Se per assurdo il tavolo finale del Main Event WSOP dovesse iniziare oggi, e non il 28 ottobre come previsto, solo il chipleader Jesse Sylvia si presenterebbe davanti alle telecamere di ESPN, con la patch dello sponsor.
Una cosa impensabile, se solo dovessimo ricordare le aste selvagge che partivano negli anni precedenti (il culmine nel 2010) tra i responsabili marketing di Full Tilt Poker e PokerStars.com, per aggiudicarsi i ‘cavalli’ solo vagamente favoriti ad accedere all’evento pokeristico mediatico più importante dell’anno.
Il mercato, però abbiamo scoperto, era ‘gonfiato’ da investimenti folli da parte della red room che spendeva, per tenere il passo della concorrenza di Stars, 20 milioni di dollari al mese in marketing; peccato che quei fondi appartenessero ai clienti e non alla casa da gioco.
In ballo c’era da conquistare più visibilità possibile nel primo mercato mondiale, quello statunitense. Addirittura, l’organizzazione delle WSOP aveva dovuto introdurre una nuova regola per tutelare la concorrenza: le case da gioco potevano (e possono tutt’ora) schierare al massimo tre November Nine con la medesima patch.
Sembra passato un secolo ed invece si parla di soli due anni fa. Da allora le cose sono cambiate, e con la chiusura del mercato statunitense, l’industria del poker ha perso interesse ad investire grosse somme nei finalisti del Main Event.
Senza dubbio, vi saranno già trattative in corso per gli otto finalisti free agent, ma si parla di ingaggi notevolmente inferiori rispetto al recente passato. Le immagini del Main Event sono seguite con un interesse diverso in Europa e nel resto del mondo, rispetto agli USA. Il tavolo autunnale era stato voluto dagli organizzatori proprio per agevolare ed incrementare le sponsorizzazioni, e mai come in questo momento, gli October Nine hanno bisogno di tempo per strappare accordi vantaggiosi.
Bene o male, dodici mesi fa, tutti i magnifici nove hanno trovato un partner prima del tavolo finale, e gran parte di essi hanno giocato con una patch già dal day 5. Quest’anno le cose sembrano andare diversamente: sia per lo spessore del tavolo (non ci sono grossi nomi), sia perché il modello delle sponsorizzazioni è oramai ritenuto uno strumento superato per gli esperti marketing di settore: il ritorno di immagine non è giustificato dall’entità dell’investimento. Inoltre, il poker mondiale sta vivendo una prima flessione strutturale (-16% del traffico internazionale nell’ultimo anno), senza più i dollari facili che provenivano dagli States.
L’unica room che continua a mantenere questa politica è 888Poker che l’anno scorso schierava due players (l’ucraino Anton Makievsky e l’inglese Samuel Holden) e quest’estate ha puntato sul cavallo giusto, il leader degli October Nine Jesse Sylvia . La scelta della casa da gioco però è condizionata in parte dalla prossima apertura del mercato in Nevada e non da logiche marketing in senso stretto: è main partner e fornitrice dei software di Caesars Entertainment, proprietaria e organizzatrice delle World Series of Poker.