Avevamo parlato la scorsa settimana dell'esordio di Antonio Esfandiari e Phil Laak sul piccolo schermo, esordio che effettivamente c'è stato ieri sera sul canale americano Discovery Channel con l'attesissimo programma "Underground Poker". Le reazioni sono state contrastanti: ad alcuni è piaciuto, ad altri no ma tutti sono stati d'accordo nel dire che un programma televisivo come questo non può che fare bene al mondo del poker.
Nel corso dell'episodio pilota Antonio e Phil si trovano a New Orleans per cercare di partecipare alla partita privata più ricca della città. Sin dalle prime riprese è riconoscibile in "Underground Poker" uno stile molto simile a quello di altri programmi televisivi "finti", costruiti a tavolino, come il popolare "Affare Fatto" in onda su Dmax in Italia.
Era proprio questa la grande preoccupazione degli appassionati di poker: che lo show mostrasse una versione stereotipata e superficiale del gioco. In effetti un po' è stato così ma la connotazione negativa di questo aspetto non è così profonda come si può pensare.
La prima ragione è che Antonio Esfandiari e Phil Laak sono due professionisti veri, che vivono con le vincite al tavolo da decenni e che portano un grande rispetto verso questo gioco. La seconda motivazione è che i due protagonisti, oltre a essere giocatori e amici di lunga data, sono anche grandi intrattenitori: non è un caso che tutti i fish di Las Vegas si divertano un mondo a sedersi al loro tavolo e allo stesso modo non ha stupito che i due fossero perfettamente in grado di coinvolgere lo spettatore, soprattutto quello neofita, nel mondo del poker.
Per farlo i due protagonisti hanno dovuto trattare il gioco in maniera più leggera e superficiale ma nonostante questo c'è stato comunque molto poker giocato. D'altronde lo scopo dello show è proprio quello di far vedere due super pro che si "infiltrano" nelle partite high stakes private e di mani se ne sono viste diverse. In una di queste Esfandiari ha deciso di slowplayare inspiegabilmente una coppia di Assi ed è stato scoppiato da un avversario che ha settato i suoi Nove. In quell'occasione ha perso lo stack di 30.000 dollari ma è poi riuscito a rifarsi chiudendo la sessione con un piccolo profitto. Su Phil Laak invece c'è stata più approssimazione e non si è capito quanto avesse vinto o perso.
Al termine della puntata Antonio Esfandiari dice che tutto il poker che si vede nel programma è vero al 100%. In realtà è chiaro che non è così: nel poker "underground" non verrebbero mai ammesse telecamere e sul forum americano Twoplustwo.com diversi utenti hanno riconosciuto al tavolo sia il professionista Ryan Lenaghan che un dealer delle WSOP. Se fosse stato tutto vero probabilmente nessuno dei due avrebbe accettato di comparire mentre erano coinvolti in una partita illegale, soprattutto il dealer che sarebbe andato incontro a un licenziamento in tronco.
Si può quindi tranquillamente dire che "Underground Poker" abbia mostrato realmente poco di veritiero su questo mondo. Tuttavia non ha certamente deluso le aspettative della produzione e del grande pubblico. Il discorso è molto simile a quello fatto per La Casa degli Assi (un reality che, contrariamente a questo, mostrava comunque vero poker): questi show non sono fatti per i giocatori professionisti ma per rendere il poker attraente agli occhi di chi non ha mai giocato.
In questo senso il programma di Esfandiari e Laak è stato un successo perchè è riuscito a trasmettere l'adrenalina del gioco e il brivido della partita underground a quegli spettatori che di poker sanno poco e che dunque non comprendono quanto quelle dinamiche fossero palesemente lontane dalla realtà. Per la crescita dell'"ecosistema poker" però, è necessario coinvolgere proprio quel tipo di spettatore, pertanto la speranza è quella di una conferma dello show da parte di Discovery, che in questi tempi bui nei quali il poker televisivo è morto, darebbe una visibilità mai vista prima al gioco.