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Poker e legge: in Danimarca è del tutto illegale

Jesper HougaardGiocare a poker in completa legalità, senza correre rischi ma anzi potendolo fare sia come svago che eventualmente come professione: questo è quanto hanno sempre chiesto a gran voce i giocatori di tutto il mondo. In Italia, pur con tutte le perplessità del caso per quanto riguarda la sorte del gioco live, questo è possibile attraverso internet e, se anche in questo campo c’è chi storce il naso, si scopre che c’è a chi va molto peggio.

Ce lo spiega in un’intervista Jesper Hougaard, giocatore professionista danese e vincitore fra l’altro di un braccialetto WSOPE.
Secondo quanto dichiarato da Housgaard, in Danimarca il gioco online è formalmente del tutto proibito, ed in teoria la polizia avrebbe la facoltà in qualsiasi momento di confiscare tutti i depositi presenti sui conti dei giocatori, in quanto proventi di attività dichiarata illecita. Ma non è tutto.

A causa di una legge datata 1911, tutti i proventi derivanti da vincite su siti non ubicati nell’Unione Europea sono soggetti ad una tassazione pari al 62% dell’importo guadagnato. Questa norma, una delle tanti leggi finite nel dimenticatoio burocratico ma tutt’ora vigenti, pare sia saltata fuori in modo del tutto accidentale a causa di una controversa operazione di polizia.
In pratica, ad un uomo che viveva grazie a delle sovvenzioni statali è stata rinvenuta in casa la somma di 33.000€ in contanti. Fatto anomalo, se pensiamo che il cittadino in questione avrebbe dovuto versare in condizioni di indigenza. Interrogato sulla provenienza di questa somma, l’uomo ha risposto che quei soldi erano frutto di vincite online grazie al Texas Hold’em: una spiegazione che non ha convinto gli inquirenti. Perché mai un giocatore vincente dovrebbe tenere infatti cifre simili in giro per casa, specie avendo difficoltà a giustificarle a causa della propria condizione economica?

Le indagini non hanno portato a scoprire nessuna attività illegale che spiegasse una provenienza alternativa di quel denaro, ma è stato proprio in questa circostanza che la legge di cui vi parlavamo è uscita dal suo letargo per essere quindi applicata. Con la conseguente confisca del denaro. Nonostante è improbabile che questa norma venga utilizzata capillarmente per dare il via ad una caccia alle streghe che inevitabilmente mieterebbe centinaia di teste, allo stato attuale queste sono le condizioni all’ombra di Copenaghen.

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Una spada di Damocle che pende simile in altri Stati, e che ben spiega la riservatezza di molti giocatori europei circa la loro identità, come è accaduto in maniera lampante nel caso di Isildur1.
C’è del marcio in Danimarca insomma, e se difficilmente leggi di fatto in disuso fermeranno l’avanzata del gioco del poker sia da parte degli appassionati che dei professionisti, evidentemente l’erba del vicino in certi casi è tutto tranne che verde.

 

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