Jason Mercier, lo statunitense pro di PokerStars, si sta dedicando anima e corpo a queste WSOP 2010, nonostante fino a questo momento i suoi risultati non siano stati particolarmente rilevanti, potendo contare su un paio di in the money secondari, che messi assieme fanno appena 7.500 $: una miseria, per uno come lui.
Intervistato da PokerNewsDaily, Jason prova a spiegare questo suo momento opaco: “Ho cercato di giocare quanti più tornei possibili fino a questo momento – spiega l’americano – ma finora è stata piuttosto dura, sono riuscito ad arrivare deep nell’evento No Limit Hold’em da 5.000 dollari ma poi sono uscito in prossimità dei premi”.
Quando gli viene domandato se questo possa dipendere dal fatto che quest’anno è certamente più noto al pubblico statunitense rispetto allo scorso anno – quando vinse il braccialetto nell’evento da 1.500$ di Pot Limit Omaha – Mercier risponde: “Sì, certamente la copertura televisiva delle WSOP negli USA mi ha reso più popolare, lo scorso anno in molti non sapevano nemmeno chi fossi mentre ora non è più così ed il gioco dei miei avversari in questo senso è un po’ cambiato”.
Quando gli viene chiesto quale evento vorrebbe vincere, al di là del Main Event, Mercier spiazza il suo interlocutore dicendo che vorrebbe conquistare il braccialetto nel 2-7 single draw, una delle specialità certamente meno note al grande pubblico ma che fra gli appassionati riscuote un certo successo, essendo un gioco tecnico.
Infine, dimostrando che non si vive di solo pane, il giovane statunitense dichiara che se dovesse mai arrivare a giocarsi il primo posto nel Main Event, l’ avversario che vorrebbe trovarsi di fronte ad affrontare in heads-up sarebbe Phil Ivey, ovvero un giocatore verso cui la maggior parte di noi avrebbe apprensione a sfidare persino in una gara di karaoke, figuriamoci per il braccialetto più importante al mondo.
Tuttavia, è normale che le sue priorità siano diverse dalle nostre, visto che al contrario di Jason Mercier noi non abbiamo vinto 5 milioni di dollari grazie ai soli tornei live, e quindi saremmo forse più orientati verso la grana che non la gloria: riusciremo mai a farcene una ragione?