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La lezione di Dara O'Kearney ad uno studente sull'equilibrio di range e size

Da quando il poker ha avuto, soprattutto negli ultimi anni, un'evoluzione alla luce della quale per diventare dei giocatori vincenti, il margine che ti devi prendere sul field nel quale giochi è diventato ridottissimo, occorre tenere presente tutte quelle dinamiche che i giocatori occasionali, nella stragrande maggioranza dei casi, ignorano per ovvie ragioni.

L'importanza dell'equilibrio

Una delle prime nozioni di cui tener presente, è quella di costruire un range di mani rappresentato, che non sia sbilanciato e che metta sempre in difficoltà chi ci affronta al tavolo.

Per compiere questa complicata missione, è necessario analizzare approfonditamente il nostro gioco all'indomani delle nostre sessioni al tavolo da gioco, per poi apporre eventuali accorgimenti nel caso in cui ci accorgessimo che le nostre tendenze siano perpetuamente, o comunque troppo spesso, sbilanciate verso la medesima direzione.

Tutto questo lavoro sarà dunque atto a raggiungere quell'equilibrio che servirà a non esporci troppo contro gli avversari più attenti ed evitare di giocare contro di essi a carte scoperte, soprattutto nelle fasi decisive del torneo, o nelle mani più importanti di una partita di cash game.

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Size e range

Il discorso non si discosta molto da un altro capitolo che deve essere approfondito nel momento in cui state scrivendo il vostro libro di formazione per diventare dei giocatori vincenti.

Parliamo delle size da adottare al tavolo, altro spinoso comparto che, ancora una volta, necessita di quegli accorgimenti che eviteranno di rendere le cose semplici ai nostri rivali.

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Non serve sprecare energie per capire se evitare di puntare poco, o troppo, o correttamente, serve anche in questo caso lavorare sodo per trovare un punto di equilibrio che non dia punti di riferimento.

Le parole di Dara O'Kearney

Nei giorni scorsi la testata pokeristica Codigopoker, ha ripreso l'argomento fin qui trattato, attraverso le parole del poker coach, nonché autore di innumerevoli scritti e trattati sul nostro gioco, l'irlandese Dara O'Kearney.

Dara O'Kearney

L'episodio che racconta l'irlandese, fa capo ad una mano realmente accaduta ad un suo studente che aveva il punto nuts e che, in quelle circostanze si intestardiva a puntare sempre la medesima size, circa due terzi del piatto, pur giocando contro avversari che avevano stack ben superiori al suo.

"Gli ho chiesto perché non puntasse di più, magari tanto, fino al doppio del piatto. Lui rispose: 'Perché non voglio che foldi'. Poi gli chiesi cosa avrebbe fatto se non avesse hittato nulla al river. Ha detto che probabilmente non avrebbe bluffato circa due terzi del pot, ma avrebbe scelto una size diversa per la paura di essere chiamato"

Dopo questa conversazione, l'autore ha concluso affermando che i bluff nel poker non funzioneranno se non si giocano mai le mani di valore allo stesso modo, poiché il valore non verrà mai pagato se non si è in grado di bluffare nello stesso modo.

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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