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Phil Ivey svela: “Il bluff con J-high? Jackson mi diede un tell, ecco quale”

Ci sono mani di poker destinate ad entrare nella leggenda. Il 10-2 con cui Doyle Brunson vinse ben due Main Event WSOP, ad esempio. Il bluff con 7-2 di Tom Dwan in un heads-up cash game high stakes. Il doloroso scoppio subito da Conor Drinan al Big One For One Drop di qualche anno fa. Per quanto riguarda il poker italiano, poi, come dimenticare lo scoppio inflitto da Filippo Candio a Joseph Cheong nel Main Event del 2010?

Nella lista delle mani di poker indimenticabili ce ne sono molte giocate da Phil Ivey. Il campione californiano ci ha infatti abituati a mosse straordinarie e spettacolari, come l’incredibile “bluff” (lo mettiamo tra virgolette perché tecnicamente aveva la mano migliore) che mise a segno nel lontano 2005 in un torneo di Montecarlo contro il povero Paul Jackson.

La storica mano tra Phil Ivey e Paul Jackson

Per chi non conoscesse l’action, la mano inizia sui blinds 12.000-24.000 (ante di 4.000) con il limp di Jackson con 6 5 . Ivey ha q 8 e rilancia a 60.0000. Jackson chiama e il flop è 7 j j . Ivey opta per la c-bet a 80.000 sul pot di 176.000 e qui Jackson ha la malaugurata idea di provare a bluffare il suo avversario: l’inglese rilancia infatti a 170.000.

Ivey ha il nulla cosmico in mano: Q-high e un improbabile backdoor flushdraw (oltretutto su un board già pairato). Ciononostante, intuisce che il suo avversario possa avere ancora meno e decide quindi di controrilanciare a 320.000.

A questo punto la mano ha già raggiunto livelli altissimi considerando che nessuno dei due giocatori coinvolti ha una mano di valore. Ma il meglio deve ancora venire, perché Jackson, dimostrando quanto meno un grande coraggio, decide di 4-bettare in pieno bluff aggiungendo altri 300.000 gettoni al rilancio di Ivey.

Phil non folda subito la sua mano e questo è già incredibile. Al contrario, inizia a fissare Jackson con quello sguardo che lo ha reso una leggenda del gioco. Poi, pone una domanda a cui nessuno aveva dato grande importanza in tutti questi anni: “Quante ne hai dietro?

Come vedremo più avanti, questa domanda ha sostanzialmente deciso la mano. Perché Jackson risponde, commettendo l’errore fatale. Poco dopo, infatti, Ivey si inventa una clamorosa 5-bet all-in per altri 380.000. Jackson, ovviamente, non può che foldare il suo 6-high.

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Phil Ivey: “Andai all-in dopo il suo tell”

Tra l’ultimo raise di Jackson e l’all-in di Ivey passano quasi 7 minuti. È in questo lasso temporale che Ivey fa la sua magia, come ha spiegato nella presentazione della sua nuova MasterClass online.

“La mano contro Paul Jackson è molto famosa nel mondo del poker”, dice Ivey. “Avevo Q-8, lui 5-6 e il flop era 7-J-J. Io punto, lui rilancia, io rilancio, lui rilancia ancora. Il momento chiave c’è stato quando gli ho chiesto quante chips avesse dietro. Il modo in cui mi rispose mi convinse che non avesse niente“.

Come sempre, Phil non è un uomo di molte parole e su questa mano leggendaria non aggiunge altro. Questa breve analisi, però, conferma ciò che molti appassionati di poker avevano intuito: in quell’heads-up, il poker pro americano lesse il suo avversario come un libro aperto. Ivey vinse quella mano puramente di istinto, di braccio, senza minimamente ragionare sull’aspetto matematico (d’altronde, andò all-in per 380.000 effettive in più su un piatto che era ben oltre il milione) ma basandosi solo su un tell.

Proprio perché Phil è sempre stato restio a parlare di strategia, fa uno strano effetto vederlo protagonista di un corso online. Ma anche Ivey si evolve per stare al passo con i tempi, come ha spiegato nell’introduzione della sua MasterClass: “Appartengo a una generazione di poker pro per cui dare informazioni e spiegare la propria strategia era assolutamente da evitare. Ma i tempi cambiano e ora, forse, è il tempo che condivida il segreto del mio successo”.

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