Alla luce dell’esito delle recenti elezioni negli States, è legittimo domandarsi quale sarà il futuro del poker online statunitense e mondiale nei prossimi quattro anni.
Barack Obama è stato rieletto e nulla è cambiato, considerando che i Democratici hanno conservato la leadership al Senato mentre la Camera è rimasta sotto l’egemonia dei Repubblicani. Pertanto il presidente - per governare - dovrà raggiungere una sorta di compromesso con i rivali politici che negli ultimi due anni si sono resi protagonisti di un ostruzionismo mai visto nella storia del Congresso (in particolare con la riforma sanitaria tanto cara al presidente).
Come noto, Obama è ritenuto un grande appassionato di poker, come molti ‘inquilini’ della Casa Bianca che lo hanno preceduto, ma è giusto non farsi ingannare dalle apparenze.
Black friday
E’ stato il primo presidente a prendere una posizione decisa sul gioco online. E’ vero che George Bush aveva creato le premesse per il black friday con l’approvazione dell’UIGEA nel 2006, ma Obama ha completato l’opera nell’aprile del 2011: sotto il suo mandato il Dipartimento di Giustizia ha stroncato il poker online offshore negli States (e una settimana fa è stato colpito uno dei circuiti di scommesse illegali più estesi al mondo).
Wire Act
E’ anche vero che il DoJ, nell’ultima interpretazione del Wire Act (vecchia normativa sulle scommesse telematiche), ritiene che il poker non sia una pratica illecita (il problema rimangono le transazioni bancarie). Questa presa di posizione della Procura Generale ha dato il via libera alla legalizzazione del poker online in vari stati: in Nevada nelle prossime settimane si partirà, dopo l’assegnazione definitiva di 11 licenze.
Mitt Romney
La rielezione di Obama è ritenuta da tutti gli analisti come un fatto positivo per il poker online per diversi motivi. Il primo è che si è evitato il pericolo maggiore: se fosse stato eletto il rivale Mitt Romney, i repubblicani avrebbero chiesto una revisione del Wire Act: in questo modo, non ci sarebbero stati i presupposti legali per l’apertura in Nevada, nell’Iowa, in Pensylvenia e nel New Jersey.
Mercato interstataleLa Gambling Commission di Las Vegas sta spingendo per una liquidità comune condivisa ed estesa, in modo tale che alle società licenziatarie del Nevada sia consentito offrire gioco là dove non esiste una legge che vieta espressamente il gambling su internet. D’altronde il Nevada ha solo 4 milioni di residenti e dovrà ben presto allargare gli orizzonti. Nei prossimi cinque anni è facile prevedere una sorta di mercato tra una decina di stati aderenti ed i grinder professionisti saranno agevolati: la rake si prospetta molto favorevole in Nevada considerando la tassazione light (del 6,75% sui profitti lordi) ed inoltre i poker pro non sono soggetti ad alcun obbligo fiscale in quello stato.
Legge Federale?
Se è chiaro che in questo contesto politico, nei prossimi anni, sarà creato un mercato interstatale, il vero punto interrogativo è se la “nuova” composizione del Congresso, lascerà spazi di manovra per il disegno di legge federale presentato dal leader democratico in Senato Harry Reid (rieletto).
Anatre Zoppe
Per gli analisti l'elezione del senatore repubblicano (sempre del Nevada) Dean Haller apre più di una speranza. Perché proprio in Senato i democratici sono riusciti ad allargare la forbice (ora sono in vantaggio di 10 voti) ma all’interno del partito non tutti la pensano come Reid. Per questo motivo, il senatore (molto vicino a MGM e Caesars) ha chiesto all'alleato Haller, almeno 10 voti repubblicani per far passare il disegno legge in Senato. E nei prossimi mesi, in attesa del rinnovo delle cariche, saranno disciplinate materie di secondaria importanza (il poker è candidato ad entrare nel calderone) e l’asse Reid-Haller potrebbe rivelarsi decisiva per conquistare voti tra le anatre zoppe. Il grosso problema rimane la Camera, in mano dei repubblicani.