Stanotte, come un fulmine a ciel sereno, è arrivato lo storico e sorprendete annuncio della vendita delle World Series of Poker per 500 milioni di dollari, messi sul piatto a Caesars Entertainment (in verità la sua costola Caesars Digital) dal gruppo NSUS (GGPoker).
In questo Articolo:
- 1 Il motivo della vendita delle World Series of Poker
- 2 Per 20 anni le WSOP rimarranno a Vegas nelle proprietà Caesars
- 3 Caesars: le proprietà tutte negli Stati Uniti
- 4 Come è nato e peggiorato il debito di Caesars
- 5 Perché il poker è visto come un “business americano”
- 6 Quanto guadagnano le WSOP? Il prezzo di vendita è conveniente?
Il motivo della vendita delle World Series of Poker
In molti si stanno domandando (sia a Las Vegas che nel mondo del poker) perché venderle dopo tutti i record battuti negli ultimi due anni?
Le ragioni sono diverse e la prima e più superficiale è che Caesars Entertainment è una delle società di casinò più prestigiose ma anche indebitate nel mondo, con i suoi oltre 12,4 miliardi di dollari di debiti (dato aggiornato al 30 giugno 2024).
Dal board di Caesars – in queste ore – sono trapelate dichiarazioni esplicite che i 500 milioni (250 milioni cash più altri 250 milioni pagabili in 5 anni) serviranno per pagare una parte di debito, in modo anche da rassicurare creditori, investitori e banche che il piano di risanamento è in atto. Ricordiamoci anche della recente vendita del Rio Casinò.
Sappiamo che uno dei problemi principali è proprio il pagamento di ingenti interessi che maturano sul debito e, che nel 2015, aveva costetto la “vecchia” Caesars Entertainment a presentarsi in tribunale per una procedura di bancarotta.
Poi c’era stato lo spin off (che aveva salvato la società in barba ad alcuni debitori) e nel 2020 la vendita a Eldorado Resorts della famiglia Carano che è diventata l’azionista di maggioranza.
Per 20 anni le WSOP rimarranno a Vegas nelle proprietà Caesars
C’è da dire che i termini dell’accordo sono molto favorevoli, considerando che Caesars ha ottenuto che le prossime 20 edizioni (ovvero da qui al 2044) le WSOP saranno sempre ospitate nelle proprietà del gruppo.
E forse è sempre stato questo il vero obiettivo perché alla fine dei conti il vero business per la catena di casinò e hotel più famosa degli States è sempre stata quella di guadagnare con il casinò (nelle sale adiacenti) e con i servizi (ristoranti, hotel, ospitalità per le famiglie dei giocatori). Un evento come quello delle WSOP riempie le sale da gioco, in particolare durante le pause dei tornei.
Quindi è un accordo molto favorevole a Caesars, anche perché i casinò del gruppo saranno autorizzati a sfruttare i diritti d’immagine del brand WSOP.
Caesars di fatto non ha mollato l’osso. Gli effetti di questa vendita si sentiranno più nel lungo termine.
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Caesars: le proprietà tutte negli Stati Uniti
Ma non è solo per una questione quantitativa del debito che ha indotto Caesars a vendere le WSOP, o almeno presumo. Dopo l’acquisizione della famiglia Carano nel 2020, le proprietà tra casinò e hotel negli Stati Uniti del gruppo di Reno sono più di 50 e sono tutte (o quasi) concentrate in un unico mercato. Se già nel 2015, quando la società era vicino al fallimento, si parlava di un’elevata concentrazione degli investimenti in un un’unica area (Nord America), oggi con 50 proprietà, difficilmente Caesars riuscirà mai a adottare una strategia di diversificazione efficace nel breve termine. Ma bisogna prima o poi iniziare.
Come è nato e peggiorato il debito di Caesars
Il debito è si nato da fusioni e acquisizioni spericolate nei primi anni 2000 quando la società si chiamava ancora Harrah’s ed era finita in mano alle speculazioni degli squali di Wall Street e dei fondi di investimento, in particolare l’operazione che ha segnato la strada del non ritorno è stata quella del 2008 quando Harrah’s Entertainment è stata oggetto di una delle più grandi acquisizioni nel settore del gioco d’azzardo.
Due grandi fondi di private equity, Apollo Global Management (che ha recentemente acquistato IGT ex Lottomatica, dal gruppo italiano De Agostini che rimane come socio di minoranza) e TPG Capital, hanno lanciato un’offerta per acquistare Harrah’s mediante una leva finanziaria, un tipo di acquisizione in cui i fondi usano una combinazione di capitale proprio e debito per finanziare l’acquisto. Questa operazione valutava Harrah’s a circa 30 miliardi di dollari. Da quel momento (2008) il livello debitorio è stato un problema.
Ma anche la diversificazione. Perché se Steve Wynn e Sheldon Adelson hanno avuto la felice idea, insieme a MGM di investire nei mercati asiatici e Macao li ha resi ricchissimi (Adelson è stato uno degli uomini più ricchi del pianeta oltre che primo finanziatore del Partito Repubblicano, di Donald Trump e dello stato d’Israele), per Caesars il percorso è stato tutt’altro che virtuoso nei mercati extra USA.
Si sono così ritrovati con tutte le proprietà a vivere uno dei momenti più difficili dal 2006 in poi, quando scoppiò lo scandalo Subprimeche ha scatenato negli USA (e nel mondo occidentale) una crisi finanziaria pericolosissima. In questo modo, in quel momento Caesars e i suoi casinò hanno solo accumulato perdite o mancate opportunità di crescita, perché troppo esposti negli USA.
Perché il poker è visto come un “business americano”
E voi mi direte ma cosa c’entrano le WSOP con tutto questo? C’entrano perché il poker per Caesars è un business al 90% che deriva dal mercato statunitense. E’ un business per il momento che è prodotto dalla presenza di giocatori nord americani, in gran parte.
Quindi rientra tutto in una logica di diversificazione e di contenimento dell’esposizione su quel mercato. Perché le WSOP presentano fatturati enormi ma tantissimi costi e margini molto bassi.
Quanto guadagnano le WSOP? Il prezzo di vendita è conveniente?
Avere sulle spalle oltre 12 miliardi di dollari di debito non è un gioco ma per capire fino in fondo questa operazione è bene fare due conti per capire se il prezzo è stato conveniente o meno.
In un momento di piena espansione di Harrah’s, nel 2004, la società di Reno acquistò il brand WSOP per 50 milioni di dollari. Dopo 20 anni lo rivende a 500 milioni.
Quest’anno le WSOP hanno gestito montepremi per oltre 437,4 milioni di dollari, la rake lorda incassata dalla casa da gioco è stata pari a 43,3 milioni di dollari, della quale 13 milioni sono andati al personale di sala (dealer, floor etc). Il margine è stato di 30,2 milioni di dollari, però su questi 30,2 milioni bisogna calcolare tutti i costi di organizzazione, quindi altro personale, più l’occupazione del centro congressi (che comporta la rinuncia a altri profitti di convention etc), quote d’ammortamento e costi di manutenzione delle strutture. Alla fine per i casinò di Caesars è rimasto un margine molto più basso rispetto a quello a cui sono abituate le sale da gioco tradizionali nel gestire le slot e i giochi da banco.
Fonti di Las Vegas hanno rivelato che alla fine gran parte degli utili (circa 20 milioni) deriva principalmente dai diritti di ritrasmissione delle immagini dei tavoli televisivi. Ammetto che su questo punto non sono molto preparato ma mi fido.
C’è chi ha fatto un rapido calcolo e di fatto ha pensato che le WSOP per come sono concepite oggi, richiedono almeno 25 anni prima di ripagare l’investimento di 500 milioni di dollari.
A nostro avviso pare un po’ troppo severa come ricostruzione: mettiamo caso che tra rake netta e diritti televisivi alla fine venga generato un utile di 30/35 milioni di dollari l’anno, si parla di circa 14 edizioni delle WSOP per coprire l’investimento iniziale.
Ma siamo sicuri che NSUS faccia questi conti della “serva”? Siamo certi che NSUS sia interessata alla mera rake? Domani pubblicheremo un’analisi proprio sul programma di espansione del gruppo proprietario di GGPoker e sulle potenziali strategie con un brand come WSOP nel portafoglio. Seguiteci perché si sta aprendo una nuova fase nel mercato mondiale del poker sia live che online.
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