Un caso di mala giustizia. Un broker finanziario ultra sessantenne originario di di San Piero in Bagno (Forlì), nel periodo tra il 2011 e il 2015 aveva raccolto €9 milioni e 400mila euro dai suoi risparmiatori clienti e si era giocato tutto il malloppo al Casinò di Venezia. In più si era goduto la vita tra viaggi, auto di lusso e altri comfort.
In questo Articolo:
- 1 La storia: la truffa del broker e le perdite al Casinò di Venezia
- 2 I casi di ludopatia e l'importanza del gioco responsabile
- 3 Prima la condanna e poi l'assoluzione dal reato di truffa: i motivi
- 4 Il Casinò di Venezia è stato Multato dal MEF: ecco il perché
- 5 La decisione della Corte di Cassazione sulla multa al Casinò di Venezia
La storia: la truffa del broker e le perdite al Casinò di Venezia
L’uomo, S.V., incassava i soldi in contanti o tramite assegni bancari e bonifici, poi produceva false documentazioni ai propri clienti per provare investimenti mai avvenuti, ingannandoli. Così sono rimasti fregati centinaia di piccoli e medi risparmiatori. L’uomo se l’è goduta alle loro spalle. Ma era considerato un “Mago” della Finanza, nel senso che era bravo a convincere le persone a farsi consegnare i soldi, anche i parenti, come il fidanzato della figlia.
Una sera, per sua ammissione ha perso 70mila euro al casinò. La mattina seguente, il 15 marzo del 2015, non ha più retto e si è presentato al comando della Guardia di Finanza di Forlì, confessando i suoi reati. Purtroppo i soldi erano andati tutti in fumo.
Le fiamme gialle hanno dato vita a una complessa indagine che ha cercato di ricostruire tutti i movimenti finanziari e come truffava i propri clienti, per poi giocarsi tutto al casinò o in shopping vario tra auto di lusso e viaggi. In mezzo ci sono finiti anche alcuni evasori che avevano affidato il loro denaro in "black" al "Mago" della finanza di Forlì I finanzieri hanno aperto altre indagini parallele.
L’uomo - per non farsi mancare nulla - è stato anche condannato per frode fiscale (1 anno e 6 mesi di reclusione ma con la sospensione condizionale della pena) in un'altra indagine parallela.
I casi di ludopatia e l'importanza del gioco responsabile
E' evidente che questa storia sia condizionata dalla forte dipendenza dal gioco d'azzardo dell'uomo di Forlì, del resto la ludopatia è una condizione seria che può avere un impatto significativo sulla vita delle persone e delle loro famiglie.
Il gioco d'azzardo può causare dipendenza e comportamenti problematici per questo motivo è fondamentale praticare un gioco responsabile e riconoscere i segnali di allerta della dipendenza. Chi sta affrontando difficoltà legate al gioco, è consigliabile cercare supporto professionale. Organizzazioni e servizi sono disponibili per fornire assistenza e intervento per chi ne ha bisogno. Ricorda che il gioco deve essere un'attività ricreativa, non un mezzo per fare soldi o sfuggire a problemi personali. E' consigliabile sempre fare puntate di modico valore che siano irrisorie per le nostre disponibilità finanziarie.
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Prima la condanna e poi l'assoluzione dal reato di truffa: i motivi
Ma tenetevi forte perché l’epilogo della storia è sorprendente: il signor S. V. nel 2019 viene giustamente condannato - in primo grado - a 7 anni e 9 mesi per truffa, più una multa di 32mila euro, con l’obbligo di risarcire i 20 clienti truffati che si erano costituiti nel processo penale come parte civile. Non è finito in carcere perché l’avvocato difensore ha presentato appello immediato.
La tesi difensiva era volta a dimostrare che la forte dipendenza dell'uomo al gioco aveva condizionato le sue azioni. Una tesi però non accolta dai giudici di primo grado.
Nel 2023 però arriva il colpo di scena: S.V. è uscito indenne da tutta questa storia. Il reato di truffa si prescrive in 7 anni e mezzo e così, avvalendosi della prescrizione, è riuscito a ottenere una sentenza di assoluzione (sono passati oltre 8 anni dalla sua auto-denuncia nella caserma della Guardia di Finanza del 2015). La Corte d’Appello di Bologna ha riconosciuto la scadenza dei termini di prescrizione.
Sono stati prosciolti (essendo chiamati in solito) anche gli Istituti Bancari co-responsabili (Banca Consulia-Ipibi, Monte dei Paschi di Siena e Banca Fideuram) grazie alla prescrizione dell’imputato principale. Non essendo lui responsabile non lo sono neanche gli istituti di credito in solido, una vera beffa per i risparmiatori truffati.
S. V. ha truffato tutti ma non si è fatto un giorno di carcere. Oggi ha 69 anni l’uomo ed è in cura in una comunità a causa di una grave malattia.
Oltre ai poveri risparmiatori, l’uomo ha riciclato denaro di evasori che gli avevano affidato il denaro cash frutto proprio di schemi di evasione fiscale. Dalla sua confessione sono scaturiti altri filoni d’indagine da parte della Guardia di Finanza.
Il Casinò di Venezia è stato Multato dal MEF: ecco il perché
In mezzo a questa storia è finito anche il Casinò di Venezia che è stato accusato di non aver rispettato le procedure e le normative antiriciclaggio per la somma di 3,6 milioni di euro.
L’uomo che ha architettato questa truffa non si è quindi fatto un giorno di carcere ed è uscito assolto, ma l’aspetto singolare di tutta questa vicenda riguarda il fatto che il Casinò di Venezia sia stato multato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) per mancata segnalazione all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli delle operazioni sospette del broker. Multa anche per il responsabile dell’antiriciclaggio della sala da gioco veneta. La multa è stata di 250mila euro per entrambi.
Si tratta di una questione molto delicata perché riguarda l’obbligo di segnalazione per tutti i casinò legali e tutti gli operatori del gioco.
La decisione della Corte di Cassazione sulla multa al Casinò di Venezia
Il Casinò di Venezia ha presentato ricorso contro la multa ma è stato condannato sia dal Tribunale di Roma e la Corte d’Appello della capitale. Il ricorso è stato rigettato dalla Corte di Cassazione (cioè il Casinò dovrà pagare la multa). Ecco la motivazione che è molto interessante per gli obblighi antiriciclaggio degli operatori di gioco:
“L’obbligo di segnalazione di operazioni sospette nasce dall’operazione e non richiede che si abbia la certezza del compimento di un reato a monte e della finalità di riciclaggio dell’operazione” e, nel caso specifico, “la condotta del cliente del casinò nella fattispecie è stata ritenuta tale determinare oggettivamente l’obbligo di segnalazione visti gli elementi di sospetto o di anomalia complessivamente considerati.
Peraltro, l’apprezzamento circa le 'caratteristiche, entità, natura' dell'operazione che, 'tenuto conto anche della capacità economica e dell'attività svolta dal soggetto cui è riferita", inducono a ritenere "che il danaro, i beni o le utilità oggetto' dell'operazione possano 'provenire dai delitti previsti dagli articoli 648-bis e 648-ter c.p." attiene ad un giudizio di fatto che, in quanto tale, non è sindacabile da questa Corte se non nei ristretti limiti previsti dell’omesso esame di un fatto decisivo oggetto di discussione tra le parti ex art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c., o per violazione di legge”.
La Cassazione ha invece cassato per la parte che riguarda le spese di legittimità del ricorso e rimandato la decisione alla Corte d’Appello di Roma.
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