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Dall’Australia al New Messico: le pazze storie del poker

bull-pokerUn ragazzino di 16 anni, appassionato di motociclismo, ha ideato un torneo molto originale negli Stati Uniti, inventandosi una nuova disciplina: il poker run. E’ una delle idee e storie folli che in questi giorni d’estate circolano in rete e non solo. Nel grado di follia però è stato battuto da un ventunenne australiano evasore e da pazzi cowboys del New Messico.

Jake Coplen, durante le sue vacanze estive, ha organizzato un torneo di poker in moto. I piloti si sfidano in sella ad una motocicletta, correndo da un check point ad un altro, dove raccolgono le loro carte personali. Alla fine vince chi ha la migliore mano possibile. Logico che il più veloce avrà più carte a disposizione. Il torneo è previsto per il 31 luglio e l’intero incasso andrà in beneficienza all’associazione Placer Food Bank che fornisce cibo a 55 organizzazioni caritative tra lo stato del Nevada e le contee di El Dorado. La conferma del torneo è arrivata dai vertici della banca del cibo.

Ogni rider pagherà 25 dollari di buy-in. Jake spera nell'adesione di almeno 40 partecipanti: lui però non potrà partecipare perché non ha ancora il patentino. L’intraprendente sedicenne ha anche trovato uno sponsor per la competizione: una concessionaria della Yamaha del posto. La gara prevede un percorso di 65 mila miglia da Roseville, ai piedi della Sierra Nevada ed arriverà nella cittadina di Rocklin. I tre piloti con le migliori mani, vinceranno dei regali forniti dalla Yamaha.

Dagli Stati Uniti passiamo all’Australia: Justin Grant è un ragazzo di 21 anni detenuto in custodia all'istituto Queensland Corrective Services per fatti di droga. E' evaso durante una visita dall’ospedale di Townsville. Godendosi la libertà ritrovata, dalla sua pagina personale di Facebook ha iniziato ad invitare gli amici ad un torneo di poker. Voleva organizzare una partita molto probabilmente per fare un po’ di “grano” e finanziare la sua latitanza. L’imprudenza però gli è costata molto ed è stato catturato in un parcheggio di un fast food. In Australia non si scherza neanche per i reati minori. Il detective Chris Hicks ha spiegato: “Lo abbiamo monitorato su Facebook e siamo riusciti a capire dal luogo dove aggiornava il suo account”.

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La follia del latitante australiano è però superata dall’incoscienza e dalla stupidità dei protagonisti di una nuova disciplina: il Bull Poker. E’ la moda che va per la maggiore nei rodei del New Messico. All’interno dell’arena si posiziona un tavolo da gioco con diversi players che si intrattengono in una partita di Texas hold’em. Vince il più coraggioso: viene fatto entrare un toro infuriato (stimolato con metodi molto discutibili) che sistematicamente incorna il tavolo. Il player che si alza per ultimo, si aggiudica l’intera posta, naturalmente solo se riesce a sopravvivere.

Su Youtube si sprecano i video ed anche la trasmissione Wild di Italia 1 ha mandato in onda in prima serata una partita di Bull Poker dove hanno rischiato la vita due persone che sono uscite ancora vive, solo per miracolo: A.D. Stromberg, di Las Cruces, è stato incornato da un toro da combattimento messicano di una tonnellata che ha deciso di andare in all in con tutta la sua stazza: “Sono riuscito a vincere 200 dollari ma ne ho pagati 16.000 di spese mediche. Non mi è convenuto…”. Il suo bankroll ne avrà risentito.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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