Il poker made in USA è in fermento: lo Stato del Nevada è pronto ad assegnare le prime licenze ma non perdono tempo neanche Mississippi e Iowa, in procinto di votare nuove norme per la disciplina del gioco in rete. In tale direzione ha compiuto un deciso passo in avanti la California.
A contribuire ad un quadro generale favorevole è stato il parere positivo del Dipartimento di Giustizia sul wire atc. Per l’industria del poker e gli operatori, l’apertura di uno stato come la California (con reddito pro capite molto alto e 37 milioni di abitanti) potrebbe essere linfa vitale dopo il black-friday e la chiusura effettiva del gioco remoto negli States.
In queste ore, il presidente del Senato californiano Tem Darrell Steinberg e il senatore Roderick Wright hanno presentato un ambizioso disegno di legge, con ottime e credibili possibilità di successo, tenendo presente anche l’enorme debito pubblico che minaccia le casse dello stato.
“L’intento del Legislatore – si legge nel testo – è quello di garantire entrate fiscali per 200 milioni di dollari nel biennio 2012/13”. Ogni licenza avrà durata decennale e costerà la bellezza di 30 milioni. Nei primi due anni sarà lecito giocare solo a poker online poi saranno introdotti anche gli altri giochi (casinò e skill games).
Il numero delle licenze saranno illimitate ma i “concessionari” già esistenti avranno un diritto di precedenza nell’assegnazione dei diritti per offrire il gioco online. Una norma volta a salvaguardare gli interessi delle tribù indiane che gestiscono diverse sale da gioco casinò live: a loro sarà garantita l’opportunità di essere i primi ad entrare nel mercato. Il testo prevede inoltre l’esclusione per quelle società che hanno operato negli States dopo l’entrata in vigore dell’UIGEA, nel 2006.
La California potrebbe rappresentare il futuro dell’e-gaming statunitense e mondiale: l’intento dei promotori è infatti quello di stringere accordi con altri stati (anche europei e non solo nord americani) per attirare l'interesse e gli investimenti delle piattaforme internazionali. Il Nevada invece, almeno al momento, prevede un sistema chiuso verso l’esterno: possono accedervi solo i residenti ed i turisti.
La mossa ufficiale della California è visto come uno stimolo per il legislatore federale a prendere in seria considerazione l’applicazione di una legge comune per tutti i 50 stati. Ma a Washington le fratture rimangono quasi insanabili a livello politico e non c’è accordo neanche all’interno del partito democratico mentre la maggioranza dei repubblicani è contraria.
Non è dello stesso avviso Jim Murren, CEO di MGM Resort: “sono certo che entro il 2012 sarà approvata una normativa federale: l’uniformità regolamentare, la tutela dei giocatori, le importanti entrate fiscali e la prevenzione nei confronti della criminalità organizzata saranno fattori determinanti”.