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big blind

Ha ancora senso parlare di "Fattore M" nel poker moderno?

Gran parte della strategia dei tornei di no-limit hold'em riguarda la dimensione degli stack e il modo in cui il numero di chips che hai (e quelle dei tuoi avversari) influenza le decisioni che prendi.

Dato che le dimensioni degli stack cambiano costantemente nei tornei, la loro comprensione diventa necessariamente l'obiettivo principale, quando si tratta di parlare di strategia del torneo.

Essere consapevoli del proprio stack

Le carte che ti vengono distribuite, quelle che vengono distribuite ai tuoi avversari, le carte sul board e il significato della posizione rimangono sempre gli stessi, in senso lato, ma i cambiamenti nelle dimensioni dello stack sono ciò che causa grandi differenze nel modo in cui i giocatori dovrebbero avvicinarsi a mani specifiche.

Dato che gli stack sono così importanti nei tornei di poker, i giocatori hanno sviluppato una pratica scorciatoia per tenere presente di ciò di cui si parla. Invece di riferirci al numero di chips che abbiamo, parliamo in termini di quanti big blind ci restano. Pertanto, quando i bui sono 400/800 e abbiamo uno stack di 20.000, diciamo di aver iniziato con 25 big blind quando analizziamo una mano che abbiamo giocato, e notiamo anche come il nostro avversario principale avesse 40 BB o qualunque cosa fosse.

L'introduzione del big blind ante e la sua nuova popolarità hanno portato a riflettere un po' di più su questa nostra abitudine di descrivere le dimensioni dello stack in termini di big blind. La cospicua presenza di un altro "big blind" sul tavolo all'inizio di una mano dovrebbe farci pensare diversamente nel riferirci ai nostri stack da torneo in termini di BB? Probabilmente no.

Ha ancora senso parlare di "Fattore M"?

Se si considera l'intera storia del poker, i tornei sono un fenomeno relativamente nuovo. Cominciarono davvero ad emergere solo negli anni '70, cioè nel primo decennio delle World Series of Poker. Da allora in poi, altre sale da poker iniziarono gradualmente ad offrire tornei e serie di tornei, e alla fine iniziarono ad apparire alcuni dei primi libri di strategia incentrati sui tornei di poker.

Tuttavia, è stato solo quando si è verificato il "boom" che la strategia dei tornei è andata oltre i forum e si è diffusa nel mainstream attraverso alcuni libri che hanno venduto abbastanza bene. I libri di strategia dei tornei più popolari allora (e probabilmente di tutti i tempi) erano i tre volumi scritti da Dan Harrington e Bill Robertie.

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Forse uno dei concetti più citati nei libri di Harrington è stato presentato per intero nel volume 2. Era un modo di parlare delle dimensioni degli stack pensato per aiutare i giocatori a sapere quale strategia utilizzare quando cambia il numero di chip che hanno in mano.

Il concetto si chiamava "M", il nome usato da Paul Magriel per riferirsi ad un'idea che in effetti "circolava nel mondo del poker da molto tempo". "M" era un numero che rappresentava "il rapporto tra il tuo stack e il totale attuale di bui e ante". Il numero teoricamente indicava il numero di orbite che permetteva ad un giocatore di durare in un torneo se avesse passato ogni mano.

Supponiamo che il torneo abbia raggiunto il livello 10.000/20.000 e che gli ante siano 3.000, che ci siano nove persone al tavolo e che tu abbia 570.000 nel tuo stack.

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La tua "M" sarebbe esattamente 10 (suggerendo che potresti passare per 10 orbite e perdere bui e ante lungo il percorso prima di essere eliminato). Per calcolare "M" dovevi sommare i bui (10.000 + 20.000 = 30.000) e gli ante che avresti speso durante un'orbita completa (3.000 x 9 = 27.000), quindi dividere il tuo stack per quel totale (570.000 / 57.000 = 10).

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Harrington e Robertie hanno suggerito di stimare la tua "M" prima di ogni mano, così da permetterti di sapere in ogni momento decisionale quale fosse la profondità relativa del tuo stack e quindi come affrontare il gioco della mano.

Va da sè che sembra quanto meno anacronistico parlare ai giorni nostri di Fattore M, non tanto per l'introduzione del BB Ante, quanto per il fatto che con l'aggressività con la quale si gioca oggi, quella teoria non può più essere adottata, visto che si basa su un'ipotetica durata al tavolo senza giocare una mano.

Il concetto era ovviamente preso "per assurdo", nel senso che nessuno pensava, nemmeno all'epoca, di non giocare una mano per 10 orbite, ma ancora oggi appare eccessivamente legato ad una impostazione di stampo fin troppo tight.

Inoltre le strutture attuali e soprattutto le modalità di gioco, come quella dei re-entry e dei vari PKO e Mystery Bounty, non ammettono decisioni basate sul Fattore M. Ma una rinfrescatina non fa mai male.

Buona fortuna ai tavoli!

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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