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Intervista a Francesco De Vivo: "non rifarei il call con K e 10"

Francesco De Vivo durante la nostra intervistaE' uno degli uomini del momento nel poker italiano, ma non si può certo dire che sia una "new entry". Parliamo di Francesco De Vivo, Campione Italiano 2007 e secondo classificato al PokerStars.it EPT Copenhagen del mese scorso, quando fu protagonista di una fantastica parabola che ha entusiasmato gli appassionati italiani e non solo.

Il ripescaggio a "Live The Dream", la conseguente sponsorizzazione da 100.000$ con Everest Poker e il grande risultato centrato al primo tentativo sono stati come un appassionante romanzo per tutti noi.

Abbiamo incontrato Francesco a Campione d'Italia, di passaggio al ritorno da Berlino per salutare alcuni amici e passare qualche ora in relax. Il neo pro di Everest Poker non si è risparmiato, e ne è nata una interessante chiacchierata che ha toccato vari argomenti.

AssoPoker: Benvenuto Francesco. Innanzitutto complimenti per Copenhagen e per le emozioni che sei stato capace di regalarci. Partiamo aiutandoci con le parole: con quale aggettivo definiresti questo tuo ultimo mese di vita?
Francesco De Vivo: Grazie a te e a tutta Assopoker per l'affetto e il sostegno. Beh, "da sogno" è il termine che mi sembra più appropriato. E infatti quello che sto vivendo è forse la cosa più simile ad un bel sogno che mi sia mai capitata. L'esclusione dal live the dream era stata un brutto colpo per me, visto che ad un certo punto ero quarto su 20 come ranking. Il fatto di non essere tra i 10 selezionati definitivi mi aveva molto demoralizzato, e sono stato davvero male per una settimana, con molti dubbi sul futuro.

AP: Intendi dire che eri pronto a mollare il poker?
FDV
: Mollare no, ma certamente quella di abbandonare il professionismo e tornare al poker come hobby era più che un'idea. Ma poi...

AP: Poi?
FDV
: Poi il destino mi ha messo di fronte un'insperata chance, e tutto si è improvvisamente riaperto di fronte a me, che a dire il vero già avevo avuto qualche "delusione" in materia.

AP: Uhm..spiegati meglio
FDV:
Non voglio assolutamente far polemica, ma da 4 anni a questa parte credevo di aver dimostrato qualcosa, e sinceramente pensavo che sarei stato preso in considerazione da qualche poker room italiana per i vari team pro che si sono venuti via via creando. So che i criteri di selezione di questi team non si basano esclusivamente sui "curricula" live, e semplicemente non li condivido. Ma fammi essere sincero fino in fondo: oggi come oggi sono strafelice che ciò non sia accaduto, al di là del grande risultato ottenuto. Sono all'interno di una delle prime poker rooms al mondo, e godo di un trattamento e di una stima che mi rendono ancora più felice di come il destino ha mischiato le carte.

Francesco a Berlino in compagnia di Marco Trucco, manager di Everest Poker

AP: Cosa cambia in te da ora in avanti?
FDV: che ho ancora più consapevolezza nei miei mezzi, e una maggiore tranquillità nell'affrontare i tornei. Fino a poco tempo fa infatti, i live li avevo quasi sempre pagati di tasca mia, e ovviamente quando devi prendere una decisione importante questo diventa un fattore, come è noto.

E poi ho ampliato l'agenda dei tornei che giocherò. In principio, insieme ad Everest avevamo programmato le WSOP con il Main Event più altri 3 eventi. Ora ne aggiungeremo altri 3 o 4, visto che anche per contratto sono tenuto a reinvestire una parte delle vincite per giocare altri tornei. Al 99% aggiungeremo anche il WPT Parigi che si gioca a maggio.

AP: Torniamo a Copenhagen, a quel 21 di febbraio. Qualcuno ti ha criticato per alcune giocate, e per l'atteggiamento un pò passivo tenuto nell'heads up finale con Wiggs. Cosa hai da dire in proposito?
FDV: Innanzitutto una constatazione: se il testa a testa è durato oltre 4 ore, è di per sè un segno di grande equilibrio. Io ho spinto molto, soprattutto all'inizio. Poi sono sopraggiunti altri elementi, e paradossalmente la mano che mi ha rovinato è stata quella che mi ha portato ad 11 milioni.

AP: Hai creduto di aver vinto?
"FDV: Forse, ma non è semplicemente quello. La notte precedente non avevo dormito affatto, e dopo quella mano, il pensiero che "il più fosse fatto" mi ha fatto calare la tensione, e mi è successa una cosa strana: tutta la stanchezza di tre giorni mi è improvvisamente cascata addosso, e gli ultimi 20 minuti li ho giocati obiettivamente maluccio.

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AP: Qual'è l'errore più grave che pensi di aver commesso? il call con 6 e 7 o quello finale con K e 10?
FDV: Senza dubbio il secondo. Nella prima mano sapevo di giocarmi quasi sicuramente una mano intorno al 40%, e la brama di chiuderla lì, unitamente al mio stack ed alla stanchezza, mi hanno indotto ad un call che comunque - forse - avrei fatto lo stesso, anche se il buon senso mi suggeriva di aspettare situazioni più convenienti.

Il secondo call è stato obbiettivamente un errore, anche perchè a quel punto eravamo praticamente di nuovo pari in stack, e non c'era alcuna necessità di forzare in questa maniera. Comunque sia, anche riconoscendo gli errori, non ho rimpianti.

AP: E qual'è stata la migliore giocata del tuo torneo?
FDV: Credo il call contro Romanello. Eravamo rimasti in 14 credo, e con lui eravamo stati a lungo al tavolo insieme. Da diversi elementi che avevo raccolto su di Roberto ero sufficientemente sicuro di avere la mano migliore. Senza questi segnali non avrei fatto call.

Il volto  provato di Francesco dopo l'heads upAP: Hai mai pensato ai titoli dei giornali nel caso in cui avessi vinto? La favola a lieto fine eccetera...
FDV: Non particolarmente, anzi ti dirò che probabilmente per la mia storia questo secondo posto costituisce un finale più "giusto", più coerente. E più stimolante forse: un segno che forse il meglio deve ancora arrivare.

AP: Cosa diciamo infine a Wiggs che ha criticato il tuo atteggiamento?
FDV: come ho già detto in un'altra intervista usando un paragone calcistico, se gioco una partita importante e segno, io esulto. Mi sembra una cosa umana, e poi pensa anche a quello che ti ho detto prima sulla mancanza di sonno, l'adrenalina, l'importanza della posta in palio, e dimmi tu chi sarebbe rimasto indenne al mio posto. Non ero certo al primo torneo in vita mia, e non credo di essermi mai segnalato per atteggiamenti sopra le righe al tavolo, anzi.

AP: No di certo. Noi ti ringraziamo per l'intervista e ti auguriamo ogni bene per questa nuova avventura.
FDV: Grazie a voi, cercherò sempre di farmi onore e continuerò a studiare per migliorare il mio gioco, come ho sempre fatto finora e con un entusiasmo sempre maggiore. Ho grande fiducia e non mi pongo limiti!

 

Domenico "Stee Catsy" Gioffrè

 

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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