Venerdì scorso, come Assopoker abbiamo vissuto una prima volta molto importante: siamo stati il primo portale in Italia, tra quelli dedicati al gioco, ad offrire un servizio di live chat per questioni di ludopatie e gioco problematico.
L'esperimento, condotto insieme allo staff del gruppo Atipica di Milano, ha avuto un esito insperato, con diversi contatti durante l'ora abbondante di chat aperta. Verrà dunque ripetuto fra qualche settimana, perchè per noi è importante dare un contributo in questo senso, anche per dare un segnale forte.
Da anni i mass media usano il poker come capro espiatorio, scaricando su di esso esso tutti i pericoli insiti nelle derive del gioco in quanto tale. Invece noi sappiamo bene quanto l'idea di poker che diffondiamo da quasi 8 anni a questa parte, pur non prescindendo dal fattore "fortuna", abbia in sè componenti di abilità strategico/matematiche che ne fanno una disciplina "tendenzialmente meritocratica".
La nostra convinzione è che, proprio per le sue caratteristiche, la cultura del poker non presenti apprezzabili rischi di induzione alla compulsione. Al contraro, le abilità che sviluppa tendono ad allontanare quei rischi di degenerazione che sono invece molto presenti in altri tipi di giochi più radicati - e quindi più facilmente accettati - nella nostra società.
Anche per questa ragione ci siamo lanciati con un bel "raise" su chi colpevolmente abusa di luoghi comuni intorno al nostro mondo, creando una sorta di avanguardia anti-ludopatia mai concepita da nessuno finora, e non solo all'interno del panorama italiano del gaming.
Insieme al dott. Roberto Lombardi, responsabile con il dott. Adelmo Fiocchi del gruppo Atipica e del suo progetto Compulsiòn, analizziamo l'esperimento "Azzardiamo una chat".
Da questa prima "finestra diretta" su un sito come il nostro, qual è la prima impressione che avete ricevuto?
Buona. Ci sono stati contatti da diverse parti d’Italia e da persone di differenti età ed estrazione sociale. D’altronde le statistiche parlano chiaro: il gioco è un fenomeno trasversale che interessa minori, adulti ed anche anziani, donne e uomini, ricchi e disoccupati.
Che tipo di problematiche sono emerse?
La richiesta fondamentale che le persone hanno posto era quella di capire se il proprio modo di giocare rientrasse o meno in una categoria definibile come problematica o patologica ed in alcune conversazioni anche la richiesta di capire concretamente come funziona il nostro servizio di aiuto. Viceversa è emerso che ad ostacolare la richiesta d’aiuto è legata ai sentimenti di vergogna che l’ammissione della problematica porta con sé.
L'affluenza è stata inferiore o superiore alle attese?
La risposta è stata soddisfacente. Sappiamo già che per un giocatore patologico il più grosso scoglio da superare è proprio il primo passo per ammettere il problema e chiedere un aiuto.
Lo dicono i dati, o sbaglio?Prendiamo ad esempio la provincia di Lecco: su 341.000 abitanti le stime parlano di 150.000 persone dedite al gioco d’azzardo. Di queste solo 220 sono seguite dai servizi pubblici specialistici per problemi di dipendenza da gioco.
I dati per la Lombardia riferiti al 2009 parlano di una prevalenza di giocatori problematici/patologici del 4,35% della popolazione, che corrisponderebbero a 14.833 abitanti. Per cui abbiamo una stima teorica della percentuale di persone con una problematica da dipendenza da gioco che si rivolgono ai servizi per un aiuto pari al 1,5%. E la situazione in altre regioni è anche peggio in quanto il gioco patologico è più diffuso e la rete dei servizi più fragile.
Un'esperienza come quella che state sperimentando con Assopoker potrebbe proporsi in qualche modo come "supplente" per queste carenze nel sistema sanitario?
E' molto probabile. Prima di affermarlo è però necessario avere un campione più rilevante, al fine di capire se la modalità della chat è un sistema efficace per agganciare la domanda da aiuto superando le resistenze.
Cosa si aspetta dal proseguimento di questa collaborazione con Assopoker?
Di poter entrare in contatto, grazie alla vostra disponibilità, con un numero sempre maggiore di persone che hanno bisogno di un aiuto, ma anche di approfondire la conoscenza del problema attraverso la nostra esperienza clinica. Per esempio uno studio che leghi i giochi, le loro caratteristiche e ritualità alla personalità di chi vi si accosta.
Il prossimo appuntamento con "Azzardiamo una chat" è per venerdì 22 marzo, sempre dalle 17 alle 18