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Doyle Brunson insieme a Scott Ian

Rockstar e gioco: Elvis Presley e i suoi eccessi, passando per Anthrax e Motorhead

Molte leggende del rock internazionale, come Elvis Presley, Lemmy Kilmister e Scott Ian hanno coltivato, chi più chi meno palesemente, la passione per gioco d’azzardo, alcuni con parsimonia, altri venerandolo come vero e proprio vizio. 

Ne abbiamo raccolto per voi qualcuno di questi, partendo dal mito, Elvis.

Elvis Presley 

Non tutte le storie di gioco finiscono nel migliore dei modi, quella della leggenda del padre del rock mondiale ne è un esempio. 

All’inizio della sua carriera, Elvis Presley rifiutò il gioco, non ne fu praticamente mai attratto nei primi anni del suo successo, questo nonostante scrivesse canzoni dedicate in larga parte a Las Vegas, seppur dal lato più romantico, che prettamente ludico. 

Inoltre le tentazioni non mancavano di certo, visto che i Casinò dell’epoca facevano carte false pur di averlo al tavolo per partecipare all’azione, attratti dal fiume di denaro che avrebbe potuto portare soltanto la presenza di Elvis. 

Tutte le case da gioco avevano un budget praticamente illimitato da riservare al re del rock, pur di farlo giocare in qualsiasi tavolo delle proprie sale. Ma Elvis era poco attratto da quel mondo. 

Fino a quando la depressione non si impadronì della sua vita e tra gli abusi che accompagnarono la fine della sua carriera e della sua vita, il gioco d’azzardo ebbe un ruolo tragicamente importante.

Di certo la causa decisiva della scomparsa di Elvis Presley non fu certo il gioco d’azzardo, ma la morale è sempre la stessa: l’eccesso non è mai un bene, in nessun campo della nostra vita. 

Lemmy Kilmister leader dei Motorhead

Se volete fare riferimento al più gambler di tutti, invece, il pensiero va al fondatore prima e leader poi di uno dei gruppi metal più amati di tutti i tempi, i Motorhead, Lemmy Kilmister. 

Il mito sul suo sfrenato amore verso il gioco, parte ovviamente da una delle più bella canzoni mai scritte sul gioco d’azzardo, “Ace Of Spades”. 

Si dice che Lemmy frequentasse le slot machine dei Casino delle città in cui il suo gruppo suonava, prima e dopo i concerti.  

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Non era un gran giocatore di carte, non amava condividere con altre persone la sua passione per il gioco, ma era molto attratto dai “banditi con un solo braccio”, le slot machine appunto. 

Scott Ian chitarrista e fondatore degli Anthrax

Per il chitarrista degli Anthrax le cose sono andate diversamente. 

Fino a quel momento mai affascinato dal gioco, Scott Ian, foto con Doyle Brunson), finì per sedersi a un tavolo da poker in un torneo organizzato dallo sponsor di uno dei concerti della band e col vincerlo. 

La solita fortuna dei principianti”, disse lo stesso artista in un suo libro nel quale raccontò l’aneddoto. 

Sta di fatto che “Ultimate Poker” decise di investire sull’immagine del chitarrista e lo mise sotto contratto per alcuni tornei, tra cui il Main Event WSOP dove Scott andò pure a premio. 

La sua avventura come Professional Poker Player durò intorno ai 4 anni e non fu per niente un passatempo, visto che l’esponente degli Anthrax prese anche alcune lezioni per migliorare le sue capacità al tavolo. 

I risultati furono però altri…

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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