Un anno di poker e di vita se ne sta infine andando. Il Texas Hold’em ci ha accompagnato lungo questo 2009, regalandoci eventi come gli EPT, le WSOP, i tavoli high stakes di Full Tilt Poker e soddisfazioni più o meno grandi per ognuno di noi.
Regalandoci soprattutto altro, forse, senza che nemmeno ce ne rendessimo conto. In periodi come questi, di pensieri, bilanci, ricordi, c’è ancora uno spiraglio per un’ultima riflessione, prima che una valanga di propositi naturalmente buoni sovrasti ancora tutto quanto, facendoci dimenticare quello che è stato una volta di più.
In queste ultime ore, ripensando magari a quello che eravamo come giocatori appena un anno fa ed a ciò che siamo adesso, molti di noi si sentiranno certamente migliorati, avranno risultati di cui poter andare orgogliosi, sorrideranno alla loro ingenuità che li accompagnava soltanto dodici mesi prima.
Eppure, al di là del divertimento, oltre la logica, la matematica ed i soldi in più in tasca è probabile che il Texas Hold'em sia riuscito a darci qualcosa di più. Così come al tavolo verde, sia quello virtuale di una poker room o quello coperto dal panno di un casinò, anche nella vita siamo soliti studiare piani, inseguire progetti, immaginarci scenari possibili. E cerchiamo di fare tutto ciò che possiamo perché le cose vadano per il verso giusto, il nostro. Purtroppo, non sempre ci è possibile. Alle volte veniamo sopraffatti dall’imprevisto, derisi dalla statistica, siamo costretti – e non c’è cosa che odiamo di più – a limitarci a guardare mentre le cose semplicemente accadono, senza poter fare altro. Un po’ come osservare le carte che si dispongono lungo il board, regalandoci una sentenza infausta e inattesa, a noi condannati incolpevoli.
E allora ci arrabbieremo, imprecheremo contro la malasorte, contro chiunque purché ci sia un colpevole. Poi ci riempiremo di domande, ci chiederemo che cosa abbiamo sbagliato, come avremmo potuto comportarci per fare in modo che tutto finisse in modo diverso, in qualunque altro modo che non fosse quello. Per poi scoprire in fondo, sentendoci perfino un po’ stupidi magari, che la vita e il poker talvolta sono molto simili: alle volte le cose semplicemente succedono, e tu non hai potuto farci niente, e non avresti potuto comunque farci niente. La nostra impotenza, l’eventualità più difficile da accettare, che sia poker o che sia vita davvero importa?
Nel poker le persone che più stimiamo ci insegnano a non abbatterci, a continuare ad insistere, ché prima o poi i risultati arriveranno a darci ragione, se sapremo trovare la volontà di migliorare e l’umiltà di metterci in discussione. La forza di andare avanti, comunque, perché una strada non è sbagliata solo perché si è inciampati a causa di una buca. E nella vita, in fondo, non è detto che poi sia tutto così diverso.
Aspettiamo quindi di appassionarci di nuovo alle dirette degli EPT, di seguire ancora campioni sorridere assieme ai loro braccialetti WSOP, come di invidiare bonariamente chi ai tavoli high stakes riesce in quello che a volte non sappiamo neanche capire. Ma non è detto, prima che lo spiraglio finisca di chiudersi, che questo sia tutto quello per cui dovremmo dire grazie al poker, e infine anche a noi stessi.