A due settimane dalla decisione della Cassazione che aveva previsto l’applicazione della sentenza ‘Costa Cifone’ solo nei confronti di StanleyBet e di nessun altro bookmaker, la sezione penale del Tribunale di Palermo ha previsto l’archiviazione (quindi non si andrà a processo) per 35 imputati, titolari di CTD (Centri Trasmissione Dati) collegati al bookmaker austriaco Goldbet e difesi dai legali Marco Ripamonti e Valetina Castellucci.
Le persone coinvolte erano state denunciate nell’operazione denominata “Poker 2”, condotta in tutta la Penisola dalla Guardia di Finanza, nell’inchiesta coordinata dalla Procura distrettuale Antimafia di Lecce dal 2008 al 2010.
I due esperti avvocati sono riusciti a convincere il Giudice per le Indagini Preliminari (Gip) a disporre l’archiviazione, seguendo una strategia ben precisa: “era nostra intenzione – spiega Ripamonti in esclusiva per Assopoker - far applicare l’Ordinanza della Corte di Giustizia Europea dello scorso aprile che estende gli effetti della Costa Cifone anche a Goldbet”.
Ricordiamo che l'ordinanza riguardava un centro scommesse di Prato, con la sollevazione della questione pregiudiziale presso la CGE da parte del Tribunale del Riesame della cittadina toscana.
E proprio in forza di questo precedente il Tribunale di Palermo ha disapplicato la recente sentenza della Cassazione (che oltretutto si era espressa nei confronti di un CTD collegato ad un altro bookmaker), in forza di un precedente autorevole come l’ordinanza dei giudici europei (che ha gli stessi effetti della sentenza), e disposto l’archiviazione per 35 imputati.
Questo ennesimo provvedimento, dimostra come nel settore delle scommesse in Italia vi sia sempre maggiore caos interpretativo: in tutti i casi le posizioni di StanleyBet e di Goldbet (ritenuti da giudici europei discriminati nel bando ‘Bersani’ del 2006) paiono diverse rispetto agli altri bookies esteri non autorizzati.
Nel sistema italiano però è azzardato sostenere che vi sia un’interpretazione pacifica dell’attuale normativa sulla raccolta scommesse e un’uniforme applicazione della ‘Costa Cifone’ : pertanto ogni caso – di fatto – fa storia a sé ed ogni provvedimento ha un proprio valore specifico. Uno stato d’incertezza che danneggia tutti gli operatori, ed in particolare, i concessionari che operano con le autorizzazioni riconosciute dai Monopoli.
IL CASO. Il decreto del GIP di Palermo arriva a seguito di un lungo iter giudiziario molto complesso. Nel 2010 la Guardia di Finanza operò una maxi retata in tutta Italia nei confronti di circa 500 agenzie, con 498 persone denunciate, nell’inchiesta coordinata dal 2008 dalla Procura di Lecce.
Inizialmente, competenti per le indagini erano i procuratori salentini ma per 35 persone il fascicolo è stato inviato al Tribunale di Palermo per competenza territoriale. E nel capoluogo siciliano si è arrivati all’ archiviazione in forza della sopravvenuta ordinanza della CGE dell'aprile 2012. Bisognerà capire quale sarà lo sviluppo del procedimento giudiziario per gli altri indagati a Lecce.