Negli Stati Uniti, il poker è considerato da anni un fatto culturale, una tendenza, a tal punto che un quotidiano prestigioso come “The Wall Street Journal” ha esaltato la pratica del gioco ed in particolare la scienza strategica che si è sviluppata dal 2003 tra i giocatori professionisti, considerati una sorta di “scienziati”.
Il WSJ parla della rapida crescita di questa affascinante disciplina, in particolare del texas hold'em no limit dopo l'effetto Moneymaker (2003). Il giornalista Christopher Chabris spiega il cambiamento che si è registrato negli anni, con un modo di approcciarsi ai tavoli completamente diverso.
Viene ribadito che i poker players attuali si ispirano a concetti matematici e l'articolo entra nel dettaglio, spiegando al lettore le regole del NLHE ed i principi statistici ai quali si ispirano i giocatori.
Viene esaltato il "teorico" David Sklansky e le raffinatezze di Phil Galfond (nella foto in alto), vero guru in materia, capace di sviluppare concetti come quello sul "range di mani”.
Dopo il 2003, con il boom dovuto alla vittoria di Chris Moneymaker nel Main Event WSOP, il movimento si è moltiplicato per 10 e "la creatività collettiva – sottolinea il WSJ - e il potere di pensiero del mondo del poker sono cresciuti in modo proporzionale. La crescita della ‘teoria del poker’ è un perfetto esempio di come l'innovazione spinge la comunità ad interagire. I giocatori di poker di oggi sono impegnati in una corsa agli armamenti in tutto il mondo, per scoprire nuove idee e perfezionare i loro stili di gioco, guidati dalla giovane generazione di pro che hanno una mentalità matematica. E il progresso collettivo dipende dall'applicazione dell'intelligenza collettiva. Mettere più menti a lavorare ad un problema, rende la scoperta di nuove e migliori soluzioni, molto più probabile".
Puoi leggere qui in forma integrale l'articolo del Wall Street Journal