Se in Cina, contro ogni previsione, è scoppiata la mania per il poker live, in India presto potrebbe essere legalizzato il texas hold’em online. Si sta parlando di un paese vastissimo, con 1,2 miliardi di abitanti ed un mercato con un potenziale enorme.
La Suprema Corte indiana sta studiando se vi è la possibilità di legalizzare il settore: mercoledì scorso, ha ascoltato le argomentazioni di alcuni legali che rappresentavano società di gaming online locali. E le poker rooms occidentali guardano allo sviluppo di questa vicenda legale con grande interesse: in India il poker sta diventando sempre più seguito e il mercato potrebbe – secondo gli analisti - valere miliardi.
La questione cruciale davanti ai giudici è se i giochi online possono essere considerati di abilità. Come noto, nella maggior parte delle legislazioni europee, il poker è riconosciuto come uno skill game e, di conseguenza, ha buone possibilità di essere autorizzato anche in India, nella sua versione online. Poche speranze invece per i casinò games. Potrebbe essere adottata la medesima soluzione che sta studiando la Russia.
In India sono già autorizzati giochi di pura fortuna come le lotterie e si può anche scommettere live sulle corse dei cavalli.
I mercati asiatici hanno il potenziale giusto per ridare un impulso deciso all’industria del poker online che presenta dati in costante flessione dopo il black friday. Discorso diverso per il live che continua a vivere un boom costante a livello mondiale.
C’è anche l’incognita russa sugli equilibri di settore: da una parte il Governo sta pensando alla legalizzazione, dall’altra Putin ha un piano per rispondere alle sanzioni, messe in atto dai paesi occidentali. Al Cremlino vogliono boicottare le multinazionali europee e statunitensi.
Infine gli Stati Uniti: una volta primo mercato mondiale (non autorizzato) per il poker. Secondo Morgan Stanley, entro il 2020, il gioco online potrebbe essere legalizzato in 20 stati e valere ogni anno circa 5,2 miliardi di dollari.