E’ tornato a parlare, Sorel Mizzi, e lo ha fatto con una sorta di lettera aperta, un “j’accuse” tanto lungo quanto interessante, nel quale puntualizza il proprio punto di vista e che certo non mancherà di far discutere.
Nonostante sia impegnato all’EPT di Vilamoura, il canadese non ci sta a fare da bersaglio, e cogliendo l’occasione per questa nuova accusa che gli è stata mossa, ripercorre la sua storia pokeristica degli ultimi tre anni, con nuovi tasselli che completano il mosaico.
In sintesi, Mizzi da un lato sostiene che anni fa la politica delle poker room – e l’etica in generale nel poker online – era diversa, ed alcune delle pratiche che oggi sono duramente stigmatizzate allora erano maggiormente tollerate, almeno finquando lui non è stato "la goccia" che ha portato al cambiamento, ed anche nella community dei giocatori online la posizione su certi temi era differente.
D’altro canto, circa l’ultimo scandalo che lo ha investito, Sorel torna a dire che quella conversazione che è stata riportata su 2+2 non è mai avvenuta, in quanto “collage” di varie discussioni con più persone, un montaggio creato ad arte per screditarlo. Ma andiamo con ordine.
Nell’ottobre del 2007, Sorel Mizzi viene bannato da Full Tilt Poker assieme a Chris Vaughn, per aver “comprato" l’account di quest’ultimo mentre era deep in un torneo, il Million Dollar guaranted che Sorel Mizzi aveva vinto per circa 200.000 dollari. Cifra che venne poi confiscata.
Su questo punto, il canadese ha un’idea molto precisa: “Ciò che nel 2010 è palesemente contro le regole, nel 2007 era spesso assai più tollerato. Il mio caso non è stato isolato, ve ne sono stati altri esempi precedenti, io sono stato un capro espiatorio, che doveva pagare per fare da monito anche a tutti gli altri, in quanto giocatore in vista ed il cui ban avrebbe avuto ampio risalto nei vari forum di poker e tra i giocatori in generale”.
Sorel Mizzi sottolinea come, prima di questo fatto, il regolamento di Full Tilt Poker prevedesse in questi casi una sospensione del proprio account e l’azzeramento dei Full Tilt Points accumulati. Nient’altro.
Soltanto alcuni mesi dopo lo scandalo di Sorel Mizzi le regole furono inasprite, prevedendo il ban permanente e la confisca del denaro presente sui conti incriminati: “La realtà è che nel 2007 il poker online era ancora giovane – sottolinea Mizzi – e le stesse poker room non avevano le idee ben chiare su alcuni possibili problemi. Non credo che, allora, fosse evidente che ciò che feci fosse contro le regole o eticamente scorretto”.
Sorel Mizzi decide quindi di continuare a giocare su Full Tilt Poker, utilizzando degli account “anonimi”, e specificando di non averne mai usato più di uno durante un torneo: “Durante il mio periodo di ban permanente su Full Tilt Poker, ho comunque giocato dietro ai nickname di “Spivvy”, “Papagreggio”, “Garfield25”, “Yogiblair” e “Tiptronic”. A partire dal febbraio 2010 ho smesso, sia perché adesso mi dedico ai tornei live, sia perché non trovavo giusto che loro non sapessero chi fossi, mentre io sapevo chi erano loro”.
Nel 2008, altro scandalo, questa volta su PokerStars. Sorel Mizzi è iscritto ad un torneo di Pot Limit Omaha delle WCOOP, ma deve prendere un volo da Barcellona a Londra, e così chiede ad un amico di iniziare il torneo al suo posto, fintanto che lui non è in albergo. La cosa viene fuori, e Sorel Mizzi viene bannato per tre mesi.
Con una reputazione compromessa a causa di questi fatti, per i quali il giovane pro ritiene di essere stato punito fin troppo, il nuovo scandalo che proviene da una conversazione pubblicata online da un anonimo utente su 2+2.
Questa la spiegazione di Sorel Mizzi: “Ricordo di aver parlato di quegli argomenti con più persone, ma mai allo scopo di fare qualcosa di illegittimo. Quello che è stato fatto è un abile lavoro di montaggio, con l’obiettivo di screditarmi, o magari di ottenere qualcosa da me”.
Per il canadese, infatti, la tempistica con cui questa conversazione è stata pubblicata fa riflettere: “Questo dialogo risalirebbe a due anni fa, perché renderlo noto soltanto adesso, se lo scopo era quello di mettere in guardia la community, perché aspettare così tanto? Quest’anno è il migliore della mia intera carriera, ed è il momento ideale per rovinare ulteriormente la mia reputazione, se qualcuno ha intenzione di farlo. Invito chi abbia postato quella conversazione a rivelarsi e dire chi sia, così come PokerStars e Full Tilt Poker ad indagare su queste accuse, perché sono infondate”.
Infine, Sorel Mizzi conclude la sua lunga verità con un’amara postilla: “So che c’è chi voglia vedermi punito per gli errori che ho commesso, ma credo che questo sia già avvenuto ampiamente. Spero che adesso qualcuno si renda conto di quale fosse lo stato del poker online nel 2007, e che le mie idee di allora non sono le stesse di adesso, dal momento che le regole sono cambiate ed io sono più maturo”.
Pura dinamite insomma, quella di Sorel Mizzi, che certo se non chiarisce ancora l'intera vicenda aggiunge frammenti preziosi, che potranno essere certamente utili quando le poker room andranno ad appurare da che parte sia la ragione.