Filippo Candio è già a Las Vegas in attesa del grande evento del 6 Novembre quando si giocherà il titolo mondiale al Rio Casinò. Oltre alla famiglia, sono con lui il pro di Sisal Poker Team, Gabriele Lepore e Flavio Ferrari Zumbini dopo un interminabile viaggio durato un giorno.
La collaborazione è stata annunciata ufficiosamente la scorsa settimana e la gradita novità dell'ultima ora è che anche Claudio Rinaldi raggiungerà il clan azzurro. Flavio Ferrari Zumbini ha annunciato l'arrivo: "Las Vegas: 24 ore interminabili di viaggio ma ora sono proprio contento ed elettrizzato per tutto ciò che ci attende!". Con i tre amici, Filippo si manterrà caldo al tavolo verde e preparerà l’evento della vita, analizzando e studiando nei minimi particolari gli avversari; lavoro che è già stato in parte fatto, in questi lunghi mesi di attesa, nella sua amata Sardegna.
Le presenze di Lepore, Zumbini e Rinaldi però non sono casuali. Diciamo che i tre players lo aiuteranno ad allenarsi e a preparare nei migliori dei modi la sfida mondiale, sostenendolo soprattutto sotto il profilo psicologico.
Filippo però rifiuta in modo categorico di voler parlare di allenamenti e preparazione: già in estate ha smentito più volte la notizia del possibile ingaggio di un coach. Nulla di tutto questo. Con gli amici affronterà alcune sessioni mirate di allenamento e la loro vicinanza potrà aiutarlo ad arrivare al 6 Novembre con uno stato d’animo sereno: “In questo periodo ho cercato di evitare il pensiero del Final Table il più possibile. So che è scorretto pensarci troppo e quando qualcuno mi chiede come mi sto preparando cerco di evitare il discorso. La verità è che io, come giocatore di poker, non mi sto preparando per quel singolo e così importante evento, ma sto cercando di sfruttare l'occasione per diventare un giocatore più forte e completo a 360 gradi”. E’ la parte iniziale del lungo messaggio che ha lasciato a tifosi e giornalisti sul suo account di Facebook poco prima della sua partenza per gli Stati Uniti: sul social network sono tantissimi i tifosi che seguono le sue vicende ogni giorno e Filippo li aggiorna con puntualità.
Queste parole però non devono ingannare, perché il player cagliaritano ha avuto sempre un approccio metodico al gioco, quasi scientifico. In estate, prima delle World Series si è dedicato in maniera maniacale allo studio dei players americani sia al video che consultando le statistiche su internet. Ha approntato studi matematici approfonditi e simulazioni di gioco. Ma gli eventi ‘minori’ delle WSOP si sono rivelate terreno minato per il ragazzo di Cagliari che in ogni torneo partiva in quarta e poi si perdeva nel momento decisivo, compromettendo tutto in una giocata.
Anche nel cash game le cose non stavano andando come programmato: una sera – ha rivelato Filippo in questi giorni – ha affrontato una sessione al Venetian con 2.000$. Nel volgere di poco, il giocatore italiano si è trovato con uno stack di 23.000$ ma in una giocata ha perso quasi tutto. L’episodio è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Così si è fermato e proprio in Nevada ha iniziato una preparazione rigida (anche sotto il profilo atletico) al Main Event. Da lì è iniziato il sogno.
“Non posso negare – afferma Candio - che comunque l'idea ogni tanto mi assale e che a volte sento mancare il respiro al pensiero del 6 Novembre. Allora rifletto, ripenso alla mia vita in generale e al futuro. In ogni caso, mi sento molto più maturo di un tempo e penso di poter giocare la mia gara fino in fondo anche perché onestamente non temo di essere della partita, anzi, fosse stato per me quel tavolo si sarebbe potuto giocare il giorno dopo quel day8 durato quasi 20 ore. Sono contento di avere avuto la testa per gestire questo periodo nel modo migliore senza perderla ed essere rimasto con i piedi per terra, perché penso onestamente di avere ancora infinitamente da imparare”.
“Tra pochi giorni – continua Filippo - siederò là dove prima di me tanti super duri della storia hanno giocato e vinto: Stu Ungar, Doyle Brunson, Johnny Chan, Phil Hellmuth. Mostri sacri della storia. Personaggi dei quali è inutile stare a criticare la tecnica di gioco: se il poker oggi è riconosciuto come una disciplina d'abilità è grazie a loro”.
La sua partenza per Las Vegas è anche l’occasione per ripercorrere le tappe della sua carriera: “Prima del Main Event, in estate, si valutava con gli amici Flavio Ferrari Zumbini, Claudio Rinaldi, Alessio Isaia e Gabriele Lepore che prima o poi un italiano avrebbe dovuto raggiungere il final table e diventare un November Nine. Ed eccomi qui, partito dalla Sardegna nel 2007 per giocare a Sanremo il mio primo tavolo finale e della mia vita, dove arrivai sesto. per poi seguire una strada del tutto mia, attraverso qualche rottura economica di inizio carriera, ovvia e inevitabile, data la poca esperienza e la poca cultura del tempo in quanto a gestione del bankroll. Il segreto è aver saputo apprendere tutto quello di buono che vedevo negli altri giocatori, lo studio continuo e il non arrendermi mai, oltre alla scoperta del cash come main game”.
“Ricordo ancora la frase di un tassista la prima volta che sono andato a Las Vegas: gioco duro il poker, ogni giorno devi ricostruire tutto da capo, perché un giorno nel poker dura un anno”. Infine fa una previsione rosea per il poker azzurro: “l'arrivo degli italiani in questo gioco, sancirà un cambiamento a livello mondiale, e a mio parere, nel giro di qualche anno, avremo anche noi i nostri Phil Ivey e Tom Dwan. Anche se probabilmente non sarò io, potrò un giorno guardare indietro e ritrovarmi soddisfatto, perché se tutto questo un giorno esisterà, sarà stato anche grazie a me. Il futuro è nostro!”.
“Drive On” fa una promessa a tutti i suoi fans: “Il 6 Novembre il sottoscritto cercherà di portare in Italia questo braccialetto con il titolo di campione del Mondo. Nella speranza che tutti si rendano conto che la quella del giocatore di poker è una libera professione!”.