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Dan Cates Jungleman

Dan Cates: "la peggior bad beat della mia vita a Macao"

Dan Cates: le partite esclusive in Asia

Dan Cates negli ultimi anni ha messo al centro della propria rotta pokeristica  l'Asia e in particolare Macao. Non è  una novità, il fatto che frequenti da diverso tempo queste partite esplosive dall'altra parte del Mondo. Sessioni in cui a pochi professionisti è concesso di sedersi. Le famose "balene" asiatiche che siedono a loro volta ai suddetti tavoli non amano molto la presenza dei Professional Poker Player e tranne rari casi, il cash game high stakes è riservato esclusivamente ai giocatori amatoriali.

Dan Cates

Viene da sorridere alla parola amatoriali, considerando le cifre che ballano ogni volta sul tavolo e il portafoglio pesante che serve per sedersi in queste partite. Sta di fatto che occasionali e amatori hanno libero accesso, mentre i professionisti devono possedere una sorta di "Wild Card" per prenderne parte. Dan Cates, assieme a Tom Dwan e Phil Ivey, è fra i pochi mostri sacri del poker che può sedere con il benestare dei giocatori asiatici. Nel corso degli anni si è detto tanto sulle sessioni giocate a Macao, ma molto è ancora da raccontare. Così il buon "Jungleman12" si è lasciato andare a ricordi non proprio dolcissimi.

Dan Cates: il super pot e la beffa

Il giocatore americano parla del più grande piatto che abbia mai perso e la mano risale proprio a pochi mesi prima dell'inizio della pandemia. Insomma, una delle ultime trasferte a Macao pre-Covid. Il player  a stelle e strisce si siede ad un tavolo di Short Deck, il gioco che ha letteralmente spopolato in Asia. Non rivela i blinds, ma presumiamo che si tratti di livelli altissimi, considerando gli stack in gioco.

"Tavolo da 7 giocatori, spiega Dan Cates, con il gioco iniziato da poche mani. Tutti con uno stack da 10 milioni di dollari, quando spillo K-K. Una serie di rilanci, lascia in heads up il sottoscritto e un player asiatico. Il flop sembra perfetto con K-A-6 e lascio che sia lui a condurre le danze. Il 7 al turn non modifica il mio piano, anche se realmente non riesco a polarizzare il mio avversario su un range ben predefinito". 

Dan Cates

"Il river è il punto di rottura e che cambia inesorabilmente il destino della mano. Cade un secondo asso e finiamo ai resti. Il mio full di Re con assi non basta, visto che dall'altra parte oppo ha in mano A-K. La sua doppia coppia floppata si trasforma in full più alto al river. Un colpo imparabile, ma che mi fa perdere un pot da 20 milioni di dollari. Il più grande piatto che abbia mai giocato in vita mia. E non sono riuscito a portarlo a casa".

Dan Cates come Tom Dwan

Perdere un piatto del genere e non mollare per sempre il gioco del poker è sinonimo di un mind set esagerato, oltre al fatto di possedere di un bankroll che può reggere l'urto. Ma Dan Cates non è l'unico professionista che ha perso un pot così grande a Macao. Prima di lui, la cocente sconfitta era toccata ad un altro fenomeno del poker moderno, come Tom Dwan.

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Tom Dwan

E' stato lo stesso Dan Cates a raccontare l'aneddoto 5 anni fa, quando davvero Macao e l'Asia in generale erano diventate le seconde case per questi giocatori. "Durrrr" cadde in uno dei più classici cooler che il gioco possa riservare: il suo set si rivelò inferiore al set del rivale. Anche per Dwan pot da 20 milioni svanito sul più bello e tanta amarezza da trasformare in energia positiva per il futuro.

In attesa ovviamente di conoscere altri aneddoti sulle partite high stakes giocate in terra asiatica.

 

Nel mondo del giornalismo sportivo da quando avevo 16 anni, ho all'attivo quasi 800 radiocronache di eventi sportivi e quasi 10 mila articoli sportivi. Da 15 anni nel mondo del poker, del betting e del gaming. Cavallo di battaglia: "Amici Miei".
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