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Poker online italiano in forte crisi? Non tutto…

Il poker online italiano è in forte crisi a causa dei mancati investimenti marketing, per scarso interesse nel gioco o per la crisi finanziaria che sta colpendo il nostro paese? C’è chi sostiene che sia stata solo una moda fugace. Sbagliato! 

Di sicuro diversi aspetti hanno influito negativamente, ma i numeri dimostrano che in Italia si gioca più di quanto possa sembrare, solo che una fetta consistente, frequenta sempre più assiduamente le piattaforme non autorizzate.

Gli analisti americani di PokerFuse e PokerScout hanno pubblicato statistiche che la dicono lunga sulla situazione del cash game italiano

E’ vero che a livello mondiale il poker è in declino sulla rete: dopo il Black Friday sono mancati i “rifornimenti” dagli States e molte compagnie si sono trovate con budget meno consistenti. Ma c’è dell’altro che dobbiamo considerare, per capire quanto il poker sia davvero in crisi.

A livello globale, il mercato internazionale (rete dot com) è calato del 12% in termini di traffico. Il declino del poker italiano legale sembra più grave, almeno a giudicare dalla revenues: -39% negli MTT e -35% nel cash game. I mercati legali di Francia e Spagna non se la passano meglio.

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A Parigi, l’ex presidente dell’Arjel, Jean-François Vilotte, continua a sostenere che la maggior parte dei players si è trasferita sul dot com e i pro si sono trasferiti all’estero, perché per i transalpini, l’offerta interna è poco attrattiva e la liquidità stenta ad essere sostenibile, a causa del famoso "effetto spread" spiegato in questo articolo.

Una situazione simile può essere diagnosticata anche per il nostro mercato, e da alcune statistiche mirate (ad esempio, una piattaforma “estera”, nell’ultimo anno, ha registrato action del 20% superiore rispetto a tutto il mercato .it) si può capire come l’offerta non autorizzata, goda di maggior salute rispetto al poker firmato AAMS.

Urge correre ai ripari, condividere la liquidità con altri mercati (seguendo il modello britannico) per rendere l’offerta più attrattiva (come ha suggerito lo stesso Vilotte per la Francia), perché le statistiche di PokerScout dimostrano che in Italia si continua a giocare e le differenze percentuali (se si considerano i numeri globali e non solo .it) rispetto al passato non sono così vistose come dicono i numeri ufficiali. 

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Editor in chief
Iscritto all'ordine dei giornalisti da più di 25 anni, vivo a Malta dal 2012, laureato in giurisprudenza, specializzato nello studio dei sistemi regolatori e normativi del settore dei giochi nel Mondo e nella comunicazione responsabile nel mercato legale italiano alla luce del Decreto Balduzzi e del Decreto Dignità (convertiti in legge). Forte passione per lo sport e la geopolitica. Fin da bambino, sfogliando il mitico Guerin Sportivo, sognavo di fare il giornalista sportivo, sogno che ho realizzato prima di passare al settore del gaming online. Negli anni universitari, ho iniziato anche il lungo percorso da cronista in vari quotidiani e televisioni. Dai primi anni 2000 ho lavorato anche nel settore delle scommesse e nel 2010 sono entrato nella grande famiglia di Assopoker per assecondare la mia passione per il poker texas hold'em.
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