L’avventura in terra spagnola, per l’EPT di Barcellona, non è stata troppo fortunata per il nostro Nicola “DeeJay” De Vita, assopokerista doc e stimato coach di Pokermagia. Nonostante una buona partenza già dal primo livello di gioco, il suo Day 1 si è chiuso con un duro testa a testa contro il campione Carlos ’El Matador’ Mortensen.
“Appena mi sono seduto ho avuto subito l'impressione di essere stato fortunato: il mio tavolo sembrava abbastanza facile e c'era solo un player - che non conoscevo - con la toppa PokerStars Pro seduto a due posti di distanza sulla mia destra. Tutti gli altri mi parevano abbastanza passivi, e non nascondo che la cosa mi facesse molto piacere. Inizio comunque subito alla grande: apro di 250 da late position con coppia di 10, il giocatore dal grande buio mi 3-betta fino a 700 ed io decido di chiamare. Sul flop 8 7 5 , lui c-betta per 1000 ed io opto ancora per il call. Il turn è un 4 e l’oppo spara una second barrel da 1.500.
A quel punto, non so perché, ho avuto l’impressione netta di stare davanti, e che lui avesse soltanto un progetto. Sarà stato per il suo modo di mettere le fiches, oppure per il fatto che il pot era di 3.500 e lui aveva fatto così poco, che decido di effettuare un min-raise. I motivi erano due: fargli pagare tutte le carte che al river potessero ancora battermi ed evitare che potesse poi puntare forte al river. Era un modo per comprarmi uno showdown a basso costo. Così rilancio per 3.500 e lui chiama all’istante.”
"Il river 2 poteva riservare brutte sorprese, ma lui fa check ed io lo stesso, non essendo più tanto convinto di portarmi a casa il piatto. Invece, quando il dealer chiama lo showdown, io mostro TT e lui getta le carte velocemente nel muck.”
Il momento magico per Nicola continua anche qualche mano dopo: “Apro per 225 da UTG con AA, su bui 50/100, e chiamano un avversario da middle position ed un altro dal Big Blind. Il flop è K 2 7 rainbow e vado di continuation bet per 375, che entrambi vedono. Con due call sinceramente non mi sentivo tanto sicuro, anche perché di draw non ne vedevo e pensavo ci fossero molte small pocket pair nei loro range di mani. Ma al turn scende un Asso e… bingo! A quel punto ero contento, e vado con una second barrel da 1.025 sperando di trovare action da parte di qualcuno. Il player da middle position chiama mentre l’altro folda. Il river è infine un 9 e betto 2.450 sperando in un suo call, anche se la mia azione era stata abbastanza forte. Mentre sto pensando, lui re-raisa per 6.500! Vuoi vedere che l’avevo pescato con una mano come 22/77?
Non volevo - continua - pensare troppo, altrimenti se esageravo e poi rilanciavo di nuovo lui poteva mangiare la foglia, però ero veramente indeciso sulla size di puntata: potevo pushare diretto per 30.000, ma non ero sicuro che potesse chiamare. Potevo anche fare un mini-raise per 13.000, ma se aveva veramente settato potevo guadagnare qualcosa di più. Dovevo dargli la possibilità di rimanere con poco più di 10.000, perché con quello stack il suo torneo era ancora giocabile. Alla fine decido di 3bettare a 17.000: lui pensa infinito (circa 5 minuti) ed poi decide per un sofferto fold. Dopo la mia eliminazione sono venuto a sapere da un giornalista che lui aveva dichiarato di avere 77. Nice fold!”
Al secondo livello le cose per Deejay sembrano mettersi molto bene: al river chiude infatti un progetto a colore e si aggiudica qualche altro piatto uncontested terminando il terzo livello a quota 51.000. Successivamente perde due mani marginali contro il Pro di PokerStars e dal terzo all’ottavo livello diventa una tragedia: “Ero rimasto con 45.000 solo facendo qualche squeeze. All'ottavo livello non avevo margine di azione, in quanto il giocatore alla mia sinistra era short. Con 13.000 di stack, su bui 400/800 e ante 75, dopo un rilancio standard tra 1600 e 2.000 se 3-bettavo light mi sarei trovato committed al suo push, e sinceramente l’idea non mi piaceva affatto”.
Proprio all’ottavo livello però succede di tutto: “Alla mia destra si è seduto Carlos Mortensen. In una prima mano apre da cutoff ed io mi ritrovo con a j : faccio un re-raise e lui folda. Poi, da UTG, il giocatore che aveva foldato il set nel primo livello (short con circa 25.000) mette al centro del tavolo 1.800. Io sono sul bottone con 99 e decido per il call. Sul flop K 7 7 rainbow lui c-betta di 2.200 ed io ci penso un po’ perché quello non era uno dei migliori board su cui chiamare. Faccio comunque call e sul turn liscio lui spara una second barrel ed io opto per un prudente quanto salutare fold”.
Arriviamo dunque alla mano decisiva: “Il Pro di PokerStars apre di 1.800 da middle position, Mortensen da hi-jack si appoggia ed io dal cutoff 3-betto a 6.500 con AQ. L’original raiser folda mentre Carlos decide di chiamare. Flop: k 10 7 , lui fa check ed io decido di andare in c-bet e metto nel piatto 6.600. Lui pensa per diversi minuti, poi mini-raisa per 12.600. A quel punto faccio il mio più grande e fatale errore del torneo: avevo a , quindi 4 outs per il nuts più un backdoor flush draw, e supponevo erroneamente di avere anche un po’ di fold equity. Invece era evidente anche ad un principiante che lui non avrebbe mai foldato con ancora 22.000 chips dietro. In sintesi decido di andare all in, lui chiama subito mostrando 77 e il mio torneo finisce così. Ho soltanto un po’ di rammarico per non aver visto carte per quasi 5 ore; ero abbastanza fiducioso sul fatto che con quel tavolo avrei potuto chiudere davvero bene il Day 1”.