Barbara Beltrami per 6 anni ha diretto PokerStars Italia, risultando una delle country manager più longeve del settore: alla fine la room dalla picca rossa è stata l’unica a crescere nonostante la crisi che ha colpito il settore. Per questo motivo il suo addio ha sorpreso, anche se a Malta (dove ha sede Rational Group) i rumors si rincorrevano da mesi. Ed in questa intervista Barbara fa un bilancio su questa lunga storia, iniziata nel 2009.
Iniziamo dalla fine. I numeri dicono che sotto la tua gestione, PokerStars.it è diventata la quinta room mondiale per traffico al mondo nel 2013 ed ora al settimo posto. Hai deciso di lasciare, perché oramai tutti i risultati possibili erano stati raggiunti?
Non è vero. Non tutti i risultati possibili sono stati raggiunti. Il lancio degli Spin & Go e altre attività, testimoniano che c’è ancora molto da fare e che il poker è un mondo tutt’altro che finito. Il mercato e PokerStars continueranno a crescere.
Quindi ci sono altri fattori che ti hanno spinto all’addio?
Il motivo è totalmente personale, ho sentito la necessità di cambiare radicalmente stile di vita, soffrivo il lavoro alla scrivania, pur essendo consapevole che PokerStars sia una delle migliori aziende, che pone grande attenzione ai propri dipendenti. Fare il manager in queste aziende, vuol dire essere sempre sotto pressione. Dopo tanti anni avvertivo il desiderio di fare qualcosa di più creativo e attivo a livello fisico, con maggiore senso di libertà. Penso di aver lasciato al momento giusto.
Sono stati 6 anni nei quali il poker online italiano ha visto alternarsi molte fasi.
A me sembrano passati 20 anni, non 6. E’ stato un onore lavorare per un’azienda leader del settore. Alla fine ho vissuto questa evoluzione da una posizione privilegiata, con la nascita del poker nel nostro paese. E’ stato un percorso lungo, nel quale sono successe tante cose. Dal boom iniziale che nessuno aveva previsto…
Alla vigilia, non tutti erano ottimisti.
Ricordiamoci che nel 2008 le previsioni erano più conservative, ma ci fu un vero e proprio boom dopo pochi mesi.
Secondo te quali sono stati i fattori che hanno spinto il poker online ad ottenere un successo del genere in modo così repentino?
Vari motivi. Il primo senza dubbio è la mancanza di concorrenza. In Italia c’era solo un gioco regolamentato: il betting sportivo online che, per ragioni di palinsesto ed altri motivi, non aveva un forte appeal e doveva convivere con una rete terrestre avviata da anni. Il secondo fattore di crescita è stato il fatto che gli operatori avevano investito molto, con pubblicità mirata e una comunicazione molto forte. Questo motivo ha attratto anche i media che vedevano nel poker un nuovo settore “redditizio” ed attrattivo.
I media generalisti sembravano quasi “conquistati” da questa nuova moda.
Si, al tempo vi era solo la formula del torneo. Il buy-in massimo era di 100 euro e i Monopoli lo avevano riconosciuto come uno skill game. C'era un clima diverso, meno avvelenato. Volendo, con pochi euro, gli appassionati potevano divertirsi per parecchie ore.
Un ricordo in particolare?
Sanremo 2009, il primo EPT dopo il lancio di PokerStars.it. Tutti i telegiornali parlavano di questa moda del poker in termini positivi, l’atmosfera era diversa. Questo boom ha incentivato l’apertura di centinaia di rooms e l’ingaggio di parecchi poker pro. Tutti vedevano nel poker la gallina dalle uova d’oro.
Quando è iniziato il declino?
Il punto di svolta per il mercato dell’online è stata - a mio avviso - la regolamentazione dei nuovi giochi come il cash game e i casinò. I casinò games hanno cannibalizzato il mercato. Le slot hanno dato un bel colpo al poker. C’è anche un altro motivo: la crisi generalizzata. Nelle tasche degli italiani ci sono meno soldi.
Dal punto di vista degli operatori cosa è successo?
Molti si sono accorti che fare soldi con il poker non era e non è così semplice. L’entusiasmo è diminuito, con un calo della liquidità drastico per l’uscita di molti operatori. Altri hanno puntato tutto sul casinò, perché il poker era un prodotto complesso da gestire.
In questo contesto, PokerStars è riuscita ad allargare le proprie quote di mercato.
Ha mantenuto i propri volumi, è stata fedele alle strategie ed ha continuato ad investire nel poker con le sue politiche marketing.
Nella seconda parte dell’intervista parleremo del modello dei mercati regolamentati e del futuro delle sponsorizzazioni nel poker.
Fine prima parte – continua
Leggi seconda parte dell'intervista