Con il recente affare del decennio, in molti temono un vero e proprio monopolio da parte del gruppo dell’Isola di Man (anche Full Tilt Poker disporrà di una licenza rilasciata dal protettorato dell’isola britannica). D’altronde sono i numeri a far temere uno scenario simile: osservando le quote di mercato pre 29 giugno 2011, quelle che erano le due rooms leader sono ora controllate da un unico indiscusso azionista.
La famiglia Scheinberg dispone del 75% delle azioni di PokerStars e, di conseguenza, controlla anche della red room. Il tema - in linea teorica - potrebbe risultare scottante, eppure è emersa una cosa chiara in questi giorni: non ci sarà alcun ‘abuso di posizione dominante’ per usare termini familiari all’anti-trust europea. In primis, non sarà modificata la rake (viene escluso questo scenario anche in prospettiva) e saranno adottate le soluzioni migliori per non svantaggiare gli utenti finali. Full Tilt opererà con due licenze internazionali (Malta e Isola di Man) ma manterrà la sua base operativa a Dublino, con un nuovo team di manager.
Strategia anti trust
Come anticipato in varie occasioni, nei mercati regolamentati europei, Full Tilt Poker non acquisirà alcuna concessione statale. In questo modo non si creerà un duopolio (o cartello) e non vi saranno grossi svantaggi per la concorrenza interna, ma soprattutto verranno tutelati i giocatori, perché i field non saranno sdoppiati, preservando l’action nel cash game e i montepremi garantiti negli MTT online.
Rake
In altre parole, in base ad informazioni raccolte da Assopoker, non saranno mutati i livelli di rake e saranno adottate le soluzioni migliori per implementare ancor di più la credibilità del poker online. E’ allo studio un nuovo vip system per Tilt e soprattutto una strategia volta a garantire una soluzione equa per preservare i 'vecchi' punti fedeltà della red room.
Sicurezza
Già, la credibilità… Un aspetto fondamentale dell’intera operazione: in caso di fallimento della red room (con conseguente truffa per oltre 300 milioni ai danni dei clienti), l'immagine dell'e-gaming mondiale sarebbe stata demolita, mettendo a nudo l'incapacità di tutelare i fondi dei players. Su questo fronte, alcuni enti regolatori, in particolare l'AGCC (travolta proprio dallo scandalo Full Tilt) sta proponendo nuove soluzioni (creazione di trust ad hoc per i fondi dei players). La spinta decisiva, in tema di sicurezza, sarà data nei prossimi mesi dal Governo britannico e dalle principali poker rooms.
Marketing
La ripresa di Tilt sarà legata anche da questo aspetto ed è probabile che il gruppo investa nel marketing proprio per trasmettere una nuova immagine slegata dalla vecchia gestione. L’obiettivo è dare una percezione diversa, convincere i giocatori a depositare i propri bankroll, in nome di un nuovo e affidabile gruppo. La strategia tanto cara a Pokerstars è sempre la stessa: l’ingaggio di poker pro famosi. E’ probabile che del precedente team saranno confermati solo Tom Dwan, Gus Hansen e Patrik Antonius: tutti e tre devono rinegoziare antiche pendenze e non sono stati travolti dallo scandalo al pari di Phil Ivey, Howard Lederer e Chris Ferguson.
Concorrenza
Quali saranno nel mondo del poker online le conseguenze dell'atteso ritorno? Nel mercato internazionale, gli analisti sostengono che non dovrebbero mutare gli equilibri (PokerStars ha già assorbito una percentuale importante dei vecchi clienti dell’ex rivale) ma non la pensano allo stesso modo i guru dell’alta finanza: alla lunga il ‘duopolio’ potrebbe prevalere sugli altri competitors?
Mercati finanziari
Gli investitori del London Stock Exchange hanno mandato segnali chiari: da quando è stata avviata la trattativa del decennio, il titolo Bwin-Party ha perso il 40% del proprio valore e nella settimana dell’annuncio dell’accordo, un ulteriore 10%. E la discesa non è finita, basta comparare due dati eloquenti: il 15 aprile un'azione valeva 156,2 sterline, il 10 agosto si è passati a 94,70. Semplici coincidenze?
Difficile, considerando che gli amministratori nella canonica relazione trimestrale agli azionisti, hanno ammesso evidenti difficoltà nel fronteggiare la concorrenza di PokerStars.com ed in particolare dello Zoom Poker (non a caso PartyPoker.com ha inaugurato questa settimana una versione del fast poker ai micro limiti): con l'inserimento di Tilt il gioco si fa ancora più duro per la multinazionale europea, ma sarebbe errato valutare l'andamento del titolo esclusivamente in ottica del rilancio della room rossa.
Ongame
C’è da dire che ad influire su questo trend negativo c’è anche il fallimento della vendita del network Ongame a Shuffle Master: da sempre gli analisti finanziari ritengono che la fusione tra PartyGaming e Bwin inizierà a fruttare solo quando saranno ceduti i doppi asset.
No Party in USA?
PartyPoker.com (ha perso il 44% del traffico nell’ultimo anno), ed altre case da gioco (888Poker su tutte), indubbiamente soffriranno della ritrovata concorrenza, ma abbiamo il sospetto che il crollo del valore delle azioni sia condizionato, in parte, anche dai segnali politici non proprio positivi che arrivano da Washington per l’intera industria dell’e-gaming. Difficilmente nei prossimi anni sarà consentito (con una nuova legge) giocare online nel primo mercato mondiale e gli investitori londinesi sono consapevoli dell’ostacolo che frenerà lo sviluppo dell’intero settore. Sarà un problema per tutti, anche per i colossi.
Seconda parte - fine
Il poker online dopo il ritorno di Full Tilt Poker - Prima parte