Alexandre Dreyfus, il padre padrone del Global Poker Index, è un vulcano di idee e potrebbe essere fonte di ispirazione per gli addetti ai lavori. Il manager francese non ha dubbi: il poker è destinato a vivere un secondo boom, snocciolando numeri (non a caso) e strategie:
"10 anni dopo il primo boom, il poker può vantare 100 milioni di fans in tutto il mondo ed è cresciuto a tal punto da essere un settore da quasi 4 miliardi di dollari, a livello globale. L'anno scorso, per la prima volta, più di un miliardo di dollari sono stati spesi in buy-in dai giocatori live, in tornei di poker affiliati e tracciati dal GPI, attraverso 94 paesi".
Per essere precisi, non si tratta di spesa effettiva (nel senso tecnico del termine) ma di turnover. In tutti i casi i tornei di poker dal vivo hanno registrato un giro d’affari di un miliardo, senza contare cash game ed altri eventi disputati in circuiti più o meno ufficiali.
Il manager francese sottolinea inltre: "nel 2013, contando solo le vincite (al netto dei ricavi derivanti dalle sponsorizzazioni), i primi 10 golfisti del PGA hanno guadagnato 52 milioni di dollari, i primi 10 tennisti APT hanno incassato 48 milioni mentre i primi 10 players di poker del ranking GPI, hanno accumulato vincite per 47 milioni".
Per Dreyfus il vero business del poker inizia adesso, considerando che il settore non ha ancora raccolto del tutto i frutti, dopo aver seminato per più di 10 anni: "l'industria del poker ha ottenuto risultati incredibili in termini di popolarità e di sensibilizzazione sui social media: i professionisti di poker hanno ottenuto su Twitter un numero di adesioni impressionanti ma la loro immagine non è ancora stata associata a grossi brand, non raggiungendo i marchi di consumo di massa".
WSOP è già riuscita ad attirare sponsor extra settore, target che anche PokerStars vuole perseguire per l’European Poker Tour.
Per quale motivo i grossi marchi ignorano il poker? "Un motivo centrale è che le agenzie di sport marketing e le media agency non sono ancora preparate a gestire il potenziale del poker e l’immagine di settore".
Per Dreyfus l'obiettivo è solo uno: "il mio gruppo, Zokay Sports & Entertainment (proprietario di GPI, Hendonmob, etc) ha investito per trasformare il poker in una lega sportiva, il settore deve diventare una piattaforma marketing efficiente". Non a caso l’obiettivo è quello di riuscire a mettere insieme WSOP, WPT ed EPT, sotto la supervisione di GPI, come se fosse una lega in stile NBA.
Per Dreyfus, "con gli investimenti di rooms come PokerStars e PartyPoker, il poker sarà sempre più percepito come uno sport. Diversi atleti di alto profilo hanno mostrato il loro interesse per il gioco: Ronaldo, Paul Pierce, Michael Phelps, Georges St. Pierre, Neymar e Nadal".
"Bwin-Party è riuscito a coinvolgere intere squadre come Real Madrid e Manchester United in Europa, Philadelphia 76ers (NBA) e New Jersey Devils (NHL) negli USA. In base ad un recente sondaggio, solo il 10,7% degli intervistati ha espresso il proprio parere contrario nel vedere gli sportivi in questione, giocare a poker. Nella fascia di età tra i 18 e 24 anni, solo il 2% è sfavorevole".
Per il businessman francese, lo strumento di promozione migliore per il poker sono i siti web di sport: "il 34,9% dei visitatori di portali sportivi (CBSSports.com, ESPN.com, FOXSports.com, etc) di età tra i 19 e i 24 anni, sono interessati a leggere notizie sul poker. Se calcoliamo tutti i lettori la percentuale è del 22,5%".
Dreyfus ha intenzione di esplorare nuove strade: "i siti sportivi diventeranno il canale principale per collegare i marchi di largo consumo con il poker. Ecco perché GPI cercherà di informare, educare e ‘monetizzare’ i loro lettori".
Speciale: il poker è uno sport? - seconda parte - fine
Leggi qui prima parte: il poker è uno sport?