Concorrenza, crisi economica, leggi ambigue o fin troppo chiare: non si può dire che il mondo del poker sia privo di insidie per gli addetti ai lavori.
Ne sa qualcosa Matt Savage, splendido quarantenne statunitense e uno fra i direttori di torneo più stimati al mondo, tanto dall’aver recentemente rilasciato un’intervista al Los Angeles Times.
La carriera di Savage all’interno del mondo del poker inizia nel 1992, quando inizia a lavorare prima come venditore di chips e poi come dealer. Ma la direzione dei tornei si fa ben presto strada nella sua vita. Dopo aver iniziato al “Lucky Chances” casino in California, dal 2002 al 2004 diventa direttore di torneo alle World Series Of Poker, e a partire dal 2008 viene assunto al Commerce Casino, sede fra gli altri del WPT L.A. Poker Classic. Ad oggi, con oltre 3000 tornei diretti in carriera, Savage è certamente un punto di riferimento per tutti coloro che intraprendano questa professione.
In un momento in cui la passione per il poker è alle stelle ma la disponibilità economica dei giocatori pare essersi ridotta rispetto al recente passato, per Matt è iniziata una nuova sfida professionale: quella di organizzare tornei di successo pur riducendo di molto il buy-in degli eventi. Come? Accettando una scommessa niente affatto scontata: offrire comunque premi garantiti molto alti a fronte di costi di iscrizione anche dimezzati. Questo significa che qualora i giocatori non siano presenti a sufficienza il casinò si impegna a versare la differenza, con tutte le conseguenze del caso.
Nelle recenti Commerce Hold’em Series ad esempio, Matt Savage ha organizzato un torneo con un prizepool garantito di ben 500.000$, con un buy-in di appena 200$! Questo significava che servivano almeno 2.500 iscritti perché i datori di lavoro di Savage non dovessero strapparsi i capelli, ma non si è fra i migliori al mondo nel proprio campo per caso. La scelta si è rivelata infatti particolarmente felice.
I giocatori che si sono presentati al via sono stati ben 4000, portando il montepremi a 700.000 $ e in qualche modo confermando che non escludere i giocatori con buy-in inarrivabili e strutture discutibili è una strada non solo percorribile ma anche auspicabile.
Tuttavia il compito del direttore di torneo non si esaurisce nel decidere buy-in, strutture, numero dei premiati e così via, ma deve anche garantire che tutto durante la competizione fili liscio, appianando eventuali controversie fra i giocatori. Ed è in casi come questi che un buon floorman si distingue da chi ancora non lo è: “Credo di essere un buon ascoltatore: mi reco al tavolo, prendo la mia decisione e me ne vado. Non ho mai squalificato un giocatore in tutta la mia carriera, ormai sono in grado di risolvere le dispute prima che sfuggano di mano. E’una componente molto importante del mio lavoro”.
Al di là di questo, oltre a coltivare la passione per il golf in cui giura di essere migliore che a giocare a poker, Matt Savage è riuscito a togliersi qualche soddisfazione anche al tavolo verde. Può infatti vantare due piazzamenti ITM alle scorse WSOP, fra cui un quinto posto in una specialità tecnica come il seven card stud hi/low.
Quando non è in viaggio a causa del poker – ovvero circa sei mesi l’anno – Savage vive a Las Vegas con la sua famiglia, che certo gli perdonerà le frequenti assenze a fronte di un lavoro tanto speciale.