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Non è affare dei vostri amici il risultato della sessione. Evitate come la peste chi fa domande durante il gioco

La maggior parte dei lettori di Assopoker, che siano regular o meno, hanno spesso a che fare con le sessioni di poker online o live che, a prescindere dal fatto che siano di tornei, cash game, spin & go, miste e chi più ne ha più ne metta, hanno sempre e solo un fine: il risultato. Le domande sono spesso inopportune.

 

L'analisi delle sessioni e la loro divulgazione

Il traguardo di fine sessione presuppone spesso, in questo caso soprattutto per i “regs”, un ulteriore passaggio da affrontare nel post gioco, quello dell’analisi su come sono andate le cose, magari con l’ausilio dell’amico fidato, del coach o di chi, solitamente, ci fidiamo. 

Meno frequente, ma comunque sempre molto presente, è la domanda che arriva dai nostri compagni di gioco, quelli che sentiamo con frequenza ma non conoscono a menadito le nostre caratteristiche e le nostre statistiche. Quelli con cui ogni tanto condividiamo qualche spot, o incontriamo ai live. Quelli con cui scambiamo idee e parei, ma mai senza entrare nel dettaglio. 

Un recente articolo uscito su Pokernews, ci ha fato pensare alla domanda che spesso arriva da parte di questa categoria di persone, quella fatidica di fine sessione: come è andata?

L'etichetta da osservare

Intanto il quesito solleva innumerevoli questioni di mera “etichetta” che difficilmente vengono trattate dalle rubriche di poker. Quando chiederlo? Come chiederlo? Per non voler sembrare fin troppo indiscreti, è meglio chiederlo quando si ha l’impressione che il nostro amico abbia vinto affinchè condivida con noi la sua gioia, oppure quando siamo abbastanza sicuri che sia andata male per offrirgli una mano d’aiuto?

E chi risponde deve fare riferimento al risultato, oppure solo al suo modo di aver affrontato la sessione in oggetto? E ancora: deve mantenere una certa riservatezza sul risultato finale e magari bluffare sull’effettiva riuscita della sessione, oppure non deve nascondere nulla?

La riservatezza di chi chiede, la riservatezza di chi risponde

Intanto non è affare di nessuno sapere come è finita in termini di profitto la nostra sessione, dice l’autore dell’articolo Ashley Adams. 

Ci sono delle dovute eccezioni, peraltro già trattate in precedenza, che fanno capo a coloro a cui siamo legati a doppio filo, tipo amici con cui abbiamo iniziato e conoscono a menadito ogni nostro passaggio. Oppure quelle con cui condividiamo il nostro denaro, moglie, parenti stretti, genitori.

Ma nessun altro ha il diritto di sapere gli affari nostri.

Tutto ciò porta alla mente determinate domande abbastanza scomode da parte del personale di sala, in casi di poker live, come dealer con cui abbiamo una certa confidenza, oppure il cassiere che ti cambia le chips magari in cerca di mance ecc. 

La delicata privacy del giocatore di poker

Ricordate sempre che il giocatore di poker ha sempre bisogno della sua privacy, del suo spazio da coltivare ma che non vuole condividere mai con nessuno.

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Ed ecco che se la domanda di fine sessione arriva all’interno della macchina al rientro a casa, con un semplice “come è andata stanotte?”, è un conto e probabilmente rientra nei doveri di amico di mille battaglie. Meno cortese sarebbe perseverare e chiedere: “ok, bro, non è stata una gran notte, ma quanto è andata male?” .

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E qui sta a voi rispondere in maniera corretta alla prima domanda con un perentorio “è stata una brutta notte, amico”. A questo punto la palla passerebbe al vostro interlocutore che dovrebbe avere la sensibilità di non procedere oltre.

Devi essere sincero?

Devastanti e del tutto da evitare sono quegli amici che si avvicinano al tavolo durante la sessione e ti chiedono davanti a tutti come sta andando ed è palese che stia andando benissimo perchè hai un miliardo in chips davanti. Oppure, peggio me sento, è palese che sia una sessione disastrosa.

In quel momento la tua risposta deve sempre tenere conto del fatto che i rivali ti ascoltano e prendono informazioni da un “wow, sta andando alla grande, non era mai successo” o da un “sono abituato a vincere queste somme, anzi oggi non sta andando nemmeno troppo bene”. 

Ecco in quei casi siete fin troppo giustificati a mentire, a usare dei “fake tells verbali”. E magari a fine sessione andate a cazziare fortemente il vostro amico, vedrete che non lo farà più.

Dall’altra parte, se siete amici curiosi, rispettate eventuali bluff sulla risposta data. Il giocatore di poker mente per deformazione professionale e all’interno del suo ragionamento questo tipo di “natura” viene inconsapevolmente fuori anche con gli amici, se si tratta di argomenti inerenti il gioco. 

Rispettatelo.

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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