Molto in voga su tutte le room che offrono l’heads-up in modalità cash game, la tecnica del bumhunting consiste essenzialmente nel cercare di giocare soltanto contro gli avversari più deboli così da massimizzare il profitto e limitare la varianza.
Diversamente dalla table selection, generalmente più comune fra i grinders dei sit’n’go e dei tavoli cash game 6-max, il bumhunting è tipicamente associato al gioco testa a testa. A prescindere infatti dalle proprie abilità e dal tempo a disposizione, risulterà sempre piuttosto complicato beccare un tavolo short-handed composto unicamente da fish. L’heads-up lascia invece la possibilità di confrontarsi direttamente con l’oppo scarso senza che alcun altro player skillato possa interferire nell’azione.
Il bumhunting è di base alquanto facile da realizzare. Dopo aver occupato uno o più tavoli del livello a cui si è soliti giocare, ci si mette in sit-out e si aspetta che qualcuno scelga di sedersi nell’altro posto disponibile. Individuato quindi l’oppo, si valuta se giocarci contro in base a determinati fattori quali eventuale history precedente, statistiche personali riscontrabili su siti come PokerTableRatings, l’entità dello stack con cui vuole iniziare e, soprattutto, se lo screen name è riconducibile ad un regular della stessa disciplina.
Se dall’analisi di tali parametri si evince chiaramente che l’avversario è weak, si procede dunque alla partita consapevoli di avere edge e buone possibilità di vincergli dei soldi. Nel caso in cui l’oppo risulti invece decente, si può scegliere di rimanere in sit-out o di lasciare direttamente il tavolo.
La tecnica del bumhunting non è certo vista di buon occhio dalle varie poker room, ovviamente per il fatto che in lobby ci sono decine di tavoli occupati da un solo giocatore e senza action costante dato che i bumhunters fra loro si evitano accuratamente. Diverse nuove policy sono al vaglio per limitare il fenomeno, tuttavia va ricordato che esso non è contrario ai regolamenti delle room perché in fondo non si può imporre a qualcuno di giocare contro un altro se non ne manifesta apertamente l’intenzione.