Il sogno di ogni giocatore è quello di sedersi al tavolo con il brand di una poker room stampato sulla maglietta o sul capellino. Ma quali sono le tipologie e i contratti di sponsorizzazione offerti ai pro italiani ed internazionali? Vediamo gli oneri e gli onori che spettano ad ogni Professional Poker Player.
Questa sigla, PPP, era sintomo di uno status invidiabile alla fine degli anni ’90 e all’inizio del 2000. Con il boom del Texas Hold’em su internet, le poker room ingaggiavano i più affermati campioni per stimolare i propri utenti a sfidarli online. Il fenomeno era circoscritto solo a pochi. Ai testimonial era riconosciuto uno stipendio fisso, il pagamento dei buy-in nei tornei e degli incentivi che, nella maggior parte dei casi, consistevano in una percentuale degli utili fatturati nell’online. La maggior parte dei players sotto contratto erano giocatori professionisti a tutti gli effetti e guadagnavano anche in periodi di varianza negativa.
Negli ultimi anni, il trend è mutato, l’inclinazione è quella di proporre contratti a formula mista. Il black-friday e la crisi che ha colpito Full Tilt Poker (che controllava più di 130 players) hanno fatto il resto ed ora vengono proposti accordi aticipi. Lo stipendio fisso è divenuto uno status riconosciuto solo ai big e nei contratti vengono apposte le clausole più disparate. Gli impegni per i testimonial inoltre non si riducono più solo alla partecipazione dei tornei. Il poker è diventato un fenomeno mediatico e le leggi del marketing e della comunicazione imperano. Per questo motivo, ai più affermati è richiesta una partecipazione costante, a 360 gradi, per promuovere il brand in tv, sui giornali, negli eventi benefici etc.
Rispetto all'estero, in Italia i contratti sono più standardizzati. Ma anche nel nostro paese esiste una bella varietà di clausole. Insomma, ce n’è per tutti i gusti: manager e avvocati si sono sbizzarriti ed hanno dato spazio alla fantasia. Le società dell’online, con il riconoscimento legale del poker.it hanno iniziato ad ingaggiare poker face più o meno famose. I professionisti, è questo il trend più comune, "si guadagnano il pane da soli". I contratti standard prevedono la garanzia di un budget destinato alla copertura dei buy-in dei principali tornei oltre alle spese per il viaggio e l’alloggio.
Il primo contratto proposto, in genere, ha la durata di un anno con l’opzione per il secondo. Solo in rari casi viene garantito anche uno stipendio fisso mensile. Il giocatore guadagna dalle eventuali vincite nei tornei live. Questo tipo di accordo, generalmente, disciplina anche il rapporto nell’online: il player deve giocare nella poker room con i propri soldi, incentivato da un buon rake-back (in alcuni casi anche del 100%). Le sale da gioco puntano molto al collegamento tra live e online: vogliono aver la garanzia che i propri testimonial siano presenti in rete in maniera continua.
continua - fine prima parte