Vai al contenuto

Giulio Astarita: "cash game con la Francia un disastro... vi dico cosa succederà se gli italiani sfideranno il field .com"

Giulio Astarita è stato poker manager di importanti società di settore del mercato italiano, ad iniziare da Gioco Digitale per passare a PokerStars ed infine a Lottomatica-PokerClub. Ha sempre parlato con sincerità delle potenzialità della liquidità internazionale e mai come in questo momento, molto caldo, può essere la persona giusta da interpellare per capire quali possono essere le dinamiche future del poker italiano ed europeo. L'intervista è da leggere tutta di un fiato perché Giulio, come ci ha abituato, parla in modo molto trasparente e diretto, senza freni, valutando con obiettività pro e contro delle soluzioni in questo momento davanti ai nostri occhi.

astarita-francia
Giulio Astarita per anni ha lavorato per le principali rooms italiane: Gioco Digitale, PokerStars e Lottomatica

In questo Articolo:

Con il voto francese favorevole alla liquidità internazionale, anche il poker online italiano è di fronte ad una scelta difficile e una potenziale svolta epocale. Come valuti il futuro mercato tra Italia e Francia? Che conseguenze potrebbe avere l'elevata tassazione sul mercato del cash game e dei tornei?

Come ho avuto modo di dire sulla mia pagina Facebook, il mercato tra Italia e Francia (e magari, domani Spagna e qualche altro Stato) gioverebbe in realtà a pochi elementi. Sicuramente a qualche giocatore, qualcuno potrebbe persino andarci a perdere dalla fusione – che per la cronaca apre il mondo “liquidità comune” a due operatori al più.

Non dovrebbero essere i francesi ad adeguarsi alla nostra tassazione e non viceversa?

Ma ho sempre considerato che loro (i francesi, ndr) avrebbero adottato il modello nostro, mai il contrario. Quindi anziché essere “meglio di nulla”, come avevo detto sperando in future espansioni, diventa un disastro.

Come valuti il "modello" transalpino?

La tassazione francese è proprio concettualmente sbagliata, ed è quella che avevamo noi fino a pochi mesi fa sui tornei (loro 2% turnover, noi eravamo al 3%). Ma sul cash, i buoni rapporti coi Monopoli di Stato che parlarono con gli operatori evitarono quest’abominio. Ora noi operiamo sul margine (20%). Se ve lo chiedete, si – all’inizio c’era l’ipotesi turnover sul cash. Fortunatamente c’erano teste pensanti sia ai Monopoli che nelle rooms.

In realtà sui tornei la tassazione è equivalente, se non marginalmente migliore in Francia. Un torneo da 9+1 ha la stessa imposta in Italia e Francia. Uno da 1.7+0.3 è persino meglio tassato in Francia. Se invece sei sotto il 10% di rake (ed è il caso degli Spin and go) siamo meglio noi. Quindi sui tornei e sui sit sarà più o meno pari, porterà nuovi player, ingrandirà i prize pool.

Nel cash game?

Sul cash è proprio harakiri. Le rooms non possono reggere una tassazione oltre il 40%; è dato pubblico che la quasi totalità degli operatori francesi sia negativa e ci sono “sospetti” che le stesse Pokerstars.fr e Winamax facciano il loro margine sui soli tornei e sit. Una fusione alzerebbe la rake e non di poco, abbasserebbe le promo ed i VIP system, indebolirebbe il comparto a favore dei soliti casinò.

I giocatori si sono schierati sui social favorevoli solo alla liquidità internazionale (dot com con possibili accordi con UK o Danimarca), 4 piattaforme su 5 attive in Italia sono contrarie al progetto con la Francia. Perché l'Italia continua secondo te a considerare un progetto comune con Parigi?

Razionalmente, è inspiegabile. Sembrerebbe la solita cosa politica dove “per far vedere che stai facendo qualcosa” fai una ca...... Una mentalità fallimentare che in Italia è purtroppo comune in molti casi: piuttosto che non fare nulla e dare l’idea di essere statico, sposi una scelta sbagliata a caso, così puoi dire agli elettori, agli azionisti o semplicemente al tuo capo “eh ma ho fatto questa roba, guarda quanto sono bravo rispetto a Gennaro che non ha fatto nulla”. Magari Gennaro non sarà un genio, ma in questo caso per far vedere stai danneggiando tutti.

Come rimediare ad una situazione paradossale del genere?

E’ evidente a chiunque che dovrebbero essere i francesi ad adeguarsi, non certo noi. Se succede la colpa è sempre e solo di chi avallerà la cosa.

Il dialogo con le istituzioni può essere importante e voi manager potete dare una mano dal punto di vista tecnico, per evitare un danno annunciato anche per il gettito fiscale del settore.

Permettimi una nota: il mercato italiano ha 8 anni compiuti. Ci sono fior di professionisti e manager che hanno gestito, gestiscono e gestiranno room. Ma era così difficile alzare un telefono e chiedere una dannata opinione, o una consulenza più elaborata? Io o diversi miei stimati colleghi ci metteremmo 5 minuti e 2 slide con 4 numeri in croce a far capire che questa proposta fa fare meno tasse già dopo pochissimo tempo e rischia di abbassare il numero di giocatori attivi ulteriormente. A meno che, certo, non sia un modo scientifico per uccidere il poker. Ma non lo penso.

giulio-astarita-domenico-gioffre
Giulio Astarita con il nostro Domenico Gioffré

Con la Francia una soluzione potrebbe essere quella di condividere il field solo per i tournaments, cosa ne pensi?

Che è il caso B vagamente sensato. Come accennato sopra, non ha danni netti sulla tassazione, ingrandisce i field e pur avvantaggiando in maniera abbastanza netta Pokerstars fa bene ai giocatori che potrebbero giocare qualche torneo in più, depositare e giocare anche cash o altri giochi – il caro vecchio “cross sell” che tanto sta caro alle rooms. Quanti dei soldi persi in bet e casinò erano inizialmente pensati da giocarsi per il poker? Non pochi credo.

C'è chi sostiene, forse non a torto, che i giocatori italiani potrebbero essere massacrati sul dot com. Molti dei nostri professionisti giocano già all'estero però per gli amatori potrebbe essere veramente difficile emergere in ambito internazionale. Tu che sei stato manager di poker rooms italiane ed anche di PokerStars magari hai potuto esaminare dei dati al riguardo. Che idea ti sei fatto?

Ho giocato sulle room .com in era pre .it, e quando ho vissuto fuori dall’Italia ho anche avuto modo di giocare in tempi relativamente recenti. Cambia non poco che si parli di Pokerstars o Ipoker o 888. Inoltre una cosa è il cash altra il torneo.

Scopri tutti i bonus di benvenuto

Mi sentirei di dirti che si, in media sul .com sono appena più bravi di noi. Quelli bravi sono davvero bravi e i reg di seconda fascia divorano i nostri top (fatte le dovute eccezioni). Verso il “centro” della distribuzione la cosa è più simile. Fish davvero fish ce ne sono e anche in Italia tutt’ora esistono, o sarebbero attirati dai tornei più grossi.

Un amatore come me è sostanzialmente even ed è in braccio ad una mostruosa varianza, molto più grande col field in crescita. Ma per me è un hobby. Uno che da noi “vivacchia” difficilmente camperebbe su un .com

Come ho avuto modo di dire, quelli che si lamentano che vogliono il .com con fantapost su Facebook, e sono tanti, sarebbero davvero carne morta. Ma proprio morta, in ambito .com. Altro che leggenda del server...

 

Nel caso si dovesse propendere per la liquidità aperta sia con la Francia che con altri partner internazionali, non pensi che bisognerebbe dare tempo agli operatori nazionali di siglare accordi di partnership per adeguarsi al nuovo mercato?

Un periodo di stand still penso ci sarebbe sempre e comunque. Posso immaginare alcuni operatori che da questa situazione uscirebbero molto danneggiati, non faccio nomi ma ci vuole poco per capirlo. Qualcuno se la può cavare anche se concentrato sul mercato italiano dato un posizionamento peculiare. Altri… no.

francia-poker

Quindi ti direi: sarebbe accanimento terapeutico. Lascia il giusto margine di tempo per implementare il tutto (6-9-12-18 mesi che sia) da un punto di vista tecnico, che è un botto di tempo per chiudere eventuali accordi. Se certe rooms non ci sono riuscite per 8 anni, vuoi dirmi che ci riusciranno ora? Chi è abbastanza smart si muove in anticipo sul mercato. Si tiene aperte diverse opzioni. Non dopo, sperando che arrivi qualche improvviso deus ex machina a salvarli senza che lo meritino. Danneggiando in questo modo il mercato, gli operatori ma soprattutto i players che meritano rispetto.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
MIGLIORA IL TUO POKER CON I NOSTRI CONSIGLI