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Compulsiòn: un progetto per 'rimettersi in gioco'

Nell'etimologia della parola “gioco” è fondamentale il concetto di “essere lieti”, “scherzare”, “divertirsi”. Non è però scontato che ciò si verifichi sempre nella realtà, e in questo caso bisogna fermarsi a riflettere per cambiare le cose. Su questo portale, poi, fin dalla sua nascita puntiamo a diffondere la cultura di un gioco che coniuga divertimento e guadagno: può prevalere il primo, se manteniamo lo svago abbastanza leggero per le nostre tasche. Può prevalere il secondo, se lo si fa per lavoro. Ma non devono mai venire meno entrambi, perché vorrebbe dire che stiamo andando fuori strada.

Nel caso ciò succedesse c'è comunque sempre una via d'uscita, soprattutto se ci si affida alle persone giuste. Ad esempio il dottor Adelmo Fiocchi con Atipica, un centro studi e psicoterapia con sede in Milano che da anni ormai si occupa – con grande successo - dell'universo delle dipendenze.

Dopo eccellenti risultati ottenuti nel campo della dipendenza da droghe (cocaina in particolare), Atipica ha trovato un percorso efficace anche sul versante della ludopatia, all'interno di un progetto – denominato Compulsiòn – che mira a sfruttare l'enorme esperienza acquisita nell'individuare e combattere le debolezze dell'individuo.

Buongiorno dottore, è un piacere e un onore ospitarla su Assopoker. Innanzitutto ci racconti un po' di sé, della sua esperienza nella psicoterapia applicata alle dipendenze e dei grandi risultati ottenuti nel tempo.
Lavoro come psicologo e psicoterapeuta nel campo delle dipendenze e del disagio giovanile da ormai più di vent’anni e ho avuto la fortuna di assistere a dei cambiamenti radicali del fenomeno.
Alla fine degli anni ottanta e negli anni novanta il problema principale era rappresentato dalla tossicodipendenza da eroina da una parte e dall’alcolismo dall’altra. Dall’avvento del nuovo millennio anche in Italia si è invece sviluppato il fenomeno delle droghe stimolanti (soprattutto cocaina) che ha colpito tante persone socialmente integrate, con un lavoro, una famiglia ecc. L’utilizzo di sostanze eccitanti forniva, e forse fornisce tuttora, l’illusione di poter stare al passo con i tempi, rispondere ad un’immagine di sé prestante e veloce. Peccato che con il tempo le persone che abusavano ne hanno perso il controllo sviluppando disagi psichici, problemi lavorativi e relazionali.

Il dottor Adelmo Fiocchi, presidente di Atipica e responsabile del progetto CompulsiònQuello che ho osservato dal mio operare quotidiano è che se più di dieci anni fa seguire una persona tossicodipendente con una psicoterapia era cosa ardua, anche per la sua tenuta nel percorso, con i cocainomani e i poliabusatori meno gravi la psicoterapia sia individuale che familiare dava e dà dei risultati di esito che passano dal 20% al 50% di riuscita, come attestano i nostri dati in merito. Ora la sfida sarà riuscire a seguire le nuove forme di dipendenza (gioco patologico, dipendenza da internet e videogiochi, shopping compulsivo, sex addiction e alcuni disturbi alimentari tipo bing-eating) e attraverso un approccio squisitamente psicologico-psicoterapico ottenere risultati ancora maggiori.

Parliamo del concetto di dipendenza, forse troppo a lungo frainteso in Italia. Nell'immaginario collettivo, l'idea di dipendenza è legata a una siringa da iniettare o una striscia da sniffare. Non è così, immagino...
Il concetto di dipendenza implica in sé la necessità di qualcosa di esterno a noi su cui fondare un nostro equilibrio, una sicurezza, una modalità di controllare l’angoscia. Quando la necessità di questo oggetto arriva a compromettere le attività della vita quotidiana parliamo di patologia da dipendenza.

Nel progetto Compulsiòn non si parla solo di gioco d'azzardo compulsivo, ma anche di dipendenza da sesso, da internet, di shopping compulsivo e disturbi del comportamento alimentare. Qual è il filo che lega tutti questi comportamenti?
Come suggerisce il nome del progetto, il filo conduttore è la compulsione, la necessità non procrastinabile di procurarsi una sostanza, una esperienza o ripetere compulsivamente una attività. Ognuna di queste forme di dipendenza interagisce con l’organizzazione della nostra personalità procurandoci esperienze all’inizio piacevoli, ma il cui costo emotivo o economico, alla lunga, arrivano ad incidere anche molto negativamente sulla nostra esistenza.

E' forse la società attuale che induce a spingere troppo l'acceleratore, o a vivere sopra le proprie possibilità?
Questo discorso meriterebbe un’ampia trattazione. Sicuramente viviamo in una cultura in cui l’esperienza della limitatezza non è ben accolta, il modello sociale è fortemente individualizzato e il valore di una persona si misura in larga parte attraverso il raggiungimento di status-symbol, ricchezza, potere e - perchè no - anche fortuna, secondo il mito del self made man.

Esiste un identikit/profilo medio della persona affetta da problemi di gioco compulsivo?
Generalmente maschio appartenente a qualsiasi fascia di età, ricerca sensazioni forti, non programma, tende a fare le cose senza pensare, decide con molta rapidità, agisce d’impulso, dice le cose senza riflettere e prende il mondo come viene. Non presta attenzione e si concentra con difficoltà, non gli piace aspettare, si annoia facilmente, è irrequieto, può avere la sensazione che i pensieri “corrano” dentro la testa e di non sentirsi padrone di sé. Cambia spesso abitazione, lavoro, relazione, hobby. Può amare i videogiochi, fare sesso occasionale, avere la tendenza a spendere più di quanto guadagna e a comprare compulsivamente. In alcuni casi consuma sostanze (generalmente alcol o cocaina), ha difficoltà a limitarsi nel mangiare e tende ad abbuffarsi.

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Rispetto a fenomeni come la cocaina, quanto è difficile per una persona prendere coscienza del problema?
L’impatto iniziale del consumo di cocaina è piacevole: regala sensazioni di potenza, controllo, benessere. La presa di coscienza degli effetti devastanti arriva solo molto più tardi, quando i danni si sono già prodotti. Solo allora la persona tende a riconoscere la propria dipendenza. A differenza di quanto succede con altre sostanze il cocainomane ha una immagine sociale di persona di successo, ricca, un po’ spregiudicata. Di norma la richiesta di aiuto arriva per effetti “collaterali”: incidenti, crisi delle relazioni familiari ed affettive, problemi sul lavoro, con la legge, economici, ecc. La stessa dinamica si osserva nella dipendenza da gioco.

Come si articola il vostro intervento, definito appunto “multimodale”?
Innanzitutto occorre capire la singola persona che abbiamo di fronte: quali sono le sue caratteristiche personali? Occorre capire che ruolo ha nell’equilibrio di quella persona il comportamento compulsivo, fare sì che anche la persona lo possa comprendere ed aiutarla ad apprendere altre strategie per affrontare il proprio problema.

Quanto è importante il contributo delle persone care (genitore, figlio, amico, moglie-marito) per la segnalazione del problema e per la terapia?
Specialmente all’inizio la persona con gravi problematiche compulsive ha bisogno di un aiuto, in quanto da sola non è in grado di controllarsi, di astenersi dal comportamento problematico. Inoltre le persone care sono quelle che spesso avvertono per prime la sofferenza ed i problemi prodotti dal comportamento compulsivo.

Quali sono gli ostacoli principali alla buona riuscita del percorso?
L’abbandono precoce del trattamento, l’esistenza contemporanea di altre problematiche, il rischio di ricadute: un po’ come quando uno vuole smettere di fumare e magari dopo pochi mesi riprende. Occorre essere assistiti in modo specialistico per ottenere risultati efficaci e stabili. Un po’ come nel poker: non ci si improvvisa.

Per saperne di più

Scarica la carta dei servizi del progetto Compulsiòn in PDF

Visita il sito ufficiale della Cooperativa Atipica

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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