Come un uragano Doyle Brunson è intervenuto ancora una volta nel tormentone di Full Tilt Poker: Texas Dolly ha ammesso di temere un esito negativo della vendita della red room: “io avevo $28.000, Todd $30.000€ e Pam $5.000. Ben 63.000€ della famiglia Brunson sono in grave pericolo. L’affare con Bernard Tapie non è morto del tutto… dove c’è vita, c’è speranza”. In questo modo Doyle ha smentito il racconto fantasioso di suo figlio su Twitter su un ipotetico rimborso ma ha soprattutto gettato ombre sull'operazione di acquisto.
Bernard Tapie non ha perso tempo ed ha dato mandato al suo legale di fare chiarezza sugli ultimi rumors. Così l’avvocato Behn Dayanim è intervenuto smentendo le indiscrezioni degli ultimi giorni che hanno indotto parte della community online al pessimismo: “il gruppo Tapie – afferma il legale – si sta impegnando per rendere effettivo questo affare. Non avremmo speso tempo, fatica e denaro se non ci fosse stato il desiderio di farlo. Io sono ragionevolmente fiducioso sull'esito positivo dell'operazione".
Lo stesso avvocato spiega le motivazioni del silenzio che sta aleggiando sulla trattativa: "anche se non vengono date notizie, questo non significa che alla fine sia tutto fermo, non è così. Ci sono una miriade di operazioni necessarie per rendere effettivo questo accordo. Non possiamo condividere pubblicamente tali azioni”.
C’è chi ha accusato in questi giorni Tapie di aver usato Full Tilt Poker solo per farsi pubblicità al fine di aumentare la popolarità dell’ International Stadium Poker Tour: “Il Gruppo Tapie – afferma Dayanim – ha intrapreso questa operazione solo perché vuole acquisire le attività di Full Tilt Poker. Questa è la reale motivazione dell’impegno importante messo in atto in questo periodo. Stiamo ancora lavorando su molti dettagli: è un affare complicato”.
Rimane il problema dei debiti dei giocatori (Ivey e company) per 19 milioni di dollari secondo quanto sostiene Bernard Tapie: “Non ho nulla – ripete l’avvocato – di nuovo da riferire su questo punto. Stiamo ancora discutendo sull’aspetto dei debiti dei giocatori”. La frase è significativa: è evidente che Tapie non abbia intenzione di rilevare una società con una posta attiva “gonfiata” da crediti per lo più inesigibili. “Rimane un problema, le parti comunque sono fiduciose di poter raggiungere un’intesa. L’accordo doveva essere siglato entro il 29 febbraio ma nessuno vuol gettare la spugna, quindi l’abbiamo esteso di qualche settimana. Da quello che mi risulta non ci sono altri pretendenti oltre Tapie”.
Esprimi la tua opinione sulla delicata querelle Full Tilt Poker!