Riuscire ad associare due termini come il Texas Hold’em e la salvaguardia ambientale può senz’altro apparire difficile ad un primo tentativo. Tuttavia, con la Conferenza sui Cambiamenti Climatici che sta per
avere luogo a Copenhagen, c’è chi ha provato a capire quanto il gioco del poker possa incidere sull’inquinamento ed il surriscaldamento globale, con risultati sicuramente interessanti.
Abituati ad associare spesso il poker al gioco online – essendo il modo più rapido, accessibile ed economico per praticarlo – tendiamo forse a dimenticarci delle centinaia di tornei che hanno luogo nel mondo, e di tutto quello che in termini di consumi portino con sé, direttamente e indirettamente.
Spostare centinaia di giocatori attraverso voli aerei che spesso coprono lunghissime distanze, mantenere casinò che non hanno certo nel riciclaggio la loro parola d’ordine e dover smaltire la quantità di rifiuti che la loro permanenza comporta, immaginare tutto questo può insomma dare un’idea di quello di cui stiamo parlando.
Certo, si può ragionevolmente obbiettare che qualunque altra attività che comporti il coinvolgimento di un gran numero di persone porterebbe ad effetti simili. Tuttavia, c’è chi non la considera una ragione sufficiente per cedere alla tentazione di voltare la testa dall’altra parte. D’altro canto, il gioco è sempre stato al centro di dibattiti simili, basta pensare ad uno dei suoi luoghi simbolo per eccellenza, ovvero Las Vegas. Una città costruita in pieno deserto, e che tuttavia non conosce notte né siccità, consumando una quantità di acqua ed energia imbarazzante, tanto da far gridare da più parti a un’inversione di tendenza indispensabile, fin quando questa è possibile.
In questo senso, non tutti i giocatori – come si potrebbe magari pensare – sono insensibili a questo tipo di tematiche. Di certo non lo è David Singer, pro di Full Tilt che prima di dedicare la propria vita al poker è stato avvocato per conto di un’organizzazione no-profit a tutela dell’ambiente: “Credo che i giocatori di poker possano sicuramente far leva sulla propria visibilità per veicolare una serie di messaggi in questa direzione, oltre che nell’impegnarsi finanziariamente in prima persona nel sostenere alcuni progetti”.
Una delle vie percorribili per ridurre l’impatto di questi eventi è legata ai cosiddetti “carbon offsets”, una strada che da tempo è stata indicata come efficace.
In pratica, si tratta da parte del jet set – del poker e non solo – di impegnare una certa quantità di denaro acquistando delle certificazioni che dimostrino il finanziamento a progetti che riducano le emissioni prodotte, da un evento piuttosto che da una attività qualsiasi.
Ad esempio, è possibile finanziare la costruzione di pannelli solari in Paesi in via di sviluppo, o contribuire al ripopolamento delle foreste, ed altre iniziative di questa natura. Si cerca pertanto di restituire con una mano quello che viene tolto dall’altra, in modo da mantenere una sorta di equilibrio se non ottimale almeno accettabile.
Tutto questo potrebbe senz’altro apparire poco più di un vezzo, o un modo come un altro per quietare la coscienza, ma la questione probabilmente è diversa. Infatti, ad oggi nessuna realtà può esimersi dal domandarsi quale impatto abbia sull’equilibrio ambientale, ed anche il poker – come noi tutti – è chiamato a fare la sua parte.