L’accordo per la cessione di Full Tilt Poker alla cordata di Bernard Tapie è cosa fatta (sembra che sia stato sottoscritto il contratto quadro di vendita nella giornata di martedì 24 gennaio) ma, come un fulmine a ciel sereno, Chris Ferguson (maggiore azionista della red room) pare abbia puntato i piedi, secondo quanto rivela il sito Subject Poker. Il player californiano ha fatto delle richieste precise in termini monetari. Per capire la delicata questione è meglio fare un passo indietro.
Il portale statunitense ha pubblicato nel dettaglio i movimenti di alcuni conti bancari intestati ad una società del gruppo ma utilizzati - di fatto - proprio da Jesus. Vi omettiamo i particolari tecnici, il rischio del tilt sarebbe dietro l’angolo ma cerchiamo di fare chiarezza (nei limiti del possibile) nell’ennesima vicenda oscura legata alla crisi finanziaria di quella che era la seconda room mondiale.
Conti bancari
Dall’aprile del 2007, Chris Ferguson avrebbe movimentato 60 milioni di dollari in pagamenti vari, attraverso più conti intestati a Pocket Kings Ltd. Prima del black-friday, 45 milioni sarebbero stati usati. Dopo il 15 aprile, i manager di Full Tilt Poker avrebbero utilizzato il saldo residuo (circa 14,3 milioni) per altri pagamenti, pare con l’autorizzazione di Ferguson. Nelle ultime settimane Jesus avrebbe però rivendicato queste somme di denaro come sue personali ed, insieme al suo avvocato Ian Imrich (consulente di FTP), ha minacciato più volte di far sospendere l’accordo già sottoscritto con Tapie e che sarà ratificato dal Dipartimento di Giustizia USA.
Account personali
Subject Poker assicura che quei conti erano sotto lo stretto controllo di Ferguson, in modo più o meno diretto. Per esempio, nell’aprile del 2007, avrebbe effettuato diversi trasferimenti di denaro per 1,3 milioni: $ 400mila sui suoi conti personali e $ 900mila ad un account di Pocket Kings. Nel marzo del 2011, $ 600mila sarebbero stati versati sempre sui suoi conti e $ 900mila in un account di PK. Per il portale, negli ultimi quattro anni, 25 milioni sarebbero stati trasferiti direttamente sul suo c/c; molto probabilmente sono i dividendi, contestati dal Doj.
Operazioni dubbie
Vi sarebbero altre operazioni che avrebbero catturato l’attenzione dei bloggers statunitensi: 3,5 milioni inviati al suo avvocato (dei quali 2 milioni rientrati, si presume, nelle sue disponibilità personali), altri 3,5 milioni versati a titolo di prestito agli altri proprietari (Ivey?). Con 10 milioni avrebbe acquisito azioni da altri azionisti e ne avrebbe distribuiti altri 17 milioni ai suoi soci. Vi sono inoltre movimenti che ben poco hanno a che fare con la gestione ordinaria di una room. Subject Poker ritiene che tutte queste operazioni siano state effettuate con l’ autorizzazione di Ferguson e del suo avvocato.
Saldo post black-friday
Nei conti sarebbero rimasti 14,3 milioni di dollari, utilizzati dai manager della società Pocket Kings per le spese correnti, stante lo stato di insolvenza del gruppo. Ed è proprio qui che si è creato l’inghippo perché una fonte, ritenuta credibile dai giornalisti americani, assicura che Ferguson stesso avrebbe autorizzato tali operazioni.
Autogoal?
Ed allora perché Jesus rivendicherebbe quei fondi? A rigor di logica, esistono patti parasociali (o scritture private) esistenti con gli altri soci sulla disponibilità proprio di quei conti. Molto probabilmente ha dato l’autorizzazione per fronteggiare una situazione d’emergenza ma le sue successive rivendicazioni potrebbero risultare un autogol clamoroso, un'ammissione della sua effettiva disponibilità su quei soldi.
Se Ferguson continuerà a pretendere la proprietà, emergeranno molti dubbi sulla gestione finanziaria di Full Tilt Poker. Quei conti erano un canale utilizzato dagli azionisti per distrarre fondi al gruppo? Rivendicarli è un’ammissione indiretta? Ricordiamo che il DoJ ha contestato a Ferguson 25 milioni di dollari ottenuti da dividendi illeciti e come può tollerare che il buon Jesus esca da tutta questa storia con un ‘bonus’ da 14 milioni?
Distrazione fondi
I fondi dei giocatori dove sono finiti? Certo, ci sono stati parecchi ammanchi maturati nella tortuosa e cervellotica rete dei pagamenti negli USA, per aggirare i limiti imposti dall’UIGEA, ma parte dei 300 milioni di dollari rivendicati dai giocatori sono spariti e in meandri ancora misteriosi. Non scordiamoci – secondo le ricostruzioni del Dipartimento USA – che gli amministratori di Full Tilt Poker usavano i fondi della società in modo illecito. In altre parole utilizzavano i soldi dei giocatori per la gestione del gruppo (spese marketing elevate, distribuzione dividendi etc). Pertanto, è ipotizzabile che quei 60 milioni di dollari transitati sui quei famosi conti, non fossero gli utili (derivanti dal rake), maturati legittimamente.
Azioni per 14 milioni
Nella prima bozza di accordo con Tapie, era contemplata l’ipotesi di restituire a Ferguson 14 milioni di dollari in azioni ma il Dipartimento di Giustizia USA si è opposto. Da qui è nato il contenzioso. Ferguson e Imrich hanno richiesto ufficialmente dei resoconti contabili su quei conti. Nel caso contrario sono disposti ad emettere decreti ingiuntivi per far slittare il passaggio degli asset del gruppo dai vecchi ai nuovi azionisti, nonostante siano già stati sottoscritti dei deal.
Minacce
Ad oggi, Ferguson non ha ottenuto i documenti contabili richiesti ma non risulta ancora che abbia dato seguito alle minacce legali, seppur è opinione comune, che gli accordi in essere siano già blindati. Tali azioni però potrebbero far ritardare la messa online del sito.
Accordo con Tapie
Queste minacce velate però sembrano aver indotto la maggioranza dei due/terzi degli altri azionisti ad aderire all’accordo con il DoJ e Tapie. Secondo Gaming Intelligence, martedì 24 gennaio, i proprietari avrebbero accettato in modo definitivo le condizioni di cessione.
Fondi players extra USA
C’è un’altra novità di rilievo: diverse fonti hanno assicurato che 45 milioni di dollari confiscati dal DoJ saranno girati al gruppo di Bernard Tapie per il parziale rimborso nei confronti dei players non statunitensi. Il manager francese dovrà quindi versare 80 milioni al Dipartimento per il rimborso dei giocatori statunitensi, ma ne otterrà in cambio quasi 45.
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