci si aspetterebbe di sentire da un top player. Ma Galfond ci ha sempre abituati a riflessioni molto oneste e anche questa volta non si smentisce, spiegandosi meglio attraverso un esempio sui tavoli high stakes: "Non sono contento dei cambiamenti, ma capisco che per consentire al maggior numero possibile di giocatori di vivere con il poker, sia necessario che i migliori in assoluto vincano un po' meno. Se togli i tavoli normali agli high stakes eviti che un reg mediocre finisca rotto contro Ben Sauce, Ben Tollerene, Isaac Haxton, Dani Stern, ovvero contro i migliori in assoluto. Se al posto di questi tavoli metti due tavoli Zoom a limiti più bassi, il reg mediocre può continuare a vincere".

Si tratta di una soluzione che va contro l'élite ma potrebbe salvare l'intera economia del poker: "È l'unica soluzione che vedo, onestamente, oltre a quella di portare nuova liquidità. Il  ban del poker online negli USA? Non è questo il problema, perché, anche se ha sicuramente avuto un impatto forte sul traffico, il primo anno dopo il Black Friday c'era continuamente action nel PLO high stakes. Oggi non è più così".

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Successivamente il discorso si sposta proprio sul Pot-Limit Omaha, una variante nella quale Phil Galfond è considerato da sempre, non solo uno dei massimi interpreti, ma una specie di profeta: come ha detto Joe Ingram, migliaia di appassionati delle quattro carte hanno passato intere nottate a guardare i suoi illuminanti video di coaching. La situazione, però, non è più rosea nemmeno per lui, che negli ultimi tempi è stato persino accusato di non essere più vincente nelle partite più competitive dell'online. La risposta del professionista americano è ancora una volta molto onesta e umile.

"La mia opinione è che potrei ancora battere i livelli più alti", dichiara. "Sarebbe imbarazzante fare video di coaching se fossi un giocatore perdente. Non mi preoccupa ciò che la gente dice, ma ammetto che la preoccupazione di non giocare abbastanza online esiste. Onestamente non penso di essere il miglior giocatore di PLO al mondo. Ci sono delle situazioni 3-handed nelle quali sono certamente perdente. Però una cosa è certa: se non fossi almeno nei top 30 al mondo di PLO non farei il coach, non ne avrei diritto".

Nonostante ritenga di essere ancora vincente online, Galfond ha deciso di trasferire la quasi totalità della sua massa nel poker live. I motivi sono molteplici e uno di questi riguarda i margini di miglioramento sempre più limitati per chi gioca gli high stakes online.

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"Se oggi fossi un giocatore high stakes di No-Limit Hold'em non credo che potrei migliorarmi ulteriormente", confessa. "Tra cinque anni potrebbe succedere la stessa cosa nel PLO. Nel PLO l'intelligenza artificiale arriverà vicina a risolvere il gioco, ma non credo che l'essere umano sia in grado di sfruttarla per vincere, perché è semplicemente troppo difficile".

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Questa dichiarazione si collega inevitabilmente a un discorso spinoso come quello sui bot: se l'uomo non è in grado di sfruttare i dati di un software per vincere, è possibile che sia in grado di creare un bot capace di battere anche il più forte degli avversari umani? Galfond ha un'idea abbastanza precisa a riguardo, e anche sulle possibili soluzioni.

"Non credo che un bot di PLO possa essere un top player, soprattutto nel 6-max. Credo che due bot possano ottenere un edge solo facendo collusion tra di loro. Una soluzione per combattere questo fenomeno potrebbe essere modificare il modo in cui le hand history vengono trasmesse all'utente: credo che solo alcuni funzionino leggendo lo schermo, gli altri si basano sulle hand history. Si potrebbe anche pensare di obbligare i giocatori a utilizzare la webcam. In ogni caso, non credo che un sito possa mai assicurare al 100% di non avere bot ai tavoli, ma quello che le poker room possono fare è renderli non profittevoli. Possono sicuramente fare tante cose per scoraggiare chi li utilizza".

Fine prima parte.

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