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WSOP: il braccialetto itinerante perde valore?

Quanto valgono i braccialetti di Phil Ivey? Il Main Event di Daniel Negreanu è da considerarsi di rango inferiore? E Phil Hellmuth, non ha forse vinto molti dei suoi braccialetti quando ancora alle WSOP erano in "pochi intimi"?

Se c'è un aspetto in cui il poker rientra appieno nel novero degli sport popolari, è nella facilità con cui genera polemiche e “chiacchiere da bar”, anche tra gli stessi protagonisti e addetti ai lavori. Così ci si ritrova con un Daniel che si interroga sul valore di alcuni braccialetti vinti dall'amico Ivey, poco prima di conquistarne uno a sua volta (foto sotto) e rendersi pertanto suscettibile della medesima osservazione.

Daniel Negreanu

WSOP, UN FENOMENO ORMAI ITINERANTE - Vero è che il field medio delle WSOP APAC è numericamente molto inferiore a quello che si ritrova in estate a Las Vegas, ma anche rispetto alle WSOP Europe, che pur non hanno mai brillato per le folle oceaniche di partecipanti. Eppure ormai il destino "nomade" delle World Series Of Poker appare segnato.

E' vero però che le WSOPE sono da sempre considerati come eventi difficilissimi, proprio perchè frequentati per la maggior parte da professionisti. Ad esempio, un paio d'anni fa Elio Fox definiva – proprio ai nostri microfoni - il WSOPE Main Event come il torneo live più duro al mondo.

FIELD MORBIDO? VINCONO I TOP - Al contrario, le critiche rivolte alle World Series in salsa Asia-Pacific sono state di natura qualitativa, oltre che numerica. Pur se le statistiche dicono che tra Macao e l'Australia si muovono molti tra i più ricchi gambler al mondo, da un punto di vista pokeristico questa prima edizione è stata unanimemente considerata come “morbida”, quanto a preparazione media dei partecipanti.

Se però si va a sbirciare tra i nomi dei vincitori, ecco i super-eroi Ivey e Negreanu, ma anche rispettati pro come Jim Collopy e Bryan Piccioli. L'unica eccezione in questo senso pare quella di Aaron Lim, ma è solo un'impressione: pur senza essere un nome di grido, l'australiano non è certo l'ultimo arrivato, trattandosi di un torneista giovane ma esperto con un terzo posto all'ultimo Partouche Poker Tour come miglior risultato prima del suo recente braccialetto.

Una rassegna facile è dunque quella in cui i pro vincono il 100% degli eventi? Forse, ma le chiavi di lettura di tutto questo non sono affatto scontate.
Sulle WSOP APAC pesa molto il discorso dell'isolamento geografico. Difficilmente un europeo o statunitense può permettersi di programmare una trasferta impegnativa come quella in Australia, a meno che non sia un professionista – meglio se a caccia di braccialetti iridati. Ecco dunque che Melbourne diventa terreno di conquista per squali in cerca di titoli.

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Phil Hellmuth (qui con Jack Binion) dopo la conquista del WSOP Main Event. Era il 1989, e gli avversari erano 177...HELLMUTH E I BRACCIALETTI "FACILI" - Si può dire però che un braccialetto conquistato qui valga palesemente meno di uno ottenuto a Las Vegas? No, o almeno non in maniera netta. D'altra parte, una delle accuse che gli “haters” muovevano a Phil Hellmuth era quella di aver vinto la maggior parte dei suoi braccialetti in un'era in cui i partecipanti erano pochi – e mediamente più scarsi di oggi. Poi The Poker Brat ha zittito tutti, con altri due clamorosi successi che lo hanno proiettato ancora più in alto nell'Olimpo del poker.

IVEY, IL TOP CONTRO I TOP - Phil Ivey personifica invece una tipologia di giocatore “uguale e contraria” al suo omonimo Hellmuth. Dove quest'ultimo ha dimostrato di essere impareggiabile nell'affrontare i giocatori medi e scarsi, Ivey si è confermato straordinario contro i “suoi pari”, ovvero in contesti molto competitivi e meglio se in specialità di nicchia come i mixed e i draw games.

KIDPOKER L'ETERNO - Negreanu è invece molto diverso dai due colleghi sopra citati, ma la sua capacità di coniugare l' abilità comunicativa con la capacità di mantenersi competitivo ad alti livelli dopo tutti questi anni ne fanno un eccezionale e insostituibile testimonial mondiale di questo gioco.

Tornando al discorso sul valore dei braccialetti, va considerato che il poker è un contesto molto articolato, rispetto ad altri ambiti della competizione sportiva. Si può discutere sulla eccessiva frammentazione di circuiti ed eventi, ma i titoli esistono sempre per la stessa ragione: dare una legittimazione a una prestazione. Inoltre, non si può sfuggire al paradosso di fondo su cui si regge il sistema-poker.

Phil Ivey

IL PARADOSSO VINCENTE - Gli Hellmuth, gli Ivey, i Negreanu, sono modelli per milioni di appassionati che sognano di emularli e ogni tanto ci riescono, in contesti però tendenzialmente meno meritocratici come i grandi eventi da migliaia di iscritti.
Quel sogno è perciò ancora valido. D'altra parte, non esiste altro sport in cui un tifoso può avere la possibilità di sfidare il suo idolo a Wimbledon o giocare una finale di Champions League, magari vincendo. In questo senso il fascino del poker è intatto, e lo rimarrà a lungo.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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