Che alcuni dei più famosi giocatori professionisti di poker fossero un pò stravaganti lo sapevamo già, ma che addirittura Antonio Esfandiari si mettesse in guerra con un tassista per non pagare l’ingresso in uno Strip Club questa proprio ci mancava.
Ecco allora il racconto dell’insolita avventura direttamente dalle parole dell’eccentrico “The Magician”: “Vivere a Las Vegas significa sentire notizie di locali e strip club che aprono e chiudono in continuazione. E proprio a questo proposito, già da un po’ di tempo mi avevano parlato di un nuovo posto chiamato Velvet Lion. Di solito preferisco andare dove si può bere ed ascoltare musica, ma non è che mi faccio tirare per il braccio se qualcuno propone una visitina in uno di questi club dove si fa lo strip tease.
Del Velvet se ne diceva già un gran bene e quelli che avevano partecipato all’inaugurazione erano rimasti davvero allibiti dal fantastico spettacolo. Così una sera, dopo avere cenato al Venetian, io e il mio amico Brian “Rastinator” Rast abbiamo preso un taxi con l’idea di andare a darci un’occhiata. A Sin City, gli strip club di solito prendono accordi con i tassisti in modo che, in cambio di una busterella, loro dirottino i viaggiatori verso quel particolare locale. Un sacco di turisti infatti pagano per un passaggio in auto, e non sapendo dove andare spesso chiedono consiglio direttamente all’autista a cui basta portarli da una parte specifica per potersi guadagnare tot dollari per ogni singolo passeggero.
Comunque, una volta arrivati lì mi accorgo che a lavorare all’ingresso del locale c’era il mio amico Biscuit. Lui prima faceva la security al Tao, ed è infatti là che ci siamo conosciuti per la prima volta. Biscuit ci ha accolti con un bel sorriso ma poi, in maniera molto garbata, ci ha fatto notare che non poteva farci entrare gratis perchè eravamo arrivati lì con un taxi e per questo loro dovevano dare un certo compenso all’autista. E con il business appena avviato, quell’accordo era purtroppo inevitabile, perchè i padroni del locale non potevano certo correre il rischio che i tassisti ne parlassero male in giro.
Quella cosa però a me non stava affatto bene. E non per i soldi, sia chiaro, ma piuttosto per una questione di principio. Vivo in questa città ormai già da diversi anni e non ho mai pagato neanche un dollaro per entrare in qualsiasi locale. Ho lavorato così duramente per stabilire un certo rapporto con l’universo che mi circonda che non mi andava certo di incrinarlo per una cosa tanto piccola. Sono quindi tornato indietro verso il taxi e ho spiegato al tizio alla guida che era stata colpa mia a non dirgli subito che noi eravamo amici dei proprietari del Velvet e che quindi per lui non ci sarebbe stato nessun denaro extra. Ma quell’idiota, invece di comprendere il fatto che noi non avremmo pagato nulla, mi ha invece risposto seccato: “Non esiste proprio. Vi ho portato qui e voglio la mia parte”.
A quel punto non c’ho visto più. Ok, vuoi fare il duro? Adesso ti sistemo io. Mi sono girato verso Biscuit e l’ho salutato, augurandogli una buona serata e dandogli appuntamento per un’altra occasione. Poi sono risalito sulla macchina ed insieme al mio amico ho chiesto di ripartire. Poco prima avevo adocchiato un negozio della catena 7-eleven dall’altra parte della strada, così quando lui ci si è trovato vicino con l’auto ho chiesto di fermarsi. “Ho proprio voglia di comprarmi un buon liquore” ho esclamato ad alta voce, “quant’è per la corsa?” Il tassametro diceva 3 dollari e 50. Gli ho dato una banconota da 5 e l’ho salutato con un bel sorriso, “Grazie del passaggio, amico. Siamo arrivati a destinazione”.
Ero sicuro che l’autista avesse capito il giochetto, ma noi siamo scesi lo stesso. Il piano era di aspettare che ripartisse per attraversare di nuovo la strada ed entrare finalmente al Velvet Lion. L’importante era che non ci vedesse tornare indietro, così siamo rimasti fermi sulla strada in attesa che lui si allontanasse. Ma forse l’avevo giudicato male, perchè tanto stupido in fin dei conti non era. Dopo infatti essersi rimesso in carreggiata per alcune decine di metri, ha effettuato un’inversione di marcia ed è tornato verso il parcheggio del locale. A quel punto la sfida era passata dall’essere un gioco di posizione ed uno su chi avesse più pazienza: noi non potevamo andare al locale e lui non poteva muoversi se non voleva rinunciare ai suoi soldi. Una cosa era certa però, sarei rimasto davanti al 7-eleven anche per 10 ore di fila se fosse servito a vincere quella “battaglia”.
Io e il mio amico ci siamo presi un paio di birre per passare il tempo e dopo un po’ ho deciso di telefonare a Biscuit per chiedergli se sapeva qualcosa di quel taxi. Fuori faceva anche freddo e gli ho domandato se per caso c’era una qualche porta secondaria che ci permettesse di entrare senza essere visti. Biscuit mi ha risposto subito, ma mi ha detto di attendere in linea perchè l’autista era appena arrivato e stava chiedendo a gran voce i suoi soldi. E quando il mio amico gli ha comunicato che non gli toccava nulla perchè noi non eravamo lì, le urla di rabbia si sono sentite fino all’altro lato della strada. Non mi sono mai divertito tanto negli ultimi tempi. Quello si era rovinato la serata sia finanziariamente che mentalmente. Dopo aver capito di essere ormai “ drawing-dead” ha alzato bandiera bianca e se n’è andato. Ci siamo presi l’ultimo sorso di birra e finalmente siamo entrati nel locale. Vittoria!!
A fine serata, credo che tra le varie mance al personale abbiamo speso sicuramente di più rispetto a quello che ci chiedevano all’ingresso. Ma non importa: non era per i soldi, era per principio.”