Howard “The Professor” Lederer torna a parlare dell’ingresso di Erik Seidel e Dan Harrington nella Hall of Fame e lo fa con cognizione di causa: è cresciuto nei lontani anni ’80 al mitico Mayfair Club di New York insieme ai due amici: “mi devo complimentare per la loro nomina”. L’argomento potrebbe sembrare – all’apparenza - noioso ma il Professore di Full Tilt Poker coglie l’occasione per svelare alcuni retroscena interessanti della storia moderna del poker: da Chip Reese a Phil Ivey.
“Erik e Dan rappresentano i miei migliori amici nel poker. Giocavamo insieme nel vecchio Mayfair. Ogni giorno, a metà degli anni ’80 combattevamo l’uno contro l’altro; tutti e tre sognavamo di lasciare un segno indelebile in questo grande gioco”. Un luogo mitico e affascinante il club newyorkese: “E’ il locale privato dove si è svolto il gioco più duro della storia del poker. Una scuola eccezionale. Sia Erik Seidel che Dan Harrington hanno battuto record su record e chi ama il poker dovrebbe essere felice che siano stati insigniti di questa onorificenza”.
Howard però è onesto nella sua analisi: “Se guardo la lista dei candidati e mi chiedo non posso dire che la giuria abbia votato il migliore, il più forte. E’ un’analisi obiettiva. E non penso che sia semplice trovare un argomento a favore di Erik o Dan. Tutti coloro che hanno seguito il poker - anche casualmente - nel corso di questo decennio, sanno che è Phil Ivey il migliore: ha vinto otto braccialetti, un titolo WPT, altri tornei prestigiosi ed ha dominato il gioco cash ad altissimi livelli, sia live che online”.
Come dare torto al Professore? “Se volete cercare un altro giocatore così dominante nella storia, sia nei tornei che nel cash game, dovete andare indietro di 30 anni fa, quando Doyle Brunson faceva il bello ed il cattivo tempo”. Howard prova ad analizzare l’eliminazione di Phil: “Perché allora escluderlo? La risposta sembra chiara: non era il momento giusto. Se si considerano altri sport come il baseball ed il football, ogni giocatore ha diritto di entrare nella Hall of Fame solo quando sono passati cinque anni dal termine della sua carriera. Questa regola dà modo agli elettori di assicurarsi che l’atleta non abbia ripensamenti ed inoltre, la giuria può pesare con distacco la storia dei candidati. Nel poker non è possibile, difficilmente i top players mollano il colpo. Doyle Brunson continua a giocare ancora molto bene”.
“L’ingresso di un giocatore nella Hall of Fame dovrebbe essere per lui un’occasione speciale, in vista di una particolare ricorrenza. Anche nel poker come negli altri sport, l’entrata nella PHOF deve rappresentare un momento di riflessione sulla carriera di un grande giocatore. C’è una ragione per la quale non era ancora giunto il momento di Phil Ivey nel 2010: Chip Reese è stato nominato nel 1991 all’età di 43 anni ed è stato il più giovane membro con un ampio margine rispetto agli altri eletti. Chip era considerato dai suoi colleghi il più forte player di cash game della storia. E’ stato un onore giocare contro di lui”. Per la cronaca Phil Ivey ha solo 34 anni…
Lederer svela un retroscena: “Pochi giorni dopo la sua candidatura, ho avuto l'opportunità di parlare con Phil Ivey e lui si chiedeva se era così in declino a tal punto da essere nominato nella Hall of Fame. Non voleva offendere gli elettori ma lui sente che la sua carriera è appena all’inizio e questa – scherza Howard – è senza dubbio una prospettiva catastrofica per noi, ma probabilmente reale. Mi ha detto senza mezzi termini che lui non vuole essere eletto ad un’età più giovane di Chip. Ha giocato per anni con Reese e sa quanto ci tenesse a questo record”.
Il tono del guru di Full Tilt Poker si fa polemico: “Non ha senso nominare un giocatore quando non è ancora giunto il tempo della sua elezione. Con la candidatura anticipata di giovani players si crea l’effetto opposto. In questo modo i migliori vengono respinti per anni dalla giuria e non è giusto. Ed è anche motivo di imbarazzo per gli elettori. Prima dei 40 anni nessun giocatore dovrebbe essere candidato”.