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Se pensate che l'aumento della pubblicità sul gambling porti a un aumento dei problemi legati al gioco compulsivo, molto probabilmente siete in errore. Almeno stando al Committees of Advertising Practice (CAP) del Regno Unito, secondo cui questo si tratta semplicemente di un falso mito.
"Il problema del gambling e del tasso di partecipazione da parte di giovani e minori sono rimasti stabili durante un periodo di crescita senza precedenti della pubblicità sul gioco. Non ci sono elementi che suggeriscono una correlazione con le attività più pubblicizzate, come lotterie, scommesse sportive e bingo", è la conclusione della ricerca. Figurarsi il poker.
Il direttore del CAP è stato intervistato da iGaming Business: "Sappiamo che il gambling è un problema che crea dibattito, ecco perché esistono regole molto ferree che assicurano una pubblicità consona. Anche se la nostra ricerca dimostra come le nostre leggi sulla pubblicità del gioco siano efficaci, rimaniamo vigili e pronti a dimostrare qualora bambini o persone vulnerabili possano essere a rischio". I ricercatori concludono che "l'impatto della pubblicità sul gambling, nelle situazioni di cui sopra, è limitato".
Visto che parliamo di una ricerca britannica, è normale chiedersi quali restrizioni vigenti da quelle parti siano così efficaci da valere la pena di essere esportate anche in altre giurisdizioni, come ad esempio quella italiana: "Indivuduare i fattori di rischio attraverso restrizioni di contenuto è riconosciuto come il migliore tra i mezzi di controllo sulla pubblicità".
Il codice pubblicitario del Regno Unito enfatizza come "le persone sotto i 18 anni sono protette; materiale che possa incoraggiare o incitare a commettere un crimine o creare un disordine non è accettato; vengono generalmente accettati standard applicati ai contenuti che forniscano adeguata protezione per il pubblico da materiale offensivo e dannoso; si previene l'inclusione di pubblicità che possano essere fuorvianti, pericolose od offensive; non esiste alcun tipo di discriminazione tra gli inserzionisti".
In totale, nel Regno Unito 280.000 persone vengono classificate come giocatori problematici, un problema molto più diffuso tra gli uomini rispetto alle donne. Curiosamente neri, asiatici ed altri gruppi etnici sono più soggetti rispetto ai caucasici. Inoltre, in Gran Bretagna la fascia più a rischio è quella tra i 16 e i 24 anni.