Harry Reid, leader dei democratici al Senato, ha annunciato che non ci sarà alcuna legge sul poker online negli Stati Uniti nei prossimi mesi. Il parlamentare del Nevada ed il suo staff hanno provato un colpo di mano a sorpresa negli ultimi giorni: volevano presentare un emendamento ad hoc nella prossima manovra fiscale.
Per Reid, legalizzare il poker in rete, a livello federale, sarebbe stata l’occasione per dare occupazione a molte persone e generare nuove entrate per l’erario. Quando però il senatore di Las Vegas ha capito che non c’era un adeguato sostegno politico ha desistito, facendo una veloce retromarcia e ritirando la proposta che doveva essere inserita nella manovra volta proprio a creare nuovi posti di lavoro con sgravi fiscali in ogni settore.
Secondo autorevoli analisti di Washington, il Tax Bill era l’ultimo treno per il poker online negli States, prima delle presidenziali di novembre. Obama, negli ultimi quattro anni si è mostrato molto freddo sul tema mentre i suoi rivali, in primis il repubblicano Newt Gingrich, hanno già dichiarato guerra al gioco su internet. Si prospetta una strada tutta in salita per i pokeristi a stelle e strisce.
Nei prossimi mesi, l’unica osasi per il poker online americano sarà il Nevada. Sono già stati pubblicati i primi regolamenti di gioco e molti casinò hanno presentato domanda per un’integrazione della licenza, con una procedura snella. I residenti e i turisti di Las Vegas potranno giocare tranquillamente su internet ma l’offerta sarà delimitata dai confini statali. I players nel primo mese potranno depositare al massimo $5.000 e saranno monitorati dal Gaming Board. Non sarà inoltre consentito il trasferimento di fondi tra giocatori e le rooms non potranno concedere nessuna linea di credito ai clienti.
Grazie al parere favorevole del Dipartimento di Giustizia sul wire act, anche il New Jersey, l’Iowa e la California stanno pensando di compiere il medesimo passo ma non in tempi brevi. Il poker made in Usa rischia di rimanere una chimera.